Alluvione a Livorno, intreccio con l’alto rischio d’incidente rilevante alla raffineria ENI. In ritardo sia ENI che Comune. E le altre aziende ad alto rischio?

28settembre 2017 da Maurizio Marchi, Medicina Democratica Livorno

L’alluvione della raffineria, la sua fermata, le fuoriuscite di sostanze inquinanti in acqua e in aria, l’eliminazione in torcia del contenuto del grande impianto sono fatti molto gravi che evidenziano i ritardi e le omissioni sia di ENI che degli enti di controllo nel prevenire simili disastri. La prima osservazione da fare è che il sito del Comune di Livorno non è aggiornato e mancano molte informazioni previste dalla legge Seveso. Ma non solo:

l’ultimo aggiornamento della Legge Seveso sugli stabilimenti a rischio d’incidente rilevante (RIR), il D.lgs. 105/2015 prevede nell’allegato C (“criteri, dati ed informazioni per la redazione e la valutazione del Rapporto di sicurezza e del Rapporto preliminare di sicurezza”), che i gestori di stabilimenti a rischio di incidente rilevante provvedano, già dal 2015, nella predisposizione del Rapporto di Sicurezza, a fornire una “cronologia degli eventi geofisici, meteo marini, ceraunici (fulmini) e dei dissesti idrogeologici del luogo, quali ad esempio terremoti, inondazioni, trombe d’aria, fulmini, evidenziando eventuali ripercussioni sulla sicurezza, con l’individuazione di eventuali scenari incidentali (…)”

  • La dirigenza della raffineria ENI ha provveduto ad aggiornare il rapporto di sicurezza con questa cronologia di eventi geofisici, già nel 2015, con indicazioni o proposte per evitare fuoriuscite di sostanze inquinanti in caso di alluvione?
  • E se sì, perché il Comune di Livorno non ha pubblicato sul suo sito queste proposte, per la prevista informazione della popolazione?

C’era da aspettarsi un progetto per il rinforzo o la creazione di una barriera, per tutto il perimetro della raffineria, tale da resistere alla pressione di acque esondate. Al contrario, un muro di contenimento è crollato alla pressione del torrente Ugione straripato, causando la fuoriuscita di quantità ancora non precisate di nafta nella acque e esalazioni tossiche in aria.

  • C’è addirittura il sospetto che il muro sia stato abbattuto deliberatamente per permettere  il deflusso delle acque esondate, ormai entrate nell’area della raffineria.
  • Quanto all’aria, la centralina di via La Pira ha registrato il primo giorno di alluvione (il 9 settembre) un’impennata nelle emissioni atmosferiche di ossidi di zolfo e di azoto, ed emissioni di benzene, e il conseguente allarme della popolazione che ha avvertito tali esalazioni.
  • Inspiegabilmente poi la centralina non fornisce dati dal 10 al 13 settembre compresi, cioè i giorni da tenere più sotto controllo.

E soprattutto:

  • l’intero contenuto in lavorazione nell’impianto (greggio e semilavorato) al momento della fermata, come è stato smaltito? In torcia? Sarebbe molto grave, date le quantità in gioco e il metodo inadatto allo scopo.

In secondo luogo c’è da chiedersi se, vista la scarsa attenzione a queste questioni, si sono verificate altre fuoriuscite tossiche dagli altri 9 stabilimenti RIR nel comune di Livorno, oltre alla raffineria:

  • la Società Cheddite S.r.l per la produzione di cartucce da caccia;
  • Costieri D’Alesio che stocca e movimenta benzine e gasolio;
  • 4- Costiero gas Livorno per lo stoccaggio e la movimentazione di gas GPL;
  • Neri depositi costieri Livorno S.p.A. per lo stoccaggio di prodotti chimici quali alcol metilico, cicloesanoacetato di etile, acetone, acetato di etile, lial 125, e stirene; 
  • Depositi costieri del Tirreno per lo stoccaggio temporaneo di prodotti petrolchimici e chimici, alcool metilico, alcool etilico, toluene, vinil acetato monomero, alcool isopropilico, alcool isobutilico e xilene 7;
  • Styron Italia s.r.l. per la produzione di lattice sintetico;
  • Masol Continental Biofuel per  la produzione di biocarburanti (Biodiesel) da olio di palma.
  • Pravisani con stabilimento ubicato a Quercianella, in loc. Chioma, per il solo  deposito di esplosivi da mina per lavori in cave, miniere, ingegneria civile.
  • Infine OLT ricevimento e rigassificazione del gas naturale liquefatto e convogliamento del gas naturale verso la condotta sottomarina fino alla Rete Nazionale del metano.

In terzo luogo, sul sito internet del Comune, usato come informazione istituzionale alla popolazione sui comportamenti da tenere in caso di incidente rilevante (esplosione, incendio, fughe di gas ed altro) è presente solo il Piano di emergenza esterno dello stabilimento Styron Italia s.r.l. (ex Dow Italia, oggi Trinseo), e non degli altri impianti ad alto rischio, in particolare della raffineria ENI e del rigassificatore OLT, ciò che moltiplica la possibile nocività per la popolazione. Al contrario sul sito della Prefettura sono enumerati (ma non visibili né scaricabili, ben 8 Piani EE di aziende di soglia superiore (con una quantità di sostanze pericolose più alta) e 2 di soglia inferiore.

  • Tutto ciò denota l’assenza totale di attenzione e di responsabilità dell’amministrazione comunale, entrata in servizio nel luglio 2014, sulle problematiche dell’alto rischio industriale e della salute dei cittadini.
  • Tutto ciò premesso e considerato si chiede di accertare quali sono le responsabilità in capo all’ENI per le fuoriuscite di nafta ed in aria, quali in capo alla Giunta comunale, e quali in capo all’Ufficio Protezione civile del Comune, e le ragioni per cui la Prefettura non sia intervenuta nel frattempo per sollecitare gli aggiornamenti dovuti per legge. O qualora la Prefettura sia intervenuta, perché il Comune non  abbia tenuto conto delle sue indicazioni. 

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