“Sappi che tutte le strade, anche le più sole
hanno un vento che le accompagna
E che il gomitolo, forse
non ha voluto diventar maglione
Che preferisco non imparare la rotta
per ricordarmi il mare”
30 Marzo 2016, di Michele Faliani
Gianmaria Testa se n’è andato. Se n’è andato in punta di piedi, nello stesso modo con il quale faceva musica.
Nello stesso modo con il quale è entrato nella mia vita, quando qualcuno mi prestò “Da questa parte del mare” una domenica pomeriggio di dieci anni fa, e fu subito amore. Amore per quelle piccole storie di ordinaria umanità, quelle storie popolate di migranti, di contadini, di mendicanti e di donne che fanno la fila per essere assunte a giornata a Porta Palazzo. Ha perso la battaglia contro il cancro, Gianmaria. Di tanto in tanto, negli ultimi due anni, dopo che aveva dovuto annullare tutte le date del tour europeo, faceva capolino sulla sua pagina Facebook, scrivendo -e talvolta anche pubblicando piccoli video- che le cure stavano andando avanti e che dopo un po’ di riposo avrebbe ripreso l’attività live. A novembre era addirittura salito sul palco del Blue Note di Milano, durante un concerto di Mauro Ermanno Giovanardi, per cantare “Anche senza parlare”. Quella rimane la sua ultima esibizione dal vivo. Chi lo ha incontrato negli ultimi mesi e gli chiedeva quando sarebbe tornato sul palco, si sentiva rispondere “Presto, puoi contarci”. Purtroppo non è stato così. Gianmaria ci ha lasciato a 57 anni. Dopo 9 dischi meravigliosi e un’attività live che lo ha visto calcare i palchi di tutta Europa.
Non starò qui a dire che era più famoso in Francia che in Italia, e dei concerti sold-out all’Olympia; a dire che per anni ha svolto l’attività di cantautore parallelamente a quella di capostazione; a parlare ancora della lettera a Repubblica in cui annunciava pubblicamente la sua malattia. C’è Wikipedia per questo
Io mi voglio ricordare che ogni volta che ci incontravamo mi diceva di tagliarmi il pizzetto, che secondo lui mi invecchiava.
Mi voglio ricordare quella lunga chiacchierata sulla politica italiana alla fine dello spettacolo “Italy” con Giuseppe Battiston.
Mi voglio ricordare quando mi diceva “Ci sto ancora lavorando, ma stai tranquillo che esce” quando gli chiedevo quando sarebbe uscito il suo album di cover.
Mi voglio ricordare che era, come scrive sua moglie Paola oggi sulla sua pagina ufficiale, “uomo dritto, padre, figlio, marito, fratello, amico.”
Mi voglio ricordare di quando abbiamo cominciato a cercare di trovare un modo per fare un concerto all’Aurora. Mi ricorderò tutte le sue parole, tutte le sue note. Che mi faranno compagnia per sempre.