Con lo smantellamento delle Province sarà sempre più difficile conoscere i dati relativi all’occupazione, ci si affiderà così a Confindustria, dando per buone le loro statistiche.
7dicembre 2014 di Davide Banti, Cobas
In questi giorni ci viene detto che il decreto Poletti e il il Jobs act aumenteranno l’occupazione. Siamo stati alcuni giorni al centro per l’impiego e abbiamo visto che, anche sul nostro territorio il lavoro manca e le decantate offerte occupazionali sono solo aleatorie, del resto a testimoniarlo è arrivato anche il bollettino Istat del 3 dicembre.
Se guardiamo gli ultimi 3 mesi (il decreto è del 20 marzo, ma solo il 16 Maggio è entrato in vigore) il numero di contratti a tempo indeterminato diminuisce rispetto ai trimestri precedenti. Ma, c’è da aggiungere che, i dati Istat subiscono nella rilevazione continue modifiche e quindi anche rapportare le statistiche, è scientificamente impossibile.
Nel terzo trimestre 2014, sono 400mila contratti attivati, a fronte di 483mila licenziamenti, come si può facilmente osservare continua inarrestabile, nel mercato del lavoro, il segno meno.
Rispetto al terzo trimestre 2013, ci sono circa 26 mila nuovi contratti a tempo determinato, ma la metà di questi è nel settore della istruzione per sostituzioni e, quindi i benefici del decreto Poletti sono solo presunti e non dimostrati.
Purtroppo, nonostante i dati inconfutabili, i giornali continuano ancora a dare per buone le dichiarazioni del Ministro e nell’opinione pubblica potrebbe passare l’idea che il jobs act porterà benefici occupazionali.
Prendendo in esame il nostro territorio, possiamo facilmente verificare che le cose stanno diversamente: disoccupati di lungo corso, locali ed esercizi di recente apertura che stanno già licenziando, la forza lavoro è sempre più precaria e ricattabile, in aumento anche il numero di bisognosi di casa.
Allora che senso ha insistere, nel raccontare storielle?