Da Ventimiglia a Calais fino all’Ungheria, la repressione e il blocco dei profughi alle frontiere dell’Europa, dimostra come le stragi in mare o nei TIR non siano tragiche fatalità ma, il frutto delle politiche messe in atto dai governi europei
23settembre 2015 da Collettivo Anarchico Libertario
La nostra patria è il mondo intero:
- Politiche di guerra nel contesto di una sempre maggiore tensione nello scontro tra le potenze per accaparrarsi le risorse e trovare manodopera a basso costo da sfruttare.
- Politiche razziste che limitano la libertà di movimento di coloro che fuggono da condizioni di guerra e miseria, creando forze speciali di polizia come FRONTEX, costruendo centri di espulsione, veri e propri lager, dove migliaia di persone sono detenute solo perché clandestine, costrette a vivere in situazioni disumane, a subire violenze e maltrattamenti.
Negli ultimi mesi i vari governi europei hanno assunto posizioni differenti riguardo all’accoglienza dei profughi; infatti mentre alcuni governi hanno deciso di chiudere le frontiere, altri si sono dichiarati disponibili a ricevere profughi, altri ancora hanno cambiato posizione, anche più volte, nelle ultime settimane.
Questa diversità di posizioni è causata dalla concorrenza tra gli Stati e dalle differenti esigenze politiche ed economiche che orientano i vari governi nella gestione del movimento dei profughi che rappresenta allo stesso tempo una massa difficile da controllare e una utile riserva di manodopera a basso costo.
Non esistono quindi governi “umanitari” disposti all’accoglienza, ma solo governi interessati a gestire nuovi flussi di lavoratori immigrati ricattabili e sottopagati.
Così come le politiche razziste e la propaganda xenofoba non servono a fermare alcuna fantomatica “invasione” ma ad alimentare il razzismo, criminalizzando le persone immigrate, per dividere i lavoratori tra locali e stranieri, rompendo la solidarietà di classe e assicurando sempre maggior potere, profitti e privilegi per chi ci governa e ci sfrutta.
I profughi e i cosiddetti “immigrati economici” fuggono tutti dalla stessa guerra. Sia che si tratti di conflitti armati, spesso con l’intervento più o meno diretto di potenze mondiali o regionali, sia che si tratti del saccheggio delle risorse, delle nuove forme di colonialismo che creano miseria e disoccupazione.
È la stessa guerra che in Italia come negli altri paesi europei subiamo tutti i giorni. La guerra condotta dagli sfruttatori contro gli sfruttati, dai governanti contro i governati. La solidarietà tra gli sfruttati di ogni paese è quindi l’unica risposta possibile alla miseria, alla guerra e all’oppressione imposte dal potere politico ed economico in tutto il mondo. La solidarietà si pratica con l’azione diretta a sostegno di chi cerca di superare i controlli alle frontiere, come succede a Ventimiglia e a Calais; la solidarietà si pratica nelle lotte, sul lavoro come per la casa, creando spazi di confronto e azione collettiva; la solidarietà si pratica unendosi e organizzandosi di fronte ai ricatti e alla repressione. Per liberarci da chi ci vorrebbero divisi e in lotta gli uni contro gli altri per un pugno di euro. Per liberarci dagli Stati, che impongono frontiere e polizie, che sfruttano questa ennesima “emergenza profughi” per costruire nuovi campi di concentramento, per militarizzare le città e le frontiere, e per giustificare la guerra, come hanno fatto Francia e Inghilterra lanciando nuovi raid aerei in Siria.