Calchi Novati, nei ricordi di Giacomo Di Lillo

Lunedì 2 gennaio è scomparso a Roma, all’età di 81 anni, il Prof. Gian Paolo Calchi Novati, un accademico che ha dedicato la sua esistenza allo studio della storia contemporanea dei paesi africani.

03 gennaio 2017 da Di Giacomo Di Lillo

Voglio ricordarlo brevemente, perché ho avuto la fortuna di frequentarlo. Negli anni ’80 ho seguito due suoi corsi all’Università di Pisa, inoltre egli è stato il relatore della mia tesi di laurea.
Parlare dei suoi meriti di studioso ed insegnante mi sembra quasi superfluo. Solo l’elenco di tutte le pubblicazioni che egli ha prodotto richiede una lunga lettura, così come non è un’impresa semplice individuare una prestigiosa università del pianeta nella quale non abbia svolto seminari.

Coloro che hanno seguito le lezioni che ha tenuto negli atenei di Pisa, Urbino e Pavia, concordano nel riconoscergli la capacità di averli appassionati e avvicinati alle problematiche ed alle tragedie dell’Africa.
Vorrei limitarmi a ricordare qualche tratto del suo carattere. Molto probabilmente altri studenti, come me, hanno incontrato qualche difficoltà iniziale a relazionarsi con lui. Era del tutto naturale il fatto di provare un certo timore reverenziale verso uno studioso di grande caratura. Calchi Novati, inoltre sembrava una persona che non manifestava le proprie emozioni e che lesinava le parole. Come mi è stato confermato da altre persone che l’hanno conosciuto, pareva che egli incarnasse perfettamente lo stereotipo dell’abitante della regione in cui era nato. Il Professore, cioè, pur essendo stato paracadutato in Toscana, rimaneva un tipico esempio di lumbard, gelido e laconico.

Col tempo ho avuto diverse dimostrazioni che la mie impressioni iniziali erano sbagliate. D’altro canto, come poteva essere possibile che una persona fredda potesse trascorrere la sua vita ad approfondire la conoscenza del continente più caldo, sotto tutti i punti di vista, del mondo?
Negli incontri che ho avuto durante la stesura della tesi di laurea ho ascoltato alcune sue analisi su grandi eventi di quel periodo, ma ho anche potuto apprezzare il rapporto sincero e affettuoso che aveva stabilito con quelli che erano allora i suoi assistenti, Lenci e Valsecchi. Ho inoltre avuto modo di conoscere la sua particolare ironia. Ricordo che a Calchi Novati faceva piacere mangiare un panino in compagnia, in un tipico locale frequentato da studenti, e che non disdegnava di salire a bordo di una Vespa guidata da un laureando, per raggiungere più velocemente la stazione ferroviaria.
Uno degli aspetti di questa persona che maggiormente colpivano noi studenti era l’impegno politico. Calchi Novati era uno studioso notoriamente schierato, molto attivo nel campo della cooperazione internazionale. Egli scriveva frequentemente articoli sul Manifesto ed era presente in ogni iniziativa pubblica pisana di solidarietà nei confronti del popolo sudafricano o dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina.
Nel 1987 sono rimasto dispiaciuto, ma non sorpreso, nell’apprendere che aveva deciso di lasciare la direzione dell’ IPALMO (Istituto per le Relazioni tra l’Italia, l’Africa ed il Medio Oriente) e dell’autorevole rivista Politica internazionale. Tale scelta era pienamente in linea con la coerenza dell’uomo, che si era dimesso perché era entrato in contrasto con alcuni politici rampanti del PSI, sostenitori di una visione affaristica della cooperazione italiana.

Gli incontri personali ed il legame con Calchi Novati si sono purtroppo ridotti, col trascorrere del tempo. L’ho rivisto l’ultima volta circa venti anni fa, nel capoluogo della sua regione. Non ho più acquistato, come facevo prima, ogni suo nuovo saggio ed ho letto solo una piccola parte dei tanti articoli che ha continuato a scrivere. Credo, però, che conserverò il ricordo, sia pure frammentario, delle sue lezioni e che continuerò ad interessarmi dell’Africa. Nei prossimi anni cercherò, inoltre, di apprendere ciò che è scritto in quei suoi preziosi libri ed articoli, che non ho ancora letto.

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