Il furto di Piero Origgi

Gli indiani di America e come loro anche altre antiche civiltà arcaiche, temevano che la fotografia potesse rubare l’anima di chi veniva fotografato.

13ottobre 2014 di Carmela Fanelli

mostra foto 2Fu per questo, o forse no, che al mercatino del venerdì, Piero fu inseguito da quel senegalese dopo avergli rubato l’anima. Guardando quella foto oggi esposta, quegli occhi pieni di quella rabbia che sfida il mondo sembra proprio che il furto di Piero Origgi sia riuscito perché l’anima di quell’uomo ti penetra negli occhi e resti lì, immobile, come le Frecce Tricolore ferme nell’azzurro cobalto del cielo quasi diventando uno scatto fotografico al pari degli altri esposti nel quartiere della “Venezia” nel ricordo di Piero.

Gli amici c’erano tutti ed anche gli altri in questo caldo weekend autunnale nell’elegante location di Forte San Pietro fra alberi di pini e di magnolia.

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E c’erano gli scatti di Piero con il loro modo speciale di scorgere il mondo, di carpirne la bellezza cercandola con ansia persino in fondo al mare fra i pesci risucchiati dal suo obbiettivo.

E c’erano i fiori e la sterminata campagna Toscana; c’erano i gatti lascivi e svogliati e le sfumature che i palazzi fanno specchiandosi nei Fossi della Venezia .

mostra foto 1E c’era il sottile filo bianco dell’architetto Carlo Santini, suo intimo amico , a tenere insieme le numerose istantanee in un unico pensiero capace di abbracciare tanti singoli momenti di un’intera esistenza.

E c’era un uomo che ha amato la vita e questo nostro mondo al punto tale da rubarne quei colori, divenuti così generosi testimoni dell’Amore che non muore e vivaci narratori della storia di Piero e del suo cuore.

gattaN.B. Nell’articolo però non troverete la foto del signore senegalese. Vorrei evitare che rincorra anche me!

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