Aferpi-Jindal Piombino: salto nel buio o salto nel baratro?

Il Coordinamento Art.1- CCIG di Piombino  unitamente alla componente sindacale “Opposizione CGIL” ha distribuito oggi (16 gennaio) un volantino davanti al Teatro 4 Mori di Livorno in occasione della iniziativa promossa dalla CGIL alla presenza di Maurizio Landini.

16gennaio 2019 da Francesco Pappalardo, Opposizione CGIL e Coordinamento Art.1- CCIG Piombino

Circa 1000 posti di lavoro  già persi nell’indotto siderurgico, altri 1000  ad alto rischio tra i “diretti”. Dei quasi 1900 dipendenti ne lavorano 3-400;  1500 sono fissi a casa e “godono” di una  CIG con retribuzione al limite (o anche sotto) della soglia ufficiale di povertà, senza “scivoli” o altri paracaduti per gli esuberi, cioè a condizioni complessive ben peggiori di quanto previsto all’ ILVA di Taranto. Risultato che ha portato diversi lavoratori a chiedere le dimissioni dei segretari provinciali delle quattro organizzazioni firmatarie.

Ci sono preoccupanti difficoltà dell’azienda a rientrare nel mercato (dopo la lunga sosta dello stabilimento nel periodo Cevital); pressoché totale assenza di investimenti sui treni di laminazione, che limita lo sviluppo della qualità del prodotto e quindi la capacità di rientrare nel mercato; scarso numero  dei  lavoratori attivi (circa 350-400); risparmi spinti all’osso che rischiano di creare difficoltà alla pur esigua produzione in atto; ritardi nelle procedure di appalto per lo smantellamento dei vecchi  impianti;  omertà sul numero di posti di lavoro che andranno comunque persi, anche nella ipotesi ultra-ottimistica di completa realizzazione del piano: i “mitici” tre forni elettrici con rientro in produzione di 1500 lavoratori; assenza di qualsiasi azione preliminare concreta (al di la delle dichiarazioni) che testimonino la volontà di andare verso una moderna acciaieria  con colaggio da forno elettrico.

Le nostre preoccupazioni si rafforzano dopo i fatti di questi ultimi giorni.                                                                                                                                                    

  1. Richiesta dell’Azienda di ridurre ulteriormente tutti i costi di produzione e soprattutto i costi del personale, con l’ ipotesi di portare in diverse postazioni di lavoro da cinque a quattro i lavoratori previsti nelle squadre; e questo mentre al treno TPP si chiedono gli straordinari. Un bel modello per l’ avvenire!
  2. Accordo Sindacati/Aferpi sulle rotazioni, previste per pochissimi lavoratori, che faranno affiancamenti gratuiti e con spese di trasporto e mensa a loro carico; accordo siglato dai Sindacati di fabbrica senza discutere con  i lavoratori, anzi nascondendo accuratamente il testo dell’accordo.                                                                         

Sembra che per l’azienda la parola d’ ordine sia “aspettare – assicurarsi  supporti e incentivi pubblici – spendere il meno possibile e soprattutto non investire ”; azienda disponibile, però, a mettere altri 300 milioni di euro sul porto. C’è chi interpreta tutto questo come un disegno per arrivare non ad una moderna acciaieria ma ad un centro, in territorio europeo,  per lo smercio di semilavorati in acciaio importati  ed eventualmente di prodotti di altro tipo, avendo cura di assicurarsi il monopolio delle attività portuali. Un disegno che porterebbe a più di un migliaio di esuberi, dopo il migliaio già fatto fuori nell’ indotto. Intanto Piombino si spopola, i negozi chiudono a centinaia, i giovani se ne vanno tutti e le file alla mensa della Caritas si allungano. Tutto senza l’ ombra di mobilitazione sindacale. Ora i sindacati hanno chiesto un incontro col governo perché finalmente il caso Piombino abbia l’attenzione che merita. Se non ci sarà mobilitazione e lotta, se non si accendono i riflettori mediatici su  Piombino (a cominciare dalla presenza dei segretari nazionali dei Sindacati), l’incontro non ci sarà, o se ci sarà, alla riunione il Governo manderà l’ usciere del Mise (con tutto il rispetto per l’ usciere). Altro che …”occupare le fabbriche”, come disse un importante leader sindacale non molto tempo fa in TV.

L’azienda tranquillizza; i partiti di governo (locale rosa pallido e nazionale giallo-verde) spargono metadone sociale; i sindacati, finora accodati e tranquilli, cominciano a mostrare disagio, ma non si decidono a promuovere quelle mobilitazioni incisive che impongano  Piombino come una drammatica emergenza di portata nazionale, nel quadro di una vertenza dei lavoratori siderurgici che eviti differenze inaccettabili tra i maggiori stabilimenti.

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