100 anni dopo. La prima guerra mondiale (raccontata dai combattenti)

guerra 1mondialeIl 20 maggio 2015 la Camera votò a maggioranza i poteri straordinari al governo e la sera del 23 fu presentata al governo austriaco la dichiarazione di guerra.

23maggio 2015 di Paola Ceccotti

guerra1915L’Italia che entrò in guerra nel 1915 era un paese preindustriale con una economia  prevalentemente agricola. L’esercito era costituito a maggioranza dalle masse contadine e operaie con un alto tasso di analfabetismo, uomini che non avevano alcun interesse ad abbandonare famiglia e territorio per una impresa di cui non riuscivano a comprendere la ragione e l’utilità. L’entrata in guerra fu preceduta da una ampia propaganda  appoggiata da una parte delle forze politiche e da  ambienti economici che dalla guerra avevano da guadagnare. Tra gli interventisti che furono tra i sostenitori più convinti   in particolare gli studenti della piccola e media borghesia che abbracciarono le idee nazionaliste affascinati dalla nozione della guerra come  rigenerazione e purificazione, esaltata da  Marinetti e dai Futuristi come “igiene del mondo”.

guerra 1ma mondiale.Nelle “radiose giornate di maggio”, come furono descritte dalla retorica interventista,  grandi folle riempirono le piazze spinte da una specie di follia collettiva e reclamarono l’entrata in guerra   inneggiando ai leaders dell’interventismo, come D’Annunzio, contro i neutralisti, come Giolitti che aveva assunto un atteggiamento prudente consapevole della impreparazione italiana.

Molti intellettuali reclamavano la guerra, in quanto possibilità di affermazione dell’identità nazionale e della stessa identità personale,  espressione di uno slancio vitalistico che rompeva con una società in cui la tecnologia industriale tendeva a porre l’uomo in stato di soggezione.

guerra 1915  fronte del noLa guerra si presentò invece ben presto come il trionfo di una nuova tecnologia, ancora più soffocante e impietosa; all’idea di poter esprimere lo slancio vitale in azioni valorose ben presto si sostituì la realtà della guerra di logoramento. E se per il “volontario” la guerra rappresentava  l’occasione per dare un senso alla vita tramite il sacrificio, per il lavoratore richiamato si trattava al contrario di tentare di preservarsi per poter tornare alla vita, alla famiglia e ai lavori cui si faceva sentire la mancanza di braccia.

La trincea, un labirinto, un percorso fatto di cunicoli intersecanti, divenne lo spazio di vita del soldato,  dove l’uomo e la terra diventavano un tutt’uno, in cui si sperimentò costrizione e frustrazione, contaminazione con quello che nella vita civile è normalmente separato: morte, lordura, cadaveri, topi con cui si condividevano spazio e tempo. La comunicazione epistolare rappresentò lo strumento per ricomporre una identità spezzata, per ricucire il legame con i congiunti, l’identità frammentata della guerra.

guerra 1ma mondialeDai documenti – diari, memorie, lettere, cartoline –  ci arrivano le notizie di questi giovani soldati che prendono atto di una realtà che rompe con l’ordinaria vita civile. (Il rapporto) “è invertito: il gatto fugge dinanzi al topo. Ieri l’altro, a notte, mentre stavo accoccolato fuori dai reticolati in posizione avanzata … su un sacchetto con la mantellina che toccava terra coi bordi un tarpone di quelli che al cospetto dei quali il nostro povero Tiritti sarebbe divenuto un pulcino, entrò sotto la detta mantellina e poi non trovando più via d’uscita, cominciò a girare vorticosamente intorno come un disperato  e mi … svegliò!… Insetti ce ne sono di tutti i tipi – le civette svolazzano la notte e sull’uniforme che è un piacere – non mancano poi i topi domestici che durante la notte ci onorano in gran quantità delle loro visite nei nostri ricoveri”[1]

guerra 1ma mondiale arrigoniCosi scrive il S. Tenente Ottorino Andreoni di Livorno. Arrivato a destinazione  il 26 novembre del 1915 rassicura i parenti di trovarsi bene anche se i livornesi sono stati divisi uno per compagnia. Nel maggio del ’16 comunica con entusiasmo di essere pronto a combattere contro il nemico con astuzia e tenacia, come hanno già fatto nella eroica azione di Seltz con l’espugnazione ardua e sanguinosa di una  importante trincea , con un “numero straordinario di disgraziati (tutti austriaci) che ci lasciarono le cuoia, specialmente per effetto del terribile bombardamento della nostra artiglieria precedente l’azione ”, ma di cui da comunicazione solo ad impresa avvenuta per non allarmare troppo. Alla madre in particolare dice di stare bene, di avere mangiato addirittura “seppie in  cacciucco… roba da leccarsi le dieci dita”.

Il tempo della trincea tra una azione e l’altra si dilata, scorre lento, c’è tempo per scrivere e per ritrarre l’insolito paesaggio. Il mezzo fotografico venne ampiamente utilizzato per informare chi era a casa dell’ambiente in cui si trovava il soldato, tanto diverso da quello d’origine. Così il S. Tenente: “Tra l’altre cose trovo anche il tempo di fare delle fotografie. Ieri sera sviluppai un rotolo di otto pellicole, oggi le ò tutte stampate e vi mando i campioni con l’opportuna spiegazione” e conclude  “State tutti bene e divertitevi. Le passeggiate lungomare e un po’ di cinematografo costano poco e … baci e abbracci in quantità”.

guerra 1ma mondiale..Caratteristica della guerra di trincea oltre l’immobilità, l’invisibilità , il dover combattere contro un nemico di cui sfugge la presenza. “Di quando in quando i nostri ed i loro raggi illuminavano il campo di battaglia … Nei momenti di calma non par nemmeno di essere alla guerra. Osservando la campagna si scorgono appena le linee nemiche. Le batterie sono invisibili … Qui non si spara mai un colpo di fucile. Gli Austriaci che non scorgono bene la nostra linea  sufficientemente mascherata e troppo distante non ci molestano neppure col fuoco d’artiglieria”.

guerra 1ma mondiale trinceaMa alla invisibilità e alla mancanza di punti di orientamento in un  spazio costituito dal labirinto della trincea, dal fango, dagli escrementi tutto intorno insieme ai cadaveri dei soldati,  faceva  riscontro il rumore assordante delle armi. Così racconta l’aspirante ufficiale Nardi Alessandro di Livorno, universitario al 3° anno del corso universitario di legge,  il 27.04.16: “…per dormire abbiamo dovuto abituare l’orecchio al fracasso di tante batterie che ci sono intorno. Dal 23 verso Seltz infuria una tempesta incredibile …gli austriaci contrattaccano per riprendere l’importante posizione[2]

Col proseguo della guerra matura tra i soldati l’idea che il loro sacrificio è a favore di chi non merita, coloro che sono rimasti a casa non si rendono conto della brutalità, della “indicibilità[3] della situazione in cui si trovano:

“Bisognerebbe che tutti quei ciarlatani da caffè che stanno in Italia  venissero un momento a vedere! Se tutti gli Italiani rimasti avessero  ben esatto concetto di che cosa sia la guerra con tutti i suoi innumerevoli sacrifici, invece di sparlare sulle nostre azioni, di commentarle cioè pessimisticamente voterebbero la loro scarsella a favore dei soldati che soffrono e combattono per il (…)  futuro comune”.

Dopo l’iniziale entusiasmo era sopraggiunta la disillusione, Il cameratismo, il sentimento di affratellamento che unì i soldati che condivisero l’esperienza della guerra, impossibile a descrivere realmente a chi ne era rimasto fuori, sopravviverà alla fine del conflitto tra i veterani, sarà il segno distintivo che contraddistinguerà i sopravvissuti.

[1] http://www.14-18.it/documento-manoscritto/mcrr_caduti_7_15/7 documenti del caduto Andreoni  Ottorino

[2] ivi documenti del caduto Nardi Alessandro

[3] Per quanto concerne l’argomento: E. J. Leed, Terra di Nessuno; A. Gibelli L’officina della guerra

 

Recommended For You

About the Author: Pisorno