‘Nuovo Maschile’, alla psichiatra Dell’Osso: “i femminicidi non sono opera di uomini malati ma… intrisi di cultura malata”

Nel 2017 ben 123 donne sono state uccise, in oltre 7 casi su 10 da parte di un familiare. Il termine femminicidio è imprescindibile per descrivere qualsiasi uccisione di una donna in quanto tale, ovvero un’uccisione frutto di una cultura che considera una moglie, una madre, un’amica o una sconosciuta, non come un essere umano con pari dignità e diritti, ma come un oggetto di cui disporre.

26novembre 2018 da Desiree Olianas (‘Nuovo Maschile’), Pisa

Le iniziative del Comune di Pisa per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne continuano a suscitare polemiche. L’associazione Nuovo Maschile, attiva da sei anni proprio a Pisa con un servizio di supporto per uomini maltrattanti, prende parola per ribadire che i femminicidi non sono opera di uomini malati, ma di uomini normali intrisi di una cultura che considera le donne come oggetti di cui è possibile disporre a piacimento e non come persone.

 “Dopo la controproducente e pericolosa idea, per fortuna ritirata, dell’apertura di una casa per maltrattanti, – spiega Riccardo Guercio – il Comune di Pisa ha organizzato il 24 novembre un evento “Contro la violenza sulle donne” in cui fra le relatrici  era presente la D.ssa Dell’Osso, psichiatra. La scelta denota l’inquadramento del fenomeno della violenza maschile sulle donne in un’ottica di tipo medico/patologizzante, mentre è ormai riconosciuto, in varie Convenzioni internazionali, che si tratta di un fenomeno di natura strutturale, diffuso in tutto il mondo, che vede le donne dominate e discriminate da uomini di ogni condizione socio-economica, età, livello di istruzione, credo religioso o politico. La violenza sulle donne assume vari aspetti e può culminare nell’uccisione della donna.

Per indicare questo assassinio esiste e si è diffuso da decenni un termine specifico, che è appunto ‘femminicidio’, perché il movente è proprio il genere, cioè l’esser nata donna. Non si usa infatti se una donna viene uccisa nel corso di una rapina o di un incidente stradale, bensì quando il delitto è frutto di una cultura che considera una moglie, una madre, un’amica, ma anche una sconosciuta, non come un essere umano con pari dignità e diritti, ma come un oggetto di cui disporre, che si è in diritto di bistrattare, umiliare, molestare, di uccidere. Il femminicidio non avviene in preda a raptus, a gesti inconsulti e imprevedibili di ‘uomini e padri esemplari, benvoluti dai colleghi e vicini’ che si trasformano improvvisamente in ‘orchi’. Questi termini distorcono la realtà.”

 “La letteratura sul tema e il lavoro che da 6 anni facciamo a Pisa con gli uomini che agiscono violenza nelle relazioni ci dicono ben altro. – aggiunge Desiree Olianas, vicepresidente dell’associazione Nuovo Maschile – Non abbiamo incontrato nessun ‘orco’, ma uomini normali, che sono in grado di gestire la propria rabbia di fronte a un’offesa inferta, ad esempio, da un collega, ma si sentono invece in diritto di umiliare e sminuire la compagna se questa gli chiede di apparecchiare la tavola. Questi uomini ci dicono: ‘le violenze sulle donne ci sono perché noi uomini abbiamo dato loro troppa libertà, e loro se ne sono approfittate’. Questo è il punto. Sono gli uomini a dover ‘concedere’ la libertà di esprimersi, di fare. Un’idea di organizzazione familiare (lui che lavora fuori e lei che si fa carico di casa e figli/ie senza aiuti), di ‘diritto’ ad avere rapporti sessuali con la moglie/fidanzata anche se lei non vuole, di  ‘diritto’ di prendere decisioni non condivise. E questo viene alimentato quotidianamente dai media, dai politici e dal senso comune, e legittima chi agisce violenza. Ciò non solo nuoce alle vittime, ma anche agli uomini che mettono in atto violenze nelle relazioni, perché non li stimola  a mettere in discussione le proprie convinzioni e i propri modi di vivere la coppia e la genitorialità.

 www.nuovomaschile.org–  nuovomaschile@gmail.com

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