E.sperimenti Dance Company, al Teatro Verdi di Pisa ha presentato due creazioni innovative

Pisa, 07 maggio 2016 di Beatrice Bardelli

Quando devo scrivere di uno spettacolo di danza ho bisogno di prendere tempo. Per riflettere con calma sulle emozioni che lo spettacolo mi ha dato. Perché, più l’impatto emotivo è stato profondo, più ho bisogno di scoprirne il perché. E l’impatto emozionale che ha saputo trasmettere la compagnia GDO

Danza

E.sperimenti Dance Company che al Teatro Verdi di Pisa ha presentato due creazioni innovative -“Per…inciso” e “Convergenze”-, nelle coreografie di Federica Galimberti, Mattia De Virgilis, Francesco Di Luzio, è stato all’altezza dell’evento.

Nella Giornata Mondiale della Danza, chi ha avuto la fortuna-curiosità di essere presente, ha potuto scoprire che esiste in Italia un mondo di giovani danzatori che è riuscito a fare del proprio corpo un…poema. Nel senso più alto, ampio e complesso del termine. Con tutti gli aggettivi, annessi e connessi storicoculturali, legati al termine.

Image and video hosting by TinyPicEpico, eroico, comico, sinfonico. Ironico. Perché ogni movimento del corpo dei 9 splendidi performers della compagnia ha agito come un verso (spesso ironico) proiettato sulla scena che ha trovato un senso compiuto nell’articolazione di una strofa, di un periodo ritmico. Ed il ritmo, l’armonia, la fluidità, la con-sonanza e la dissonanza sono state le liaison che hanno marcato tutto il percorso esplorativo dei danzatori all’interno del liberatorio mondo della danza moderna. Ma di quella d’autore. Quella che sa declinarsi lungo le rive della cultura universale, quella che conserva l’impronta intellettiva dell’Uomo e che fa della “differenza” una ricchezza. Quella, infine, che sa trattare, con gli strumenti linguistici della danza, uno dei temi ricorrenti, tipici proprio dei poemi: il senso della vita.

Image and video hosting by TinyPicCosì, dopo il flash mob delle giovani allieve delle scuole di danza del territorio (Danzapiù, GaddiDanza, Papillon, Proscaenium, Studio Danza) che hanno sorpreso il pubblico nel foyer del teatro attirandolo in platea con evoluzioni sincroniche (l’azione è stata realizzata in collaborazione con GDO, membro CID UNESCO), vedere sulla scena della prima coreografia -“Convergenze”- quattro giovani danzatori (finalmente, solo maschi), belli, atletici, armoniosi ed acrobatici, ha scosso l’attenzione degli spettatori. Che purtroppo erano pochi e non riempivano neppure la metà della platea. Gran brutto segnale di ignoranza e/o preconcetto-presunzione in una città che vanta tre centri universitari di eccellenza ma che preferisce recintarsi in terreni (creduti) sicuri piuttosto che abbandonarsi al piacere della scoperta di nuovi orizzonti sensoriali.

Peccato. Perché la danza è la più antica ed alta espressione della capacità dell’uomo di armonizzarsi con lo spazio che lo circonda. Chissà se Einstein amava la danza. Credo di sì perché esiste una relazione aurea tra i movimenti della danza e la fisica della materia (il corpo del danzatore). Chi ama la scienza non può non amare la danza la cui bellezza ed il cui fascino si basano sulla perfezione delle relazioni. Delle equazioni spaziali delle proprie articolazioni in rapporto con gli altri danzatori. Per chi non ha visto lo spettacolo dal vivo, basti vedere, anzi, ammirare le foto scattate da Davide Lena ai danzatori di questa straordinaria ed effervescente compagnia under 35 per capire cosa ho tentato di dire.

Image and video hosting by TinyPic“La matematica è la struttura regale studiata dall’uomo per avvicinarlo alla comprensione dell’universo. Afferra l’assoluto e l’infinito, il comprensibile e l’eternamente ambiguo” scriveva Le Corbusier in “Le modulor” nel 1948. Ed è naturale che nella mente di un coreografo entrino in gioco, durante il suo parto creativo, la logica e la ragione attribuite erroneamente solo al pensiero scientifico in senso stretto. E limitato. Ed è proprio la matematica, quindi la danza, lo “strumento naturale per la traduzione di un’idea astratta in qualcosa di sensato e tangibile” ha scritto il coreografo inglese Wayne McGregor.

Ma diversamente da questo campione moderno del rapporto tra danza e nuove tecnologie, i coreografi dei due spettacoli presentati a Pisa e prodotti da GDO -Patrizia Salvatori hanno optato per una sinfonia di movimenti disomogenei individualmente ma sempre fluidi ed armoniosi nell’ensemble, tipici di quella danza moderna e contemporanea a cui piace spaziare per il mondo alla ricerca di nuove esperienze culturali e di stilemi diversi.

Al Teatro Verdi di Pisa, questa innovativa eccellenza italiana ha dimostrato pienamente, ed a corpo libero, di sapersi dinamizzare sulla scena spaziando dalla break dance all’hip hop, dal floorwork al Tai-chi ed ovviamente alla modern dance. L’ensemble E.sperimenti è la compagnia di punta di GDO. Formata da nove danzatori (6 uomini e 3 donne), provenienti da aree geografiche distanti tra loro (dalle Marche alla Sicilia) e con un background tecnico diverso, ha debuttato con successo in Thailandia nel 2014 per l’International Dance Festival, promosso dall’Ambasciata italiana a Bangkok, proprio con uno dei due spettacoli presentati a Pisa, “Per…Inciso”.

La prima parte della serata è stata dedicata alla presentazione di una breve creazione firmata da Federica Galimberti, “Convergenze”, che ha esplorato con un ensemble tutto al maschile (Filippo Braco, Andrea Ferrarini, Stefano Otoyo e Daniele Toti) la relazione aurea (di cui sopra) tra la musica elettronica, elaborata da Filippo Braco, e il ritmo, la potenza e la vivacità del movimento dei quattro danzatori che sono riusciti ad esprimere tutta la fragilità dell’uomo di fronte all’idea di eternità. Ne è risultato un coinvolgente gioco astratto tra luce e ritmo, tra la danza maschile ed il dinamismo gioioso di cui i danzatori sono stati “portatori offerenti” (verso il pubblico) convergendo in una precisa architettura coreografica che ha dato vita ad una pièce densa di suggestioni percussive al ritmo primitivo tipico degli stili urban e street (costumi disegnati da Noemi Intino, video & visual effects di Marco Gallo-  Imago). Sorprendente, almeno per me, la chiusura finale di una delle scene della pièce quando i quattro danzatori si sono immobilizzati sul bordo del palco disegnando nello spazio, con una studiata impostazione geometrica delle gambe, delle braccia e delle dita, piegate ognuno in modo diverso, quello che ho percepito visivamente come un…ideogramma cinese. Antico, affascinante e misteriosamente incomprensibile. Se non fosse così, poco male, perché il vero senso dello spettacolo ha fatto centro in pieno regalando agli spettatori fortissime sorprese, scatti improvvisi di ammirazione e piacevolissime emozioni che solo un grande spettacolo sa dare.

Diversamente articolato ma sempre culturalmente ed emozionalmente coinvolgente il secondo spettacolo della serata, “Per…Inciso”, che ha visto sulla scena 7 danzatori-interpreti (4 uomini e 3 donne) tra cui i 3 coreografi dello spettacolo: Federica Galimberti, che ha curato anche il coordinamento coreografico, Mattia De Virgilis, Francesco Di Luzio. Insieme a loro, gli altri compagni di questo effervescente viaggio in danza (Filippo Braco, Andrea Ferrarini, Eleonora Lippi, Silvia Pinna), sotto le luci di Angelo Cioci – STCT e dentro i costumi creati da Luciana Strata. E’ stata la musica dei grandi cantautori e interpreti italiani – da Modugno a Guccini, da De Andrè a Gaber, da Capossela a Jovanotti fino all’indimenticabile Gianmaria Testa, precocemente scomparso il 30 marzo scorso – a fare da sfondo a “Per… Inciso. L’Italia vista attraverso la voce dei suoi cantautori dagli anni ’60 ad oggi”. Commentato dalla voce narrante di uno dei danzatori, lo spettacolo ha voluto stimolare una serie di riflessioni sul concetto di libertà, soprattutto sulla “libertà di espressione” senza la quale non esiste né libertà creativa né tanto meno libertà democratica e di partecipazione. “La libertà non è star sopra un albero / non è neanche avere un’opinione / la libertà non è uno spazio libero, / libertà è partecipazione” è risuonata alta e sempre emozionante la canzone-manifesto di Giorgio Gaber. E con un ritmo coinvolgente ed un linguaggio gestuale intenso e vivace i 7danzatori hanno fatto vibrare tutte le corde sensibili degli spettatori che sono stati invasi da una ir-refrenabile voglia di alzarsi dalle poltroncine e mettersi a ballare insieme a loro. Demiurghi dalla scena. Perché la libertà, come l’arte, la musica e la danza sono beni preziosi e la loro esistenza non va mai data per scontata. Vanno sempre salvaguardati dall’ignoranza e dal furore iconoclasta di chi divide il mondo con l’accetta: da una parte l’utile da una parte l’inutile. Naturalmente secondo un unico parametro, quello economico-finanziario.

Uno spettacolo che è piaciuto decisamente a tutti, giovani e meno giovani perché ha puntato ad unire il passato della tradizione con la modernità dell’innovazione. Così, sulla scena si sono avvicendati nella interpretazione dei danzatori quei passaggi musicali che hanno raccontato la storia di cinque generazioni, dai primi anni ’60 fino ad oggi, e che hanno fatto rivivere nelle parole, nelle atmosfere e nelle emozioni, quasi sessanta anni della nostra storia. Con un linguaggio sempre energetico e frizzante, leggero ed ironico, fresco e raffinato che ha fatto apprezzare questa giovane ensemble di qualità anche all’estero, nelle numerose tournée che li ha portati in giro per il mondo, dagli Stati Uniti alla Russia, dal Brasile alla Thailandia, dalla Giordania alla Palestina.

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