C’è chi dice no. Al Sindaco e Vicesindaco di Piombino: “stare sereni, possono esserci idee alternative”

Comunicato sindacale e Rsu Aferpi/Lucchini del 18.01.2016

Modello Piombino, Sindaco e Vicesindaco, in un recente comunicato, se la prendono con “una minoranza di lavoratori”

20agosto 2016 da Coordinamento  Art. 1 – Camping CIG

piombino.

Piombinono acciaio no porto“Non sappiamo se si riferissero anche a noi, ma per quanto ci riguarda possiamo tranquillamente invitarli a “stare sereni”:

Noi lavoratori in CIG (a 800 euro al mese) siamo rispettosi della istituzione Sindacato e rimandiamo con facilità ai mittenti le accuse di dividere i lavoratori e tentare di isolare i Sindacati; quei sindacati (tutti! …a proposito di unità dei lavoratori) che noi abbiamo difeso (il Sindaco  lo ha fatto?) nel nostro ultimo comunicato, in riferimento alle assemblee di fabbrica promosse dall’azienda. Si, perché in una Repubblica fondata sul lavoro (Art. 1) il sindacato è nostro, di tutti i lavoratori iscritti, e nessuno più di noi ha interesse a difenderne la natura di luogo aperto alla discussione (anche aspra se occorre), di strumento di difesa del salario, dei diritti, della democrazia in fabbrica. Quando critichiamo i dirigenti che a nostro avviso sbagliano è perché sappiamo che la forma di divisione più pericolosa è quella tra apparato e lavoratori, come succede quando alcuni dirigenti praticano  una linea che guarda più alle compatibilità e agli interessi  del  sistema di potere politico-istituzionale dominante (cui il Sindaco appartiene) che non alle esigenze dei lavoratori.

Se Aferpi, dopo più’ di un anno, è al punto zero del proprio piano industriale (a parte aver tagliato le buste paga dei lavoratori e tolto loro una serie di diritti) non è certo addebitabile alle osservazioni nostre, o di altri gruppi. Anzi, le critiche ci sono proprio perché delle promesse fatte non se ne è mantenuta una.

piombino occupazione comuneE’ proprio perché il progetto ha mostrato, fin dall’inizio, preoccupanti falle di fattibilità e di sostenibilità finanziaria, che ancora oggi Cevital rincorre inutilmente le banche, le quali certo non hanno consultato noi per riscontrare l’ insufficiente  credibilità necessaria per rischiare i corposi capitali necessari; oppure cerca vie d’uscita da “ultima spiaggia”, come la cessione del controllo a fondi internazionali ( sono solo voci “in libertà ?) che rimetterebbero tutto in discussione (compresi i nostri posti di lavoro), forti delle convinte professioni di “assenza di alternative” al piano che avrebbe risolto ogni problema!

Cronoprogramma estratto del piano industriale AFERPI_Pagina_1Chi ha creduto, in modo acritico, al grande progetto dai piedi di argilla (amministratori, dirigenti politici e sindacali), e non altri, devono essere chiamati a rispondere delle cose che non vanno; da parte loro, infatti, si è accettato l’avvento, a Piombino, del gruppo algerino come se fosse una nuova religione, un dogma,  sino alla accettazione passiva  del  nuovo “piano truffa”, presentato dall’azienda a loro insaputa (almeno così affermano). Peccato che tale piano preveda centinaia di esuberi e la fine dell’indotto (altri mille lavoratori circa). Contro tutto questo chiedevamo, all’uscita dal Mise, di organizzare una forte mobilitazione, facendo diventare Piombino un caso nazionale da risolvere, con Rebrab o senza di lui; e affermando che i lavoratori non possono essere carne da macello di coloro che nel corso del tempo ( nella siderurgia di Piombino) sono stati presentati come i salvatori della Patria, ma in realtà hanno salvato solo i loro interessi.

Cronoprogramma estratto del piano industriale AFERPI_Pagina_2Proprio ai salvatori della Patria le istituzioni si sono affidate, concedendo  loro tutto ciò che volevano, dal punto di vista urbanistico, ambientale e della riduzione di salario e diritti dei lavoratori. Tanto che l’azienda, forte del “…non abbiamo alternative” rilancia e vuole sottrarsi alla V.I.A. (forse sperando nell’acquiescienza di istituzioni che si sono messe con le spalle al muro) e cerca con le “assemblee padronali” in fabbrica, nel momento in cui annuncia più di 700esuberi di mettere all’angolo i sindacati.

Se le istituzioni avessero fatto il loro mestiere da tempo doveva essere pronto un piano B, non solo per evitare il disastro, caso mai il progetto Aferpi non si realizzasse, ma anche perché la siderurgia non potrà, comunque, fornire lavoro a tutti. Dire a Piombino “o Aferpi o morte” significa mettere la comunità sotto il ricatto permanente di dover accettare qualsiasi condizione l’imprenditore vorrà imporre al nostro territorio. Eppure un “piano B” a Piombino, “in nuce” c’è già.

  • Si tratta di mettere a frutto le discussioni che per decenni si son fatte sulla diversificazione economica (e su tanti aspetti ci troveremmo d’accordo), declamandola senza mai attuarla con convinzione e coraggio.
  • Si tratta finalmente di metter mano, o meglio di azionare le ruspe, per rimuovere gli enormi cumuli di rifiuti speciali e pericolosi e bonificare ciò che va bonificato (lavoro immediato per molti e tutela del lavoro futuro). Si tratta di dare “un colpo di reni” alla questione della 398 fino al porto, (magari evitando percorsi in contrasto con le necessità cittadine): tanti anni di colore uniforme dei governi locale, regionale e nazionale, (governi del partito del Sindaco), hanno inchiodato questa città ad un semiisolamento che pesa come un macigno su qualsiasi ipotesi di sviluppo.
  • Si tratta di potenziare i collegamenti ferroviari, ma per gli interessi della città, non per regalare altre aree preziose di territorio ad una azienda che non ne ha bisogno. Si tratta di guardare alle aree portuali  come un bene pubblico prezioso che non si cede alla cieca per mezzo secolo all’imprenditore squattrinato di turno.
  • Si tratta di salvaguardare una siderurgia moderna ed ecocompatibile, cosa che si può realizzare solo nell’ambito di un Piano Siderurgico Nazionale, concetto che dovrebbe esser caro anche al partito del Sindaco, considerandone la storia.

piombino paolo gianardiTemiamo purtroppo che l’ accettazione supina degli  approdi recenti di quella storia consentano all’Amministrazione attuale solo di assecondare le leggi selvagge del liberismo globalizzato, facendo “marketing territoriale” nella accezione peggiore del termine, quella di  svendita del territorio. Magari salutando l’ arrivo in loco di rifiuti pericolosi da ogni dove (da collocare non lontano da aree turistiche)  e la demolizione delle navi come l’ingresso nell’economia  del futuro. Se il Sindaco e il suo Vice non hanno in mente nient’altro che l’intervento esterno di un imprenditore a cui consegnare le chiavi della città, dichiarino la loro incapacità a governare e ne traggano le debite conseguenze.

Ci possono essere idee alternative che non prevedono né salvatori venuti dal cielo, né di rendere sudditi i cittadini e i lavoratori di Piombino.

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