Accordo sull’Ilva, c’è chi dice No. Intervista ad Antonio Ferrari della Flmu Cub

Alla fine la chiusura è stata scongiurata, l’Ilva di Taranto continuerà a produrre acciaio.

Per Di Maio si è trattato del “miglior risultato realizzabile”. In sede di trattativa, nonostante che  il ministro del lavoro avesse richiesto ad ArcelorMittal qualche garanzia in più, la rottura non c’è stata. Nella sostanza il M5s si è mosso in continuità con il governo precedente, l’Ilva non sarà riconvertita alle rinnovabili, non verrà realizzata alcuna vera bonifica e l’impunità penale sarà estesa anche ai dirigenti delle nuove società. In sostanza si tratta di un accordo vincolato al ricatto occupazionale, dove i cittadini e lavoratori continueranno a dover convivere con i veleni emessi dalla produzione. Sulla vicenda Federico Giusti ha intervistato Antonio Ferrari della Flmu Cub.

10settembre 2018 di Giusti Federico

D: Un accordo sottoscritto da Cgil e da Usb che esprimono soddisfazione e giudizi positivi sull’intesa. La Cub ha una opinione opposta, vuoi spiegarci le ragioni per le quali valutate negativamente questa intesa?

R: Questo accordo chiede ai lavoratori di rinunciare al diritto al lavoro, alla salute, alla dignità. Crea le condizioni e sottomette alle esigenze produttive del liberismo tutti i diritti conquistati con le lotte nell’ambito lavorativo. Azzera la possibilità per i lavoratori e per i cittadini di esercitare il diritto umano: la salute e persino la vita stessa sono secondarie rispetto alla necessità di produrre profitto. Non vengono fermati gli impianti inquinanti, non viene realizzata alcuna vera bonifica, viene mantenuta l’impunità penale ed estesa anche ai dirigenti delle nuove società.

D: Usb parla di successo della trattativa garantendo la salvaguardia dei posti di lavoro e la non applicazione del jobs act. Non sono elementi sufficienti per sottoscrivere l’intesa?

R: USB ha scelto di stare sul carro dei padroni già con la firma dell’accordo sulla rappresentanza (10 gennaio 2014), svendendo diritti indisponibili come il diritto di sciopero. Firmando questo accordo si è accomodata nelle grazie dei padroni, ingannando i lavoratori anche sul contenuto dell’accordo. L’accordo ha confermato gli esuberi già dichiarati per la Cassa Integrazione del 2017. A 10.700 lavoratori viene fatta una proposta di assunzione dalla nuova società (previa dimissione condivisa con l’ILVA). Ai lavoratori che accetteranno l’instaurazione di un nuovo rapporto di lavoro si propone di rinunciare a qualsiasi diritto derivante dall’art. 2112 del Cod. Civ. Essendo un rapporto ex novo, di fatto si rinuncia all’art. 18 e sarà applicabile il Jobs Act. Nel caso di mancato rispetto della nuova società dell’accordo sottoscritto, si verificherà un comportamento antisindacale ma in caso di contenzioso per licenziamento di lavoratori l’accordo non vincola il giudice ad esprimersi sulla base dell’art. 18, al massimo potrà tenerne conto. Altri 3000  lavoratori circa resteranno parcheggiati in Cassa Integrazione, con salario inferiore e per 7 anni. Potrebbero poi ricevere una proposta di assunzione, alle stesse condizioni già previste nell’accordo. Le rinunce ai diritti e ad ogni altra rivendicazione valgono anche per gli eventuali volontari all’esodo con incentivi da 15.000 a 100.000 euro lordi. Tutti dovranno addirittura rinunciare ad attivare denunce contro ILVA e/o le nuove società anche in caso di danni biologici contratti per inerzia del datore di lavoro

D: Il primo maggio la Cub ha manifestato a Taranto. Sicurezza nei luoghi di lavoro, sicurezza ambientale sono stati sintetizzati in alcuni punti salienti ossia  chiusura delle fonti inquinanti , salvaguardia occupazionale (e dei salari senza perdita alcuna) non solo nello stabilimento ma anche in tutto l’indotto, bonifica del sito e dei quartieri dell’Ilva, un intervento sanitario pubblico in città per prevenire e curare tutte le patologie derivanti dall’inquinamento. Queste rivendicazioni sono state discusse con i lavoratori e la popolazione di Taranto? E l’accordo salva Ilva prende in esame queste tematiche?

R: Di fatto nessuna delle tematiche affrontate il primo maggio sono state prese in considerazione nell’accordo. L’accordo condanna i lavoratori al ricatto occupazionale e unitamente ai cittadini s subire veleni emessi dalla produzione di acciaio nelle pessime condizioni in cui versano gli impianti.

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