El Diccionario: la forza liberatoria delle parole

teatro-villatorlonia-romaNell’incantevole cornice del teatro di VillaTorlonia a Roma, sabato 17 settembre, è andato in scena El Diccionario, spettacolo teatrale di Manuel Calzada Perez, regista spagnolo insignito del Premio Nazionale di Spagna per la letteratura drammatica nel 2014, interpretato da Liliana Garcia Sosa, Nestor Cantillana e Jose’ Secall Parada e organizzato a cura dell’ Ambasciata del Cile in Italia

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maria-fernando20settembre 2016 di Serena Campani

Lo spettacolo, penultima rappresentazione della tournée italiana, che ha riscosso grandi successi di pubblico e critica, ha ripercorso la storia vera della bibliotecaria, lessicografa e dizionarista spagnola Maria Moliner, una donna che ha avuto il coraggio e la tenacia di creare un proprio dizionario per correggere e migliorare quello della Real Accademia Espanola.

el-diccionario-mariaUn’opera intensa, emozionante,  che nell’arco di un’ora e mezza ha catapultato gli spettatori nella Spagna Franchista,  al fianco di Maria Moliner, personaggio dall’altissimo valore morale e culturale, ma anche donna alle prese con la quotidianità del rammendare i calzini, preparare il pranzo domenicale e accudire il marito e i figli. Una donna colta, laureata in Lettere e Filosofia, “rossa”, repubblicana, e per questo giudicata pericolosa dal regime Franchista: Maria venne fortemente punita, degradata nel lavoro, in quel processo di epurazione da cui passarono tutti i dipendenti statali in Spagna, compreso suo marito, insigne fisico nucleare, al quale venne tolta la cattedra all’Università.

Eppure Maria non si dette per vinta e il suo supremo atto di ribellione riguardo’ la lingua. Convinta dell’importanza liberatoria delle parole, dedico’ tutta la sua vita alla scrittura di un dizionario d’uso della lingua spagnola, dove i termini venissero spiegati in maniera semplice ma organica, in modo da essere comprensibili a tutto il popolo.

“Donna. Persona. Femmina”. In Maria troviamo la contraddizione che vivono le donne del nostro tempo: la dicotomia tra l’amore per il proprio lavoro e il desiderio – o la necessità? – di svolgerlo con dedizione da un lato e la costante richiesta di essere presenti in famiglia, nel prendersi cura dei mariti e dei figli dall’altro. Accanto a Maria troviamo Fernando, il marito un po’ scorbutico ma presente e affettuoso. I due coniugi hanno condiviso l’atroce dolore della perdita di un figlio ma sono anche legati dallo stesso credo politico.

Maria è malata. Durante lo spettacolo, in cui si intrecciano, oscillando tra passato e presente, molteplici piani narrativi, si incontra in varie occasioni il medico della donna, che riveste un ruolo-chiave nella vicenda. La nostra Maria ha una malattia che progressivamente le toglierà proprio la parola, fino a portarla alla morte, avvenuta nel 1981 – all’età di 81 anni-,  sopravvivendo alla fine del Franchismo.

Di eccezionale livello gli attori. La protagonista, l’uruguaiana Liliana Garcia Sosa, intensa e coinvolgente, ha accompagnato lo spettatore attraverso un racconto doloroso ma al contempo divertente, in cui ad alti toni drammatici si sono alternate battute ironiche dal gusto dolce-amaro. Un plauso anche ai co-protagonisti, entrambi attori cileni di rilievo e dalla suggestiva presenza scenica. La bravura dei tre attori è stata tale che lo spettacolo, recitato totalmente in lingua spagnola, con sottotitoli in italiano, è risultato fresco, godibilissimo e carico di tensioni emotive, sfociate nel lungo applauso finale.

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