Spesa per le pensioni. Dopo quota 100 la campagna contro il debito pubblico

E ogni anticipo dell’età previdenziale rispetto alla Fornero viene visto come una minaccia all’equilibrio di spesa.

14aprile 2019 di Federico Giusti

 

Dati alla mano non tarderanno le manovre correttive e anche gli odierni assertori della quota 100 , non diciamo tutti ma sicuramente alcuni, non tarderanno a cambiare idea dopo essere ammoniti e richiamati all’ordine dagli alfieri dell’austerità. Con l’arrivo di “quota 100” la spesa per le pensioni  crescerà di 8,6 miliardi, e nei prossimi anni crescerà di quasi 10 miliardi, almeno fino al 2021 anno in cui la quota 100 terminerà’. E poi? Sara’ terminata la fase sperimentale che anticipa la pensione a 62 anni con 38 di contributi per tutti. 

  • Nel 2022 cambieranno le cose, arriverà la quota  41 e torneremo a spendere meno. Non sono dati nostri ma le statistiche pubblicate dal Documento di economia e finanza, nel 2020 la spesa per le pensioni sarà aumentata del 3,6%, 1,6 punti in più del +2% registrato nel 2018. Non sappiamo quali scenari animeranno l’anno 2022, il rischio che si tagli ferocemente la spesa sociale non è scongiurato, anzi se l’UE lo chiederà pensiamo possibili ulteriori tagli anche alle pensioni. Intanto i numeri parlano di circa 114mila domande di pensionamento ossia il 14% in più rispetto ai primi tre mesi del 2018.
  • Le pensione in quota 100 dovrebbero essere circa 290mila lavoratori ai quali si aggiungono quanti usciranno con i vecchi parametri, perderemo 100mila posti di lavoro nel settore pubblico, 102mila tra i dipendenti privati e 88mila tra gli autonomi.

Numeri che fotografano l’aumento della spesa per le pensioni e anche per la sanità, ma cosa succederà dopo il 2021? Sarà possibile anticipare anche in futuro l’uscita dal mercato del Lavoro?

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