Barcellona arte/cultura e, il pensiero alla città di Livorno

museoartecont1barcelonamuseoartecont1_barcelonaUna città caratterizzata da una ricca cultura. L’attenzione dei suoi abitanti alla propria identità culturale è testimoniata in vario modo

20novembre2015 di Paola Ceccotti

Barcellona è la capitale della comunità autonoma della Catalogna ed è la seconda città più popolata della Spagna, con una popolazione di 1,6 milioni compresi nei suoi confini amministrativi (ma la sua area urbana oltre i confini della città conta una popolazione di circa 4,7 milioni di persone).

Bellissimo il MACBA, Museo di Arte contemporanea, che accoglie tra l’altro l’esposizione di “Miserachs Barcelona”(visitabile fino a marzo 2016), il visitatore entra in uno spazio in cui foto della città in bianco e nero che documentano storicamente un passato più o meno recente si traducono in un forte impatto emotivo.

fotomuseo1_barceSono disposte in forma di grandi murales e riproducono un emozionante viaggio nel tempo. Nel settembre del 1964, il fotografo Xavier Miserachs pubblicò la sua opera più importante, un libro fotografico “Barcelona. Blanc i negre”, di grande formato, composto da 400 fotografie che mostrano la capitale catalana attraverso i suoi abitanti.

Si offre allo spettatore una maniera diversa di vedere fotografie in un museo, con ingrandimenti e proiezioni che aiutano il pubblico a immergersi nella realtà catalana raffigurata da Miserachs.

fotomuseobarce1La città1 ha origine antiche e la sua storia è direttamente percepibile, si trova stratificata nelle vie, negli edifici, nelle varie testimonianze raccolte nei musei. Ma non è solo città storica, è anche luogo d’arte e di sperimentazione creativa, e il visitatore può assaporare le varie influenze che la caratterizzano nelle esposizioni e nelle varie collezioni, nella architettura e nella sua originale impronta modernista che permea gli spazi urbani.

20151107_143910Il tutto legato ad una spinta innovativa che coniuga il bello con le esigenze di una comunità moderna aperta al nuovo. Nel 1992 i Giochi della XXV Olimpiade (in catalano Jocs Olímpics de la XXV Olimpíada, in spagnolo Juegos de la XXV Olimpiada) si sono svolti a Barcellona e in quella occasione la città ha potenziato tutte le sue infrastrutture, la metropolitana, le aree portuali, la rete ferroviaria e l’aeroporto, dando straordinario impulso al sempre più importante turismo.

La sua storia percorre strade comuni e talvolta parallele agli altri paesi della nostra vecchia Europa. La città di Barcino (antico nome di Barcellona) fu fondata secondo la leggenda nel III secolo a.C. dal cartaginese Hamil Barca, padre di Annibale e venne poi organizzata dai romani come un castrum, un campo militare fortificato, situato a Mons Taber, una collina dove oggi sorgono da una parte il municipio e dall’altra la sede della Generalitat (Plaça de Sant Jaume).

palazzogeneralitat-barcelonaNel V secolo, in seguito al declino dell’impero romano venne conquistata dai Visigoti, poi dai Mori nell’VIII sec, quindi dai Franchi guidati da Carlo Magno nell’801, che ne fecero la capitale del contado di Barcellona, venne poi saccheggiata da Al-Mansur nel 985. A partire dal X secolo, per Barcellona iniziò un lungo periodo di prosperità grazie al commercio nel Mediterraneo. Furono eretti sfarzosi edifici gotici.

20151108_130024Nel periodo 1638-1652 in opposizione alle politiche repressive di Madrid, alcune fazioni locali, conosciute come Els Segadors (i mietitori), si ribellarono. Iniziò la rivolta catalana, la lotta si protrasse fino al 1652, quando i catalani e gli alleati francesi furono sconfitti. Nel 1700 l’opposizione dei catalani all’egemonia castigliana provocò rivolte che raggiunsero l’apice durante la Guerra di successione (1702-1713) quando la Catalogna si schierò al fianco del Regno Unito e dell’Austria contro Filippo V, il concorrente francese al trono di Spagna. Come conseguenza ci fu la messa la messa al bando della lingua catalana e la costruzione di un enorme forte, La Ciutadella, per tenere sotto controllo i sudditi infedeli. Con la fine del ‘700 la situazione cominciò lentamente a migliorare.

Nel XIX secolo il boom dell’industria e il commercio con l’America, iniziato alla fine del ‘700, rinvigorirono la città; la rivoluzione industriale spagnola, inizialmente basata sul cotone, iniziò proprio a Barcellona e fu seguita presto dallo sviluppo delle industrie del vino, del sughero e del ferro. Il periodo 1888-1929 è quello della Renaixença. Il nuovo benessere, rappresentato dalle Esposizioni Universali del 1888 e dei 1929, diede il via alla Rinascimento catalano ed a un movimento di poeti e scrittori locali per diffondere la lingua della loro gente.

archite1_modernismoTra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo si sviluppò il modernismo catalano, uno stile artistico che è diventato uno degli elementi che caratterizzano l’immagine della città. Il modernismo catalano che cercò di recuperare motivi ed elementi della cultura tradizionale catalana, si inserisce nel fenomeno europeo dell’Art Nouveau, ma con caratteristiche proprie.

Tra gli esponenti maggiori Gaudì con il suo stile personale e la sua trasfigurazione visionaria della realtà.

libreria_larosadefoc1Nel 1931, al sorgere della Seconda Repubblica Spagnola, i nazionalisti catalani proclamarono una repubblica all’interno di una ‘Federazione Iberica‘: la Catalogna ottenne una vera e propria autonomia, dopo la vittoria alle elezioni politiche di febbraio 1936 da parte del partito di sinistra, il Fronte Popolare, per circa un anno, gli anarchici rivoluzionari e il POUM (il Partito di Unificazione degli Operai Marxisti) governarono la città.

In Carrer Joaquìn Costa troviamo ancora oggi la libreria anarchica La Rosa del foc2 dall’insegna rosso nera, che sembra avere lasciato immutato l’ambientazione, il contesto culturale e politico, i temi della guerra civile (con il forte spirito libertario e l’anticlericalismo viscerale), come ci appare dai titoli delle riviste e dei libri esposti in vetrina.

20151108_130018Il 1936-1975 è il periodo della guerra civile e del potere di Franco. Allo scoppio della guerra civile nel 1936, i lavoratori e i militanti di Barcellona riuscirono per un po’ a contenere l’esercito golpista.

La città fu l’ultima roccaforte dei repubblicani, fu conquistata dalle truppe di Franco nel gennaio del 1939, poi avvenne una dura repressione, con l’abolizione della lingua catalana e della danza popolare chiamata sardana che oggi vediamo ballare nelle piazze. Migliaia di catalani per non sottostare a Franco abbandonarono il paese passando dal confine con la Francia e da quello con Andorra.

Gli anni dal 1975 e gli ’80 rappresentano l’apertura e la conquista della democrazia.

Con la morte di Franco nel 1975 si ridestò il movimento indipendentista catalano, la lingua catalana fu riabilitata e fu fondata la Generalitat, una specie di Parlamento locale, intorno al quale oggi la gente si riunisce più volte a settimana per danzare la sardana. La Catalogna ottenne l’autonomia regionale e il primo governo catalano fu eletto nel 1980. Forte l’anima indipendentista, come ben sappiamo dalla attualità, e come testimoniano gli organi di stampa e i canali televisivi del territorio, i movimenti e le adunanze libere dei cittadini che amano esporre la loro bandiera alle finestre, ai terrazzi.

Il Museo di storia di Barcellona conosciuto anche con l’acronimo MUHBA, conserva, documenta, divulga, ed espone il patrimonio storico della città di Barcellona, fin dalle sue origini. Ha la sua sede centrale nella plaça del Rei (“piazza del Re”), nel cuore del quartiere gotico (Barri Gòtic), il suo principale promotore e primo direttore fu lo storico Agustí Duran i Sanpere.

Livorno1_panorama_dal_molo_mediceo_4A questo punto il pensiero va alla città in cui viviamo la quale benché non possa vantare natali così antichi può però ben essere rappresentante e testimone di una propria storia, di una trasformazione originale che si sviluppa nei secoli, da quando da piccolo borgo di pescatori per volontà dei Medici divenne città e porto importante.

Sarebbe bello allora raccogliere questa memoria in un luogo preciso, tipico per la sua rilevanza storica ed affettiva, in modo che essa si concretizzi e diventi vivi sapere, che sia documento e mezzo di comunicazione allo stesso tempo di una realtà singolare. Una città desiderata e creata, con le sue particolarità di amalgama di culture e tradizioni.

Quale luogo più adatto della Fortezza Vecchia come sede di un Museo della storia di Livorno, che tanto avrebbe da raccontare.

fortezza vecchia livornoDa fortezza marittima, a prigione al tempo del Risorgimento in cui venne detenuto anche Guerrazzi. Una sede dove documentare la ricchezza di questa città e la sua popolazione dalle c.d “leggi livornine”, al suo identificarsi quale luogo ideale di villeggiature come Goldoni descrisse nella sua trilogia sulla villeggiatura, opere (“Le smanie per la villeggiatura”, “Le avventure della villeggiatura”, “Il ritorno dalla villeggiatura”) che videro la luce nel 1761, fino all’epoca della Bella Epoque e ai bagni di mare negli eleganti stabilimenti balneari livornesi. Lo storico sarebbe in grado di ricostruirne la storia documentandola, rendendola ancora di più interessante, riannodando il filo del passato che talvolta si perde nel fragore della modernità.

Mi è capitata tra le mani una copia dell’ “Informatore” del 1968, in cui l’assessore Dante Domenici nell’articolo “Il ripristino della Fortezza Vecchia può attirare turisti e studiosi”, tra l’altro dice che la Fortezza Vecchia una volta restaurata potrebbe avere una utilizzazione pratica a scopi culturali e turistici. Riporto qui una parte delle sue riflessioni:

“Potrebbero infatti esservi ospitati un Museo Archeologico, quel Museo del mare, che è vecchio sogno dei livornesi, un teatro all’aperto, un ristorante tipico ed altri locali di ritrovo e di svago…Molteplici e di vario interesse sono le iniziative che potrebbero sorgere e svilupparsi intorno alla Fortezza Vecchia: ad es. un servizio di navigazione lungo i canali della Venezia e lungo i “Fossi”, cui non mancherebbe certo un buon successo dal punto di vista turistico. Noi auspichiamo che la Fortezza Vecchia, per l’interesse storico che indubbiamente offre, serva in futuro a richiamare sulla nostra città, ora ingiustamente esclusa dall’itinerario culturale e turistico della Toscana, l’attenzione degli studiosi e di turisti. Per la sua posizione sul mare, Livorno può, anzi deve costituire la prima tappa di tale itinerario per i turisti che vengono dal mare… Bisognerebbe che, in tali occasioni, la città fosse in grado di richiamare su di sé l’attenzione dei turisti in modo che questi, una volta sbarcati, non si precipitassero sui pullman per dirigersi verso altre località della regione…”3

Dal 1968 alcune cose sono state fatte, altre restano da fare, tra queste un Museo della città potrebbe essere un centro culturale di grande interesse non solo per i turisti ma anche per le scuole, le nuove generazioni, uno spazio aperto libero fruibile, a proposito è sorprendente come i bambini di Barcellona sono guidati nei musei e vi si accostano con interesse, discrezione e fantasia.

In conclusione vedere nuovi posti è sempre una ricchezza, ma rende anche più consapevoli di ciò che abbiamo, e della necessità di valorizzare quello che ci appartiene.

1Notizie storiche in www.barcellona.org

3 L’Informatore compendio di notizie 1968, n. 30 tip. O. Debatte Livorno

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