Commissione Trasporti alla Camera, l’amministratore delegato delle ferrovie umilia capitreno e macchinisti. L’indignazione dei lavoratori

Roma, 24 aprile 2016 da ancora IN MARCIA! La rivista dei macchinisti, dal 1908

stazioneCon dichiarazioni prive di qualsiasi fondamento, Renato Mazzoncini, amministratore delegato del gruppo Fs Spa, calpesta in un solo colpo la dignità lavorativa di tutti i ferrovieri di Trenitalia e cancella tutti i dipendenti delle altre società del gruppo, tentando di contrapporli a quelli di Rfi.

Solo dopo aver ascoltato dalla sua voce, le inverosimili dichiarazioni che ha rilasciato si può comprendere la gravità dell’accaduto:

“(…) Trenitalia…. non me ne vogliano i colleghi è una società che ha i macchinisti e poi gli addetti alla “Customer Care”: il capotreno… cos’é cha fa alla fine, voglio dire… Secondo voi un macchinista che viaggia a 300 km/h, cosa fa sul treno ? Non voglio minimizzarlo ma è chiaro che non guida… è Rfi che lo sta guidando…. “

Del tutto legittima l’indignazione che si è sollevata dai lavoratori ferrovieri, su certe dichiarazioni, rilasciate, non al bar o durante un litigio in famiglia ma, ufficialmente, durante una audizione alla Commissione Trasporti, alla Camera dei Deputati, il 22 marzo 2016, di fronte alla più qualificata rappresentanza parlamentare sulla materia.

  • Migliaia di dipendenti cancellati: I capitreno che lavorano ‘al fronte’ secondo lui, che fanno? I macchinisti mica guidano i treni! E tutti gli altri lavoratori non esistono; manutenzioni, biglietti, assistenza, amministrazione, ecc. sono attività non degne di essere neanche menzionate. Migliaia di professionalità cancellate in un attimo. Se volessimo entrare nel dettaglio, probabilmente, dovremmo invece studiare molto per capire cosa fanno le decine di manager come lui che non servono a far camminare i treni né tanto-meno e tenere in efficienza l’infrastruttura ferroviaria.
  • Come difendere dignità e professionalità:  Se, anche il più alto dirigente aziendale, che dovrebbe rappresentare l’Azienda all’esterno, sminuisce in modo così netto il lavoro dei dipendenti e, come difendere le ragioni sui rinnovi contrattuali, in materia di pensioni ma, in particolare sui delicati problemi delle aggressioni ai capitreno o sulla nocività del lavoro per i macchinisti, di fronte all’opinione pubblica e alle istituzioni?
  • Arroganza inaccettabile: Un comportamento arrogante e presuntuoso, ereditato dai suoi predecessori, in sintonia con i toni sempre sprezzanti di chi l’ha messo in quella posizione. Come può un dirigente con queste idee sui suoi dipendenti gestire una grande Azienda, strategica per il Paese, indispensabile per milioni di cittadini e che da lavoro a migliaia di dipendenti?
  • Lo schiaffo più forte ai macchinisti AV: Una dichiarazione ingenerosa per tutti i ferrovieri ma, l’umiliazione più forte è stata riservata ai macchinisti av, (poche centinaia rispetto alle molte migliaia che guidano gli altri treni) il cui lavoro viene irresponsabilmente sminuito, nonostante la loro particolare dedizione al lavoro e all’azienda. Vengono, infatti presi a riferimento per descrivere l’attività di guida a 300km all’ora come banale, inconsistente e di nessun pregio (i treni li guida Rfi). Ma anche i macchinisti che guidano sulla restante parte della rete (15.000 km tradizionale a fronte di 1.000 km di av) e dei capitreno che ogni giorno sono fianco a fianco dei milioni di pendolari, sono stati umiliati e denigrati.
  • Nessuna contrapposizione tra ferrovieri: Da segnalare inoltre, il tentativo di mettere in contrapposizione i lavoratori, dimostrando così anche l’assenza di capacità di gestione. Infatti, con la sua  dichiarazione, sull’importanza dell’infrastruttura per il sistema ferroviario (anche i bambini sanno che senza binari e controllo del traffico i treni non camminerebbero), invece che valorizzare le sinergie indispensabili al servizio ferroviario ha calpestato, di fronte al Parlamento, quel faticoso lavoro quotidiano.
  • Privatizzazione: Lo scopo apparente della lunga audizione, che invitiamo ad ascoltare per intero, era forse quello, di convincere il Parlamento a privatizzare tutte le imprese del gruppo, meno che RFI. Ma tuttavia, anche fosse stato questo lo scopo del suo argomentare, ciò non toglie che nelle sue affermazioni ha svelato la reale considerazione che nutre verso quelle persone che gli consentono di guadagnare il suo lauto stipendio, che deriva, in gran parte, proprio dagli incassi di quei treni che lui crede ‘telecomandati’.

  • Indifendibile: Anche ammettendo che volesse dire altro e, volendo interpretare le sue frasi infelici come un infortunio lessicale (come si sono affrettati in molti a giustificarlo), ne resta tutta la gravità considerando l’alta responsabilità professionale che ricopre, a cui sono affidate le sorti delle Ferrovie Italiane. Aveva quindi il preciso dovere di non improvvisare.
  • Il trasporto ferroviario è un patrimonio collettivo e un Bene Comune: Per queste ragioni i ferrovieri restano contrari alla sua privatizzazione, un patrimonio di inestimabile valore e di proprietà collettiva, realizzato col sacrificio e le risorse di intere generazioni di cittadini italiani. Esso serve a garantire la libertà di circolazione di persone e cose, valore di rilevanza costituzionale e funge da fattore strategico di crescita economica/culturale, per riequilibrare il trasporto modale delle merci  e le differenze sociali economiche tra le varie areee del paese. Concedere le scelte strategiche sul servizio, e lasciare che siano i futuri ingenti profitti dei privati ad orientare le scelte strategiche su investimenti, tariffe, servizi offerti ed aree servite, vorrebbe dire, per lo Stato, abdicare ad una delle sue funzioni fondamentali.
  • I bambini possono giocare con i trenini, non gli amministratori: I treni e le ferrovie sono una cosa seria, con i trenini e i binari ci si deve giocare da bambini, da grandi bisogna parlarne con cognizione di causa, ed avere sempre rispetto del lavoro altrui, soprattutto quando si dirige un’Azienda.

treno regionaliLa Divulgazione di queste dichiarazioni, avvenute durante la lunghissima audizione parlamentare, nonostante fossero già di natura pubblica non sono state divulgate, probabilmente perché gli addetti stampa si erano accorti della loro gravità e delle possibili implicazioni interne all’Azienda. Solo oggi, grazie ad alcuni dirigenti della protezione aziendale, interni al ‘palazzo’, sono state segnalate nel dettaglio e divulgate.

Recommended For You

About the Author: Pisorno