Distribuito “Ariaferma” di Leonardo Di Costanzo, presentato a Venezia fuori concorso

Toni Servillo e Silvio Orlando protagonisti del nuovo film di Di Costanzo

18 Ottobre 2021, di Donatella Nesti

Un vecchio carcere ottocentesco, situato in una zona impervia e imprecisata del territorio italiano, è in dismissione. Per problemi burocratici i trasferimenti si bloccano e una dozzina di detenuti con pochi agenti rimangono in attesa di nuove destinazioni. In un’atmosfera sospesa, le regole di separazione si allentano e tra gli uomini rimasti si intravedono nuove forme di relazioni. LEONARDO DI COSTANZO regista del film così parla del suo film “Il carcere di Mortana nella realtà non esiste: è un luogo immaginario, costruito dopo aver visitato molte carceri. Quasi ovunque abbiamo trovato grande disponibilità a parlare, a raccontarsi; è capitato che gli incontri coinvolgessero insieme agenti, direzione e qualche detenuto. Allora era facile che si creasse uno strano clima di convivialità, facevano quasi a gara nel raccontare storie. Si rideva anche. Poi, quando il convivio finiva, tutti rientravano nei loro ruoli e gli uomini in divisa, chiavi in mano, riaccompagnavano nelle celle gli altri, i detenuti. Di fronte a questo drastico ritorno alla realtà, noi esterni avvertivamo spaesamento. E proprio questo senso di spaesamento ha guidato la realizzazione del film: Ariaferma non è un film sulle condizioni delle carceri italiane. È forse un film sull’assurdità del carcere.”

Sono mondi chiusi, mondi opposti dove guardie e detenuti sono confinati in uno spazio chiuso, in un tempo sospeso in attesa che succeda qualcosa. Al centro  della scena in un confronto teatrale ci sono il carceriere, Toni Servillo e il camorrista, Silvio Orlando capofila di un duello che nasce tra detenuti e guardie creando una suspense  che costringe lo spettatore  a partecipare  agli avvenimenti senza sapere quello che realmente accadrà. Un gioco che l’improvviso guasto all’impianto elettrico rende ancora più pericoloso ma la decisione di far uscire i detenuti dalle celle per permetter loro di cenare nell’atrio comune alla luce dalle torce capovolge la situazione  e rende il confronto  un’amara riflessione sul senso della detenzione e sulla speranza che le cose possano cambiare. Perfetti i due principali interpreti e bravo il regista a dirigere un cast credibile e mai sopra le righe con il risultato di una pellicola da non perdere  che avrebbe meritato di essere inserita nel concorso  principale  della Mostra del cinema di Venezia.

Foto di Gianni Fiorito

 

Recommended For You

About the Author: Michele Faliani