25novembre 2015 admin
La Fondazione Kennedy “benedice” l’ultimo lavoro del Piccolo Teatro, sui diritti umani. Ricavi destinati all’Unicef
Venerdì 27 e sabato 28 ore 21:15 e domenica 29 ore 17:30 presso il Centro Artistico il Grattacielo (via del Platano) la Compagnia “Piccolo Teatro Città di Livorno” porta in scena, con la regia di Luciano Lessi, le musiche originali di Roberto Sbolci e le coreografie di Valeria Delfino, lo spettacolo “Coraggio senza confini – Voci oltre il Buio” di Ariel Dorfman, ispirato al libro “Speak truth to power” di Kerry Kennedy, figlia di Robert.
Saranno presenti in sala alcuni esponenti della Fondazione Kennedy, che ha concesso al Piccolo Teatro il proprio logo.
Il libro raccoglie interviste a 51 difensori dei diritti umani, ma non è un elenco di orribili violazioni dei diritti, bensì un inno al coraggio di tante persone: noti premi Nobel come il Dalai Lama o Rigoberta Menchù, ma anche persone sconosciute, le cui voci stanno creando una storia dell’uomo e dei suoi diritti che deve essere raccontata, conosciuta e perseguita.
Questa pièce vuole iniziare lo spettatore nel viaggio evolutivo dei diritti umani attraverso la testimonianza di violenze subite e di opere compiute, raccontando di coloro che vivono e operano oggi in varie parti del mondo. Un “mondo” non lontano, se si pensa che omo-transfobia, violenza sulle donne, brutalità della polizia, maltrattamenti sui disabili mentali etc. alimentano la cronaca nera quotidiana.
Nell’impianto scenico e di luci (curato da Ephraim Pepe) l’oscurità predomina: la luce si concentra su ogni attore e attrice man mano che questi danno voce a uno dei testimoni dei diritti umani. La scena, in cui si alternano 8 attori del Piccolo (Claudia Culzoni, Dinora Mambrini, Eliana Bollino, Cristiana Ricci, Francesco Matteucci, Marco Pajetta, Michele Bernardini, Michele Pardini) e 8 ballerini di Artedanza, è chiusa sul fondo da uno schermo su cui vengono proiettate fotografie e video dei “veri” protagonisti, trasformandosi in elemento scenico fortemente evocativo e funzionale allo svolgimento drammaturgico. Fanno da contraltare, ai piedi del palco, seduti ad una tavola riccamente apparecchiata, due attori (Antonella Malanima e Ottavio Herbstritt) che interpretano le folli, ma lucide motivazioni di chi pratica la tortura, riduce ad oggetti altri esseri umani e afferma su di loro un potere di vita e di morte. In questo modo, si evitano nello spettatore una compassione momentanea, facile da rimuovere, e un orrore che porti a distogliere lo sguardo. Al contrario, si stimola un interesse attivo, con l’intento di scuotere le coscienze, suscitare sentimenti di comprensione e di identificazione e far riflettere su come il coraggio e la voglia di reagire possano nascere in chiunque si contrapponga ad un’ingiustizia o ad un abuso.