20giugno, in aggiornamento
Da #BuongiornoLivorno: “Livorno è una piccola “Napoli”
Senza scomodare il nesso fra il clima e i caratteri dei popoli teorizzati da Montesquieu nel suo libro più famoso “Lo spirito delle leggi”, spesso abbiamo sentito questa frase, suggerita da alcuni tratti in comune: ambientali (città di mare e quindi di porto), economici (due città per decenni caratterizzate da industrie e commesse statali e con elementi importanti di povertà, disoccupazione ed emergenza abitativa) e degli abitanti uniti da una (presunta) scarsa dedizione alla cura e all’attenzione dei beni pubblici e comuni, dall’amore per la quotidianità e per una filosofia esistenziale prevalentemente legata al “carpe diem” che precede progetti e preoccupazioni a medio-lungo termine.
Senza dimenticare che molti napoletani sono residenti da generazioni sul nostro territorio.
Napoli certo è città metropolitana e non solo per questo difficile tentare paragoni e analogie di natura politica.
Però il successo di Luigi de Magistris, eletto per la seconda volta sindaco di Napoli, merita di essere osservato, studiato e per quanto ci riguarda apprezzato soprattutto per le pratiche, per le scelte e per le azioni politiche che stanno caratterizzando la città.
Da una depressione cronica e da una impotenza mista a fatalismo, dovuta anche al recente passato (ricordate le strade invase dalla spazzatura?), l’ex IDV e ex magistrato sta tentando di invertire la rotta, pur tra contraddizioni e difficoltà. All’insegna del motto “Popolo e autonomia per una ricetta rivoluzionaria” di fatto de Magistris rappresenta, che piaccia o meno, il sindaco più rivoluzionario e anti-sistema, in grado di incarnare lo spirito del neo-municipalismo e appunto la volontà di riterritorializzare coscienze ed economie, attraverso patti territoriali e mutualismo, amministrazione condivisa, contropotere finanziario “dal basso”.
Sicuramente accompagnato da una buona dose di retorica, di populismo e di egocentrismo (del resto la legge sui sindaci non se l’è inventata lui) de Magistris ha creato forti connessioni sentimentali con un popolo che ha dimostrato, nei fatti e nelle votazioni, di non avere più alcuna fiducia nei partiti cosiddetti tradizionali. E ha puntato molto sull’autonomia, la dignità e l’orgoglio del popolo napoletano nella direzione dei beni comuni, nella difesa dei diritti e della Costituzione.
Andando oltre i recinti e le vecchie ricette novecentesche della sinistra, pur rappresentandosi (e forse lo è) come il sindaco più di sinistra d’Italia, tanto da essere studiato e preso da esempio anche all’estero (in Spagna viene paragonato ad Ada Colau, sindaco di Barcellona, nota per le sue battaglie contro gli sfratti e per le occupazioni dei senza tetto).
I cambiamenti più importanti per la città durante il suo primo mandato sono stati numerosi:
- il risanamento del bilancio comunale in passivo per 1 miliardo e mezzo di euro, la fine dell’emergenza rifiuti (aumentando in modo considerevole la raccolta differenziata),
- la pedonalizzazione del lungomare e una politica di grandi eventi volta ad incrementare la presenza turistica in città,
- i 100 km di strade rifatte e il restauro di monumenti, fontane ed edifici storici,
- la trasformazione dell’Azienda Risorse Idriche di Napoli (ARIN) da S.p.A. in soggetto giuridico di diritto pubblico (dando centralità e dignità ai risultati referendari sull’acqua pubblica del 2011),
- il dialogo e il riconoscimento di diverse occupazioni e degli usi civici di spazi pubblici (de Magistris parla di “processi di liberazione dal basso”) la spiaggia pubblica di Bagnoli e altro ancora.
- Ha anticipato tutti gli altri comuni con il Regolamento dei Beni Comuni: con due delibere della Giunta Comunale nel maggio 2014 si è deciso di assegnare, tramite bandi pubblici, la gestione dei beni demaniali e degli “spazi abbandonati” della città a privati cittadini. Lo scopo è riqualificare delle aree urbane, in stato di degrado e desolazione facendole gestire temporaneamente da cittadini attivi che hanno delle idee ma non hanno lo spazio fisico per poterle realizzare.
- Partirà infine prossimamente il reddito minimo di cittadinanza, una misura che, in attesa di una legge nazionale ad hoc, può rappresentare una boccata d’ossigeno per chi vive senza reddito da lavoro.
Ripartendo dalla solidarietà di classe e dai concetti di giustizia sociale il progetto di de Magistris tenta di governare una città ridefinendo spazi e fondamenti di un progetto collettivo di sinistra che prima di occupare il campo dell’alternativa si ricostruisce e si riempie di contenuti, di proposte, di azioni.
Fatto di esperienze in grado di far riconoscere fra loro i soggetti sociali (movimenti, reti di cittadini, laboratori politici sono stati interlocutori costanti della Giunta) e ridando fiducia in un soggetto e in un progetto politico che abbia i propri fondamentali in percorsi e processi basati sull’autorganizzazione e in grado di produrre e favorire cambiamenti degli attuali rapporti di forza. Nella direzione della scelta di riconoscersi come i primi rappresentanti degli abitanti di un territorio e porsi in contrasto con i processi di privatizzazione, di individualizzazione e di imbarbarimento che dagli organismi sovranazionali discende verso i governi e scivola fino agli enti locali, in nome di una governance che affonda le radici nell’autoritarismo democratico. Autodeterminazione, autogestione, autoproduzione sociale attraverso esperienze e progetti concreti: ecco la sfida della sovversione dell’infelicità che trasmetta e alimenti fiducia, speranza, passione e entusiasmo.
Buongiorno Livorno plaude alla conferma di De Magistris, in particolare perché riscontriamo tratti e ambizioni in comune con la nostra visione di città. E perché se ce la farà Napoli, forse ce la possiamo fare anche a Livorno.
Da Andrea Romano – Resistere! Azione civica
Quando, circa quattro anni fa, mettevo in guardia il PD livornese da un possibile epilogo “parmense” anche dalle nostre parti, tra i miei colleghi in consiglio comunale fu tutto uno sghignazzare: “Livorno non è mica Parma!”. Sono seguiti altri fortunati slogan come “Roma non è Livorno”, “Torino non è Roma” e così via.
Il problema del PD riguarda esclusivamente il fatto che nel tempo si è sempre più trasformato in un comitato di piazzisti delle privatizzazioni, delle grandi opere, delle forzature sulla popolazione, a cui vengono imposti impianti inquinanti e pseudo-riforme a favore dei grandi interessi finanziari o industriali.
La disfatta è iniziata a Napoli nel 2011, contemporaneamente al referendum sui servizi pubblici e dopo un’emergenza rifiuti durata 15 anni: De Magistris ora ha riconquistato il comune dopo aver tra l’altro ripubblicizzato l’acqua e bloccato i progetti sui mega-inceneritori. Poi sono arrivate Parma, Livorno, Roma e Torino, altre città in cui il PD aveva puntato tutto su discariche (Malagrotta a Roma, Limoncino a Livorno) e inceneritori (Torino, Parma e ancora Livorno). Ma Torino con Iren e Roma con Acea sono anche le capitali dei servizi pubblici privatizzati e quotati in borsa, con profitti assicurati alle banche ma mega-tariffe e disservizi affibbiati ai cittadini. Per non parlare di Sesto Fiorentino, a cui volevano imporre le piste dell’aeroporto e l’ennesimo mega-inceneritore, che ha cacciato via il PD in un panorama toscano dove il partito di Renzi e Rossi ha perso ben 5 ballottaggi su 6.
Più il PD insiste ad ignorare le esigenze dei cittadini e a fare da cameriere politico ad una casta di persone che cambia disinvoltamente poltrona tra partito, aziende, amministrazione pubblica e banche, più perde consensi a favore di chiunque proponga uno straccio di alternativa. La “svolta” renziana non ha fatto altro che trovare sponde parlamentari tra i resti dello schieramento berlusconiano, con contraccolpi elettorali disastrosi: ora devono scegliere se avvicinarsi finalmente al popolo o arroccarsi con pericolose riforme di regime che cerchino di consolidare un potere anti-democratico. Ma ad ottobre ci sarà il referendum.
Da Filippo Nogarin, Sindaco di Livorno:
“Chiara Appendino e Virginia Raggi hanno riscritto la storia politica di questo Paese e, sconfiggendo i candidati del PD, hanno di fatto archiviato il sedicente partito della nazione fortemente voluto da Matteo Renzi”
“Una vittoria, quindi, sull’arroganza di un premier non votato dai cittadini e che si rivela, giorno dopo giorno, sempre più espressione dei poteri forti.”
“Ieri sera ero a Torino per seguire lo spoglio assieme agli amici piemontesi: l’atmosfera era praticamente la stessa, identica, a quella respirata due anni fa a Livorno.
Era tangibile quella voglia di rompere, da subito, con un sistema di potere paludato, mettendo nuovamente al centro dell’azione amministrativa gli unici veri stakeholders: i cittadini.”“E’ solo a loro che rispondono gli eletti del Movimento 5 Stelle, ed è sempre per loro che ogni giorno si rimboccano le maniche e cercano di scardinare quelle logiche di potere ormai incancrenite che hanno segnato per decenni anni questo Paese. E’ quello che stiamo facendo a Livorno e che, sin da oggi, faremo anche a Roma, Torino e negli altri 17 Comuni che abbiamo conquistato a questi ballottaggi.”