Eredità del Novecento. Due esposizioni per un’idea di museo.

L’inaugurazione, lo scorso fine settimana, di “Eredità del Novecento. Arte e design nelle collezioni civiche di Livorno” prosegue la fila di una serie di mostre, conferenze, studio sull’arte che vedono Livorno attiva all’interno dei più ampi progetti Regionali di “Toscana ‘900” e “Cantiere Toscana Contemporanea”.

7 settembre 2015 di Anna Rita Chiocca

Franco Grignani, Progetto- Struttura. Metodologia del design, manifesto della mostra, 1975.
Franco Grignani, Progetto- Struttura. Metodologia del design, manifesto della mostra, 1975.

Il progetto espositivo “Eredità del Novecento. Arte e design nelle collezioni civiche di Livorno” è una mostra divisa in due sezioni realizzata all’interno del più vasto progetto Piccoli Grandi Musei promosso dalla Regione Toscana e Ente Cassa di Risparmio di Firenze condivisa con l’Amministrazione Comunale.

La sezione allestita negli Spazi espositivi della Fondazione Livorno, a cura di Antonella Capitanio, completamente dedicata al design, ripropone il materiale documentale, le opere e i progetti dell’esposizione “Progetto struttura: metodologia del design” del 1975; la sezione dedicata all’arte, a cura di Mattia Patti, allestita ai Granai di Villa Mimbelli ripropone una selezione delle opere acquisite in occasione del “Premio Modigliani” e i materiali delle mostre programmate nell’ambito di “In progress”, prima e unica biennale con cui si era aperta la storia del Museo Progressivo d’Arte Contemporanea Città di Livorno, nel 1974. Le due mostre rappresentano i capitoli di una stagione di ricerca e studio, della volontà di aggiornare le collezioni civiche tenendo conto, in quel momento, delle più attuali esperienze artistiche, del dibattito nazionale e internazionale attorno alle nuove pratiche.

Claudio Parmiggiani, Delocazione, 1971, anilina su tela emulsionata con gancio in ottone, 107x85
Claudio Parmiggiani, Delocazione, 1971, anilina su tela emulsionata con gancio in ottone, 107×85

Nell’immediato secondo dopoguerra la città di Livorno attraverso il “Premio Amedeo Modigliani”, che si tenne tra il 1955 e il 1967, iniziò una campagna acquisti di opere d’arte. Le sue due ultime edizioni portarono alla città dei lavori straordinari, così il comune decise di dar vita ad un nuovo museo.

Il progetto di Villa Maria nacque in collaborazione di un qualificato gruppo di curatori – Vittorio Fagone, Lara Vinca Masini e Aldo Passoni – e prese forma con la I Biennale del Museo Progressivo di Arte Contemporanea Città di Livorno 1974/75. Le opere donate o acquistate a prezzo simbolico, permisero di fotografare in maniera ampia e articolata la situazione artistica italiana alla metà degli anni Settanta.

La parte del progetto dedicato al design allestita negli spazi espositivi della Fondazione Livorno, in Piazza Grande, a cura di Antonella Capitanio, ripropone in una mostra ragionata il materiale documentale, le opere e i progetti dell’esposizione del 1975 “Progetto struttura: metodologia del design” a cura di Vittorio Fagone e Lara Vinca Masini, che a sua volta venne inclusa nel calendario della I Biennale d’Arte Contemporanea organizzata dall’allora Museo Progressivo. Il progetto proponeva un’esposizione programmaticamente didattica e divulgativa, caratterizzata da un percorso eterogeneo di work in progress, disegni, prototipi, ricerche pure, studi esplicativi affiancati alle opere finite del gruppo di ricerca Exhibition Design composto da Mario Bellini, Giulio Confalonieri, Silvio Coppola, Franco Grignani, Bruno Munari e Pino Tovaglia.

Silvio Coppola, prototipo sedia Gru, 1969, tubo in acciaio, 70x50x33
Silvio Coppola, prototipo sedia Gru, 1969, tubo in acciaio, 70x50x33

Tra gli oggetti esposti la “Divisumma 18”, progettata da Mario Bellini per Olivetti, proveniente dal Museo degli strumenti per il calcolo di Pisa, “Abitacolo” di Bruno Munari, proveniente dai Granai di Villa Mimbelli e il “Prototipo della sedia Gru” di Silvio Coppola.

Queste opere, esposte nella mostra “Italy: The New Domestic Landscape” del 1972 a cura di Emilio Ambasz al Museum of Modern Art di New York, testimoniano di una stagione straordinaria per il design italiano, che in quegli anni aveva visto la sua consacrazione internazionale.

In mostra sono presenti inoltre elaborazioni grafiche, testimonianze dell’iter progettuale delle varie opere, manifesti, progetti di caratteri tipografici, dallo schizzo alla tavola.

Per una continuità di ricerca sul design a cui questo tipo di progetti dovranno, è plausibile, dare respiro, è interessante sottolineare che l’allestimento è stato affidato allo studio di architettura 70m2 di Livorno, che da qualche anno propone nei suoi locali progetti di design contemporaneo e mostre. Un confronto critico attraverso allestimenti con materiali poveri o di recupero in linea con la progettazione di un design sostenibile.

Negli spazi dei Granai di Villa Mimbelli, le opere esposte sono una selezione di quelle acquisite nell’occasione del “Premio Modigliani” dal 1957 al 1967 e alcuni nuclei di opere rappresentative della “I Biennale d’Arte Contemporanea” organizzata dall’allora Museo Progressivo che si tenne nel 1974/75.

Mario Isgrò, Alma, 1967-69, acrilico su tela, 130 x 350
Mario Isgrò, Alma, 1967-69, acrilico su tela, 130 x 350

L’esposizione a cura di Mattia Patti, permette uno sguardo più ampio sulla stagione artistica passata e sul progetto del Museo Progressivo.

Opere di Eduardo Arroyo, Paolo Baratella, Fernando De Filippi, Titina Maselli, Tancredi Parmeggiani, Concetto Pozzati, Mario Schifano, Giangiacomo Spadari, Emilio Tadini, Riccardo Guarnieri, Claudio Olivieri, Guido Stazza, Valentino Vago, Claudio Verna, Gianfranco Zappettini, Claudio Gastini, Giorgio Griffa, Emilio Isgrò, Fabio Mauri, Claudio Parmeggiani si innestano, riaprendo il discorso critico e i nuovi sviluppi, con l’esposizione della sala rossa al piano terra di Villa Mimbelli, che ospita opere del secondo Novecento provenienti dalla collezione di Villa Maria. Sono opere di Arnaldo Pomodoro, Enrico Castellani, Attilio Pierelli, Mario Radice, Mauro Reggiani e forse l’opera più monumentale “Il grande rettile”, 1967, di Pino Pascali.

Livorno storicizza il suo passato recente, una ricognizione nel contemporaneo puntuale e aggiornata è necessaria.

In questo senso “Livorno in Contemporanea” sezione labronica di “Cantiere Toscana Contemporanea”, coordinato dal Centro per l’Arte Luigi Pecci di Prato, soggetto indicato dalla Regione a prendere in considerazione idee provenienti dal territorio con la finalità di portare fuori dall’edificio museale progetti d’arte contemporanea che contaminino il territorio regionale, rappresenta un primo passo.

E’ auspicabile un maggiore focus sulle ricerche dell’arte oggi attraverso il coinvolgimento degli attori più aggiornati, artisti e i professionisti in materia che della sostenibilità, dell’instabilità sociale e politica, della frantumazione dell’identità fanno ricerca. “Livorno in Contemporanea” è uno dei primi passi in questa direzione.

Entrambe le mostre sono ad ingresso gratuito e rimarranno aperte fino al prossimo 31 ottobre.

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