Presidio davanti ai cancelli della IFB, in via delle Cateratte a Livorno, sono otto i dipendenti (su ventidue a rischio di licenziamento).
25febbraio 2015 di Giacomo Bazzi
La IFB è una società che produce e commercializza concentrati di frutta, è stata di recente acquistata da una multinazionale Israeliana (che ne detiene la maggioranza). Nel 2013 minacciò la volontà di ridurre il numero dei dipendenti con motivazioni legate al calo di lavoro, la cosa è stata rinviata con la firma di un accordo che prevedeva 18 mesi di contratti di solidarietà, tuttavia alla scadenza arriva la decisione di procedere con i licenziamenti.
Un film già visto che ci riconduce al percorso avuto nella vertenza Trw Livorno, sfruttare lo strumento del contratto di solidarietà fintanto che è possibile e poi ristrutturare con riduzione dei posti di lavoro. Come ormai prassi consolidata, socializzare le perdite e privatizzare i profitti. Ricordiamo che, i contratti di solidarietà vengono concessi solo al fine di consentire investimento in azienda e, investimenti non significano tagli ma, aumento e miglioramento della capacità produttiva.
Gli incontri tra Sindacati e l’Amministratore delegato, ad oggi, non hanno prodotto alcun accordo e le proposte sottoposte, successivamente, a tutti i dipendenti in assemblea, sono state giudicate totalmente insoddisfacenti. Nello specifico la società ha confermato di non voler abbassare il numero di dipendenti giudicati in esubero. Ha proposto un massimo di tre mensilità come buonuscita oltre alla possibilità di richiedere (su proposta dei sindacati) la cassa integrazione in deroga per altri 5 mesi.