Il futuro di Livorno non può essere quello di imitare i porti hub, ma diventare porto di riferimento di un’area vasta compresa tra Toscana, Emilia e Nord Est d’Italia.

MarcelloALBA (Alleanza Lavoro Beni Comuni Ambiente) interviene sul dibattito del Piano Regolatore del Porto.

7marzo 2015 da Marcello Lenzi, Alleanza Lavoro Beni Comuni Ambiente

livorno porto turisticoIl dibattito riguardante l’approvazione del nuovo Piano Regolatore del Porto (PRP), atteso da sessant’anni, sembra riguardare solo gli addetti ai lavori, mentre la città appare estranea, tagliata fuori, quasi disinteressata e rassegnata al declino. Il nuovo PRP avrebbe potuto e dovuto rappresentare invece un’opportunità di rilancio dell’economia cittadina. Lo stato attuale del nostro porto a causa delle  sue condizioni è inadatto a fronteggiare le sfide del prossimo futuro che vedranno l’approdo delle navi portacontainer di nuova generazione, raddoppiate nelle dimensioni rispetto alle precedenti.

I problemi più urgenti sono la larghezza del canale d’accesso ed i pescaggi, affrontabili da anni anche senza PRP. Solo l’espansione a mare del porto potrà consentire di superare la barriera dei 13 metri di profondità che costituiscono il limite attuale del nostro porto perché è a 13 mt che furono realizzate le fondamenta delle banchine.

Il nuovo PRP prevede la costruzione della Darsena Europa. Il faraonico progetto originario avrebbe un costo di un miliardo e trecento milioni di euro. La realizzazione di tale progetto richiederebbe molti decenni ed è legato all’ipotesi gigantista e non realistica dell’attracco di superportacontainer da ventimila pezzi (Teus)! Tali navi non verranno mai a Livorno e forse neanche nel Mediterraneo.

Il futuro di Livorno non può essere quello di imitare i porti hub, ma diventare il porto di riferimento di un’area vasta compresa tra Toscana, Emilia e Nord Est d’Italia. E’ risaputo che decine di migliaia di contenitori del “Made in Italy” preferiscono attualmente dirigersi verso i porti nordeuropei piuttosto che misurarsi con le inefficienze dei porti italiani, il nostro fra questi.

PORTOA tale scopo, risulterebbe più realistico, in questa fase, realizzare il progetto ridotto il cui costo previsto è di seicentocinquanta milioni di euro. Tale progetto è sufficiente per i decenni futuri ad accogliere le navi portacontainer di nuova generazione fino a 10.000 Teus. Noi crediamo che il contenitore rimanga fondamentale per lo sviluppo del porto di Livorno perché il traffico di contenitori è l’indicatore più importante per valutare la competitività di un porto; farne a meno significherebbe condannarsi alla marginalità dei mercati di nicchia, del Ro-Ro e del cabotaggio Mediterraneo.

Per poter procedere all’attuazione del PRP è necessaria l’approvazione della “Variante Anticipatrice” del Piano Regolatore della città. La legge 84/94 stabilisce che il PRP non può essere in contrasto con il Piano Regolatore Generale della città che è di competenza del Comune.

porto 2000La  cosiddetta Variante Anticipatrice, adottata dalla precedente Amministrazione, ma non ancora approvata, prevede il passaggio del territorio compreso tra la “Fortezza Vecchia” e lo “Scoglio della Regina” (area Bellana) dal Comune all’Autorità Portuale: un pezzo di Livorno – quello antistante il porto – verrebbe sottratto all’Autorità Comunale, in contrasto con il Titolo V° della Costituzione che proibisce la sostituzione di competenze tra Istituzioni, tra l’altro, in questo caso, tra istituzione democratica (Comune) ed istituzione monocratica (Autorità portuale).

PORTOAnche il Piano di Indirizzo Territoriale (PIT) approvato dalla Regione Toscana nello scorso autunno ribadisce che i piani portuali non possono essere in contrasto con gli strumenti urbanistici. La variante anticipatrice (che anticipa uno strumento urbanistico generale che non c’è e di cui non possiamo conoscere le linee di sviluppo) è un indirizzo di carattere generale e come tale suscettibile di cambiamenti e modifiche su cui l’Autorità Comunale potrà legittimamente intervenire senza lasciare all’Autorità Portuale la esclusiva responsabilità ed iniziativa della pianificazione su quel territorio  cerniera fra mare e città.

Non si capisce perché eventuali modifiche dovrebbero impedire di procedere nella costruzione della Darsena Europa come taluni sostengono. A monte di quanto finora sostenuto vi è la necessità immediata d’intervenire sulle infrastrutture perché il loro ammodernamento e la loro efficienza sono il primo requisito di un porto che voglia avere un futuro.

livorno scavalco ferroviario tra Porto di Livorno e Interporto di Guasticce1Sono pertanto necessari i dragaggi, il completamento della Darsena Toscana e l’allargamento del canale d’accesso alla Darsena stessa, il completamento della struttura ferroviaria e l’adeguamento di quella viaria perennemente incompiuta (la nostra piccola Salerno-Reggio Calabria), così come la riparazione del tratto finale verso il porto della FI-PI-LI colpevolmente abbandonato da circa dieci anni.

Bisogna puntare su un porto attrezzato con servizi logistici integrati e passare da una visione solo quantitativa ad una anche qualitativa delle infrastrutture che sicuramente dovrà superare il limite della zona portuale e dei confini cittadini . Senza servizi logistici competitivi le banchine nuove servono a poco.

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