per queste sue azioni fu insignito dal Presidente della Repubblica di Medaglia d’Oro al Valor Civile. Giovane poliziotto in servizio a Tirano, al confine italo-svizzero, durante l’occupazione nazifascista si espose in prima persona per far passare la frontiera a diversi profughi di religione ebraica e a militari alleati sfuggiti alla cattura.
Poco prima di essere scoperto dalle autorità della Repubblica di Salò, venne trasferito a Perugia, dove continuò la sua battaglia per la liberazione: di giorno in servizio in Questura, di notte a collaborare in vario modo con le formazioni partigiane di cui faceva parte. Finita la guerra ritornò al suo mestiere, fino a raggiungere i più alti gradi nella Polizia di Stato.
Di quanto fece per la salvezza di decine di persone non parlò mai, e soltanto in anni recenti la sua vicenda è stata rivelata.
Non è questo il momento e il luogo per tracciare la biografia di Canessa, altri lo hanno fatto in maniera esemplare. Si vuole soltanto ricordarlo in maniera semplice, come semplice e schivo era Mario, una persona che ha fatto quello che ha fatto semplicemente perché riteneva fosse la cosa giusta da fare, in silenzio e abnegazione, ben conscio di quale fosse il suo dovere di essere umano e di cittadino.
In un epoca come questa di virtù urlate, il suo comportamento e la sua dignità devono essere un grande esempio per molti.