Siccità e acqua all’industria peggiorano l’acqua destinata alla popolazione
5luglio 2015 di Maurizio Marchi, Medina Democratica
Sul Sito Arpat in data 8.5.15 si leggono i risultati del monitoraggio 2012-2014 delle acque superficiali destinate alla potabilizzazione: monitoraggio delle acque superficiali destinate alla produzione di acqua potabile – risultati triennio 2012 – 2014 e proposta di classificazione
“I risultati dei controlli effettuati – scrive Arpat – confermano la tendenza in peggioramento degli ultimi anni: si assiste infatti alla totale assenza di corpi idrici in categoria A1, una ulteriore riduzione di quelli in categoria A2 e un incremento di quelli in categoria A3 e subA3, che insieme rappresentano attualmente il 90% dei corpi idrici valutati e per i quali sono necessari i trattamenti di potabilizzazione più spinti.” E Costosi.
“Negli ultimi cinque anni di monitoraggio 27 stazioni di campionamento hanno avuto un peggioramento di classe, mentre le rimanenti 90 sono rimaste stabili.”
I parametri critici che determinano lo stato subA3 (il peggiore, ndr) sono principalmente temperatura (46%), solfati (19%), conducibilità (17%), idrocarburi (15%), cromo e coliformi totali (8%), COD – Chemical Oxygen Demand (6%). Per 22 dei 46 corpi idrici in subA3 la classificazione è determinata dal superamento di soglia di parametri per i quali la normativa consente deroghe (ad esempio temperatura, BOD5 (Biologic Oxigen Demand), COD, ferro, manganese, solfati. Per quanto riguarda la temperatura, si ricorda che la generale e prolungata scarsità di acqua durante la stagione estiva e le elevate temperature dell’aria nei mesi estivi, contribuiscono in modo determinante al surriscaldamento delle acque, specialmente quelle a lento ricambio).
Come già visto nei due trienni precedenti, per i parametri che determinano la classificazione in A3 continua la situazione critica nel superamento dei parametri microbiologici e soprattutto di quelli indice di contaminazione fecale: nell’86% dei casi la criticità è data dal superamento del parametro salmonelle, nel 73% da coliformi fecali, nel 56% da coliformi totali. Minore la frequenza di superamento dei limiti previsti per manganese, ferro, idrocarburi e tensioattivi.
Per quanto riguarda metalli e metalloidi, la ricerca effettuata da ARPAT nelle acque comprende elementi come alluminio, tallio e antimonio.
Gli esiti del monitoraggio 2014 hanno confermato una diffusa presenza di pesticidi: 71 stazioni di monitoraggio nel corso del triennio 2012-14 hanno presentato almeno una volta una analisi con residui di pesticidi misurabili.
Su un totale di 1098 campioni analizzati sono stati trovati residui di fitofarmaci in 293 (26,7 %); 73 le diverse sostanze attive ritrovate.
I casi più frequenti (di pesticidi) riguardano cinque fungicidi: dimetomorf, tebuconazolo, iprovalicarb, metalaxil, fluopicolide, utilizzati principalmente in viticoltura; gli erbicidi metolaclor e terbutilazina, noti da tempo per il loro spiccato potenziale di contaminazione delle acque e l’insetticida imidacloprid. L’erbicida glifosate,- continua Arpat – per quanto ricercato in un numero ridotto di campioni a causa della complessità del metodo di analisi, è stato rilevato in una percentuale elevata di analisi, con residui di concentrazioni anche superiori a 0,1 μg/l.
Raccomanda Arpat: “Di questi risultati è veramente necessario tenere conto … Da una parte, infatti, devono servire a valutare azioni preventive per garantire un uso sostenibile dei prodotti fitosanitari; dall’altra a mantenere un grado di controllo elevato sulla qualità dell’acqua erogata da parte dei Gestori del Servizio Idrico Integrato e delle Aziende Sanitarie Locali, che sono i soggetti deputati a diverso titolo a garantire la verifica del rispetto dei limiti di legge nell’acqua destinata all’utenza. “