Mentre Enrico Rossi invade la stampa nazionale con la sua proposta “sociale” per la segreteria del PD, in Toscana il Comitato in Difesa della Sanità Pubblica ancora non ha digerito l’annullamento delle 55mila firme raccolte contro l’accorpamento delle Aziende Sanitarie
19dicembre 2016 da Oriana Rossi, Comitato Livornese per la difesa della Sanità Pubblica
Come è noto abbiamo fortemente lavorato, alla sensibilizzazione e a mettere in campo azioni contrastanti alla riforma regionale, proponendo e raccogliendo le necessarie firme per un referendum abrogativo della legge 28/16, che ha accorpato in 3USL gigantesche le diverse e numerose realtà territoriali, eliminando così forme di possibile controllo politico territoriale delle stesse rispetto ai bisogni dei cittadini. Nonostante le oltre 55.000firme raccolte e validate tra i cittadini Toscani, nei tempi e nei modi concessi dalla legislazione regionale, il 23dicembre 2015 il governatore Rossi, ha fatto approvare una nuova legge (84/2015), praticamente fotocopia della precedente, impedendo quindi la realizzazione del referendum richiesto.
La Politica sanitaria di Rossi, basata su logiche prettamente aziendali con disastrosi Project Financing e conseguenti tagli lineari ai servizi, la viviamo ogni volta che abbiamo necessità di richiedere una prestazione, un esame, una cura! Gli accorpamenti delle USL della legge regionale hanno inoltre contribuito a peggiorare l’organizzazione e la qualità dei servizi rendendo difficili gli accessi ai cittadini. L’unico provvedimento messo in campo per accorciare le liste di attesa e rispondere ai bisogni di salute è esclusivamente l’invito a rivolgersi a strutture private.
La legge regionale 84/2015 approvata da un consiglio della Regione Toscana alle 3 di notte del 23 dicembre con una maggioranza di solo PD, grazie alla legge elettorale Toscanellum gemello dell’Italicum per l’ingiustificato premio di maggioranza, non solo è fotocopia della precedente per la quale era stato chiesto il referendum, ma introduce un pericoloso articolo (34bis che modifica la legge regionale 40) che di fatto consente, con il silenzio assenso della stessa Regione, forme convenzionali con strutture private. La sanità toscana difatti, non certo già estranea a convenzioni/compartecipazioni con il privato, intende con questa modifica incentivare e facilitare specifiche prassi e percorsi tesi a marginalizzare e depauperare sempre di più il servizio pubblico, riservandolo magari solo agli indigenti, con l’intenzione di sperimentare strade sempre più liberiste nell’affidare i servizi ad attori privati.
Per impedire lo scempio dell’art. 32 della costituzione che sancisce la tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività è necessario mettere un freno al liberismo e alla privatizzazione dei nostro diritto alla sanità pubblica, chiedendo l’abrogazione di tale articolo.
Ricordiamo che i tagli alla sanità pubblica, associati alla crisi economica generale, è causa del fatto che oltre 4milioni di persone in Italia non si curano più. Le macerie si cominciano purtroppo a vedere con l’ aumento del numero di morti nel 2015, l’abbassamento dell’aspettativa di vita in buona salute oltre i 65 anni di età, l’ incremento degli infortuni mortali sul lavoro etc. La crisi economica ha offerto al governo Rossi la scusa di tagliare ulteriormente la sanità, così da spingere facilmente verso il privato.
Come Naomi Klein ha descritto in molte differenti situazioni: “quelli che si oppongono al Welfare State non sprecano mai una buona crisi.”
Per tali motivi, per contrastare il disegno di Rossi/Saccardi e le loro politiche di privatizzazione, è necessario tornare a rilanciare il referendum abrogativo dell’art. 34 bis LR 40/2005 che intende facilitare, in combinato disposto con l’attuale disastrosa situazione sanitaria pubblica in Toscana, una sanità privata gestita oramai da vere e proprie holding finanziarie e favorire il ritorno a meccanismi assicurativi sanitari diversificati per categorie economiche (come le vecchie mutue) attraverso il meccanismo della cosiddetta sanità integrativa!