Dell’evidenza dei fatti, all’idea che il jobs act porterà benefici occupazionali

banti davide cobas pisaCon lo smantellamento delle Province sarà sempre più difficile conoscere i dati relativi all’occupazione, ci si affiderà così a Confindustria, dando per buone le loro statistiche.

7dicembre 2014 di Davide Banti, Cobas

In questi giorni ci viene detto che il decreto Poletti e il 15 nov lavoro il Jobs act aumenteranno l’occupazione. Siamo stati alcuni giorni al centro per l’impiego e abbiamo visto che, anche sul nostro territorio il lavoro manca e le decantate offerte occupazionali sono solo aleatorie, del resto a testimoniarlo è arrivato anche il  bollettino Istat del 3 dicembre.

Se guardiamo gli ultimi 3 mesi (il decreto è del 20 marzo, ma solo il 16 Maggio è entrato in vigore)  il numero di contratti a tempo indeterminato diminuisce rispetto ai trimestri precedenti.  Ma, c’è da aggiungere che, i dati Istat subiscono nella rilevazione continue modifiche e quindi anche rapportare le statistiche, è scientificamente impossibile.

Nel terzo trimestre 2014, sono 400mila contratti attivati, a fronte di 483mila licenziamenti, come si può facilmente osservare continua inarrestabile, nel mercato del lavoro, il segno meno.

Rispetto al terzo trimestre 2013, ci sono circa 26 mila nuovi contratti a tempo determinato, ma la metà di questi è nel settore della istruzione per sostituzioni e, quindi i benefici del decreto Poletti sono solo presunti e non dimostrati.

Lavoro: Istat, disoccupazione novembre sale al 12,7%Purtroppo, nonostante i dati inconfutabili, i giornali continuano ancora a dare per buone le dichiarazioni del Ministro e nell’opinione pubblica potrebbe passare l’idea che il jobs act porterà benefici occupazionali.

Prendendo in esame il nostro territorio, possiamo facilmente verificare che le cose stanno diversamente: disoccupati di lungo corso, locali ed esercizi di recente apertura che stanno già licenziando, la forza lavoro è sempre più precaria e ricattabile, in aumento anche il numero di bisognosi di casa.

Allora che senso ha insistere, nel raccontare storielle?

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