Elezioni. Intervista allo storico ed economista Ennio Succi, sulle prospettive  dell’area costa toscana

Nella foto, Ruggero Morelli

Nel cammino in vista delle elezioni politiche,  comunali e regionali, ho chiesto per primo a Fabio Canaccini e poi ai giovani di ”Uninfonews” di parlare del futuro della nostra città e dell’area della costa toscana. Quali priorità per la rinascita e lo sviluppo. Oggi raccolgo la visione del dr. Ennio Succi, storico ed economista, che mette al centro gli accordi programma di Piombino e Livorno.

17gennaio 2017 di Ruggero Morelli

Nella foto, Ennio Succi

”Parto con queste considerazioni del Sindaco Alessandro Cosimi nel suo discorso di fine mandato alla stampa nel dicembre 2013, perché mi pare giusto considerare che Livorno s’è fermata a quella data e che l’eredità decennale dell’allora Sindaco meriti il posto giusto nella storia e nella politica della nostra Città.

[…] Il Comune non può essere ‘il tutto’ e su questo la politica bisogna che si confronti, perché non ci sono più soluzioni che determinano in una località̀ condizioni diverse dal contesto nel quale ci si muove. […] Affrontiamo il tema del presente disgiungendolo dal futuro, perché se si dice che alcune questioni nella gestione sono un problema, bisogna affrontare il problema insieme a chi ha la gestione. […] Discutere del merito e non di quello che si presume stia sotto alle cose. […] Tutti noi abbiamo una funzione didattica e una responsabilità sociale. Quando apriamo certi scenari, poi si aprono scenari che non sono commensurabili. […] Fare con il proprio e rimboccarsi le maniche, con la forza e la voglia di guardarsi dentro per risolvere i problemi che non sono situazioni negative del passato, ma strutturazioni di abitudini che oggi vengono a finire. […] La città deve avere più internazionalità, è meglio per tutti. Entro il 2030 il traffico dei RORO e delle merci aumenterà del 50%. Se lo dice l’UE e tutti si attrezzano non si può pensare che tutti sbaglino. Basta avere paura e spargerne a piene mani, perché essa fa diventare luddisti, non si spacca il telaio, si deve guidare l’ultima versione del telaio perché sarà l’unica maniera per produrre qualità. […] L’università, è aggiungere sapere ai prodotti che facciamo. […] Abbiamo gestito un’ordinata ritirata, non cedendo di un millimetro dall’idea redistributiva socialdemocratica che ci pervade. Un’idea forse un po’ abbandonata di dare occasioni a tutti. […] Occorre considerare la dimensione macroeconomica minima per la dimensione dei problemi.

Detto questo, mi soffermo solo su un punto che ha un valore di medio-lungo periodo, ‘l’accordo di programma’. Livorno ha perso oltre tre anni con il non governo pentastellato, è sola, impoverita, ha fame di lavoro, di finanziamenti e di serena convivenza. Il suo tessuto civile è stato compromesso, quindi il lavoro è il primo antidoto e le risposte, purtroppo, non possono essere immediate, perciò l’insegnamento di Cosimi del ‘Fare con il proprio e rimboccarsi le maniche, con la forza e la voglia di guardarsi dentro per risolvere i problemi che non sono situazioni negative del passato, ma strutturazioni di abitudini che oggi vengono a finire’ urge con estrema virulenza. L’accordo di programma è uno strumento appositamente creato attraverso il Ministero dello Sviluppo Economico per stanziare i fondi nelle aree che sono state classificate ‘aree a crisi complessa’. Esse, cioè, sono aree industriali, come quelle della provincia di Livorno, dove la crisi ha prodotto effetti ulteriormente gravi sulle crisi normali, per le quali c’è bisogno di uno strumento straordinario. Purtroppo, grazie a questa eccezionalità è stato possibile realizzarlo, in quanto significa che siamo in una crisi fuori dal normale. Guardando le opportunità che offre l’accordo di programma a chi voglia progettare un minimo di futuro, notiamo che non vi è soltanto la disponibilità di risorse finanziarie per sostenere nuovi investimenti che generino posti di lavoro e supporto alle amministrazioni per una pianificazione rispondente a questi obiettivi, ma consente di velocizzare anche le procedure, le normali istruttorie, cioè la farraginosità burocratica, andando molto più spediti rispetto alle consuete normative e questo, nel caso nostro, è assolutamente utile.

Quando si dice nostro si intende ovviamente un’area più ampia di quella che è la città, nella fattispecie Livorno, Collesalvetti, Rosignano e Piombino, ma anche più in generale tutta l’area della fascia costiera. Se riflettiamo ci accorgiamo che parecchie occasioni di lavoro, scaturenti dai nuovi investimenti, ritardano a venire per la lunghezza delle procedure. Gli esempi più famosi a Livorno sono la darsena Europa, i bacini di carenaggio, il porto turistico, per non parlare del porto crociere.

Piombino ha avuto il riconoscimento dell’accordo di programma un anno prima di noi e, quindi, ha avuto la possibilità di realizzare le infrastrutture nuove, tanto da far divenire il suo porto non più quello di cinque anni fa, potendo avere fondali addirittura di 20 metri e nell’opinione diffusa dagli studi economici, l’accordo di programma è stato un fattore che ha  sviluppato non solo le diversificazioni delle acciaierie, ma ha potuto realizzare il polo per la rottamazione delle navi, grazie al quale tutto il naviglio dismesso, specialmente quello militare, potrà affluire nel polo di Piombino per essere demolito, affinché́ il materiale ferroso scaturente sia utilizzabile per altre finalità̀ industriali. Oltre a questo c’è stata una richiesta di investimento da parte della General Electric, cioè la Nuova Pignone, che ha fatto istanza di procedura alla vecchia Autorità Portuale con la relativa risposta positiva. Chiarito questo, sarà fuorviante accendere aspettative che poi non trovino riscontro parlando incondizionatamente di nuovi posti di lavoro, peggio ancora annunciare cifre a sproposito. Si tratta, invece, di ricondurre l’analisi ed il confronto a fatti concreti e alle attività di pianificazione che sono in corso.

Un’altra specifica utile circa l’accordo di programma è che ciascuna area riconosciuta, nell’ambito dello stesso, deve elaborare attraverso gli enti locali territoriali e con l’aiuto di Invitalia, una società del MISE, un piano di reindustrializzazione e di riconversione industriale. Quindi, siamo davanti ad un progetto di sviluppo finalizzato a vedere ciò che si può consolidare nell’industria esistente e come poter riconvertire quella matura. Salta subito agli occhi che la prima cosa necessaria è la formazione e infatti sono previsti in tutti e due gli accordi – Livorno e Piombino – notevoli risorse per la formazione, al fine di formare o riqualificare la forza lavoro, per quelle attività necessarie a nuove intraprese. Questo diviene un volano importante di sostegno per quelle migliaia di lavoratori presenti nella nostra provincia che per gli esiti nefasti della legge Fornero si trovano senza sostegno al reddito essendo cessate le attività del precedente datore di lavoro. Sulla formazione si sta e si deve continuare a procedere con un lavoro meticoloso, già in atto con il Comune di Piombino, ormai da tempo e quelli di Rosignano e Collesalvetti, registrando un ritardo notevole con quello del Comune di Livorno, per fare dei piani globali, abbandonando il consesso tradizionale del bando e dei corsi spezzettati, pianificando e programmando, invece, una attività̀ di docenza e di orientamento mirata alle risorse professionali che possono essere utili nei progetti che si andranno a realizzare: nella logistica, nella portualità, nella cantieristica ed in ogni caso nel manifatturiero.

E’ il principio che Cosimi citò nel suo ultimo intervento di fine anno da Sindaco: “L’università è aggiungere sapere ai prodotti che facciamo”. Un principio da applicare nel nuovo riassetto industriale da elaborare partendo da ciò che c’è, con tutto ciò che ne segue.

A questo proposito  va ricordato  che le attività̀ aventi un maggior tasso di assorbimento di mano d’opera sono costituite proprio dal manifatturiero, da cui si evince lo sbaglio della crociata industria piuttosto che turismo, o viceversa, in quanto i fondamentali dell’economia dicono che per avere un terziario forte di servizi, turismo, commercio, eccetera, ci vuole un secondario che produca reddito. Senza reddito il terziario non decolla. Se ci impegniamo a trovare le ragioni di maggiore integrazione fra industria manifatturiera e dei servizi e il terziario presente nella filiera che ne scaturisce, può darsi che ne derivi qualche vantaggio in più.

L’ accorpamento dei vari porti, ha determinato che in Toscana l’unificazione  di Carrara con quello di La Spezia strida parecchio, determinando una confusione dei ruoli dei soggetti che dovranno intervenire nella nuova tipologia di area in cui le autorità portuali-di sistema così costituite vengono ad operare. Per il bene di Livorno dovrà essere sottolineato che le identità dei territori di Carrara e di Livorno sono del tutto evidenti:

  1. sono territori portuali;
  2. sono territori che si stanno misurando con uno dei vincoli storici più pesanti per lo sviluppo economico, che è la bonifica dei siti industriali;
  3. vi sono analogie con i problemi infrastrutturali, per cui il valore aggiunto di avere problemi comuni darebbe possibile creazione ad attività di contenimento crisi e di sviluppo, nonché scioltezza di procedure per tutta la Regione Toscana.
  • Ritornando al porto, il progetto della Darsena Europa è sicuramente il fulcro dello sviluppo di una fascia molto più ampia all’interno della regione Toscana. L’accorpamento con Piombino è un valore aggiunto certo, che sarebbe stato più completo anche con Carrara, ma in ogni caso, stante così le cose, avremo una multidisciplinarietà̀ di tipologie di traffico che vanno dai contenitori ai passeggeri, dalla cellulosa alle rinfuse, per non parlare delle autostrade del mare che sono i traffici che ci vedono all’avanguardia in Italia per i Roll-on/roll-off.
  • Tornando al tema che più sta a cuore all’opinione pubblica e cioè̀ quello di quanti posti di lavoro possono venir fuori, dove e quando,  non si possono lanciare numeri a caso, e così dovrà̀ essere. Sarà preferibile parlare degli obiettivi dei nuovi investimenti, considerando anche che nel piano di reindustrializzazione di Livorno e di Piombino sono indicati anche i centri di sviluppo analoghi per le due città: la formazione, la puntualità e la logistica, cui si aggiunge per Livorno la componentistica auto e l’energia per Piombino.

Fatto questo breve quadro, una delle leve principali è rappresentata dal riassetto complessivo dello sviluppo economico del territorio nella quale interviene un’altra considerazione, quella del dialogo istituzionale. In questi anni abbiamo registrato che questo interloquire è raro o addirittura inesistente, in quanto alla situazione di crisi straordinaria non corrisponde un cambio di passo nelle procedure e nella pianificazione e la Darsena Europa è lì a dimostrarlo con l’aggiudicazione dei bandi. Quindi, ad una crisi complessa si continua a rispondere con una ordinaria amministrazione, un controsenso da abbattere perché́ ciò̀ annulla le potenzialità̀ e il valore della rappresentanza e del coordinamento. Deve essere naturale, per i tempi che corrono, abbandonare le visioni municipaliste e pensare ad un territorio come se fosse una grande holding, dentro la quale ci sono una serie di società̀ ove la holding di territorio potrebbe essere rappresentata dalle amministrazioni comunali rientranti in una geografia, che dovrebbe essere risolutivamente almeno l’area vasta di Livorno-Pisa- Pontedera.”

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