I dipendenti del comparto sanitario della Asl 6 provincia di Livorno, in stato d’agitazione da mesi, andranno allo sciopero, indetto da tutte le sigle sindacali: naufragato ogni tentativo di raffreddamento tra lavoratori e azienda e neanche l’intervento del Prefetto è servito per trovare una mediazione
21dicembre 2015 da Fp Cgil Livorno
Da tempo i rappresentanti dei lavoratori chiedono all’Azienda Sanitaria il piano annuale delle assunzioni “La carenza di personale nel comparto sanitario che comprende infermieri, operatori socio sanitari e dipendenti amministrativi – illustra il coordinamento sanità della Fp CGIL provincia di Livorno – soffre una carenza ormai patologica e gli esuberi pianificati dall’azienda in agosto non hanno fatto altro che aggravare la situazione”.
- Gli esuberi, attuati attraverso prepensionamenti, hanno determinato anche un grave problema organizzativo “Sono state eliminate figure chiave – sostiene la categoria – che sarebbero state invece importantissime per riorganizzare il lavoro nell’ottica della creazione dell’area vasta, professionalità specifiche che potranno essere rimpiazzate soltanto tra due anni”.
- La carenza di personale si è resa ancora più evidente con l’applicazione della norma europea che prevede un riposo obbligatorio di 11 ore tra un turno e l’altro, che appare una norma di civiltà ma che nella realtà è di difficile applicazione nelle aziende della sanità pubblica “Da quando la norma è stata applicata – spiegano le RSU CGIL – è venuta meno la possibilità di fare due turni nell’arco delle 24 ore, e ha reso molto difficoltose sia le sostituzioni che la reperibilità nelle sale operatorie, soprattutto per le emergenze notturne ”.
- Oltre al contratto nazionale bloccato da oltre sei anni, in Asl 6 l’integrativo è stato rinnovato per l’ultima volta nel 2010 “Abbiamo cercato una strada per riaprire la contrattazione di secondo livello – conclude il sindacato – per tutelare i diritti di lavoratori che si adoperano per un servizio di fondamentale importanza per la collettività ma che da troppo tempo vedono mortificata la loro professionalità, in termini economici e di sostenibilità dei tempi vita/lavoro, di conseguenza nella qualità del servizio pubblico”.