15settembre 2015 di Francesco Renda
Sarà capitato spesso ed a molti lettori, di assimilare il senso profondo delle immagini nell’apprendere una notizia, tanto da poter cambiare opinione sulle ragioni o su taluni avvenimenti, fino a mutare radicalmente il proprio consenso, nei confronti di determinate politiche
Quanti non hanno provato un senso di colpa e/o di impotenza di fronte all’immagine del piccolo corpo di Aylan disteso sulla spiaggia e senza vita? E quanto è mutato subito dopo il tenore delle esternazioni dei leder europei? Tanto possono le immagini e tanto ne può essere influenzata l’informazione.
Siamo talmente assuefatti al loro potere, fino al punto estremo di avvertire addirittura difficoltosa la comprensione di una notizia se priva di loro supporto, che ci catapulta nell’umanità (o disumanità) del loro contesto, che attiva in noi il processo di immedesimazione ed empatia nei confronti dei loro protagonisti.
Questa è la realtà nella quale siamo immersi, ma un altro elemento sta lentamente prendendo piede nel contesto dell’informazione, con effetti pericolosamente distorcenti della realtà, forse ancora maggiori di quello delle immagini. Lo spazio “virtuale” dell’informazione, naturale conseguenza dell’individualismo utilitarista, vigente in politica come altrove, e della comunicazione 2.0 in base al quale, la notizia non è più frutto della realtà ma viceversa. Non a causa del simpatico vizio della sua manipolazione od omissione, comunque ancora molto praticato, ma semplicemente della traslazione delle nostre azioni come individui o collettività, dallo spazio reale a a quello virtuale.
Il modo di raccontare il mondo, non può quindi che accogliere la nuova lente deformante, di cui tener conto, che influenzerà l’informazione. Mi si perdoni la partigianeria, ma questa è la censura 2.0 della quale è vittima anche il Partito della Rifondazione Comunista. Dove risulta innegabile il persistere di un intento “politico censorio”, nei confronti di una rappresentanza politica portatrice di un’idea di società e di economia alternativa a quella esistente, ma tant’è… che ci siamo ormai adeguati.
Ma, c’è dell’altro…
E come in astrofisica, dove l’esistenza dei buchi neri si desume dai loro effetti gravitazionali sulla realtà circostante, così si arriva all’effetto, parossistico, di desumere l’esistenza di Rifondazione Comunista dagli effetti delle proprie scelte sui soggetti a lei contigui, senza tuttavia mai menzionarla esplicitamente. E così, il progetto del soggetto unico a sinistra lo si cerca di far diventa in un affare secondario tra Vendola Civati e Fassina e non un processo storico che matura tra la società, pur nelle mille contraddizioni e difficoltà. Ma vale la pena osservare come il 2×1000 ai partiti politici, è risultato un fiasco, tranne in poche eccezioni (quali?). Gli slogan e le pratiche del M5S? roba già vista e, che non hanno inventato loro (chi allora?)
Rifondazione Comunista è un Partito “reale”, con sedi e circoli in tutto il territorio nazionale e non solo, che ha raccolto la fiducia di oltre 43.000 contribuenti nella destinazione del 2×1000, molto di più di altri presenti in Parlamento.
Che in tutta Italia ha allestito feste, sostenuto vertenze (anche e soprattutto senza bandiere, sic.) e composto da persone che certo non hanno fatto della politica la propria professione. Un Partito pericoloso e non costruito ad hoc per giustificare la legittimità della permanenza al potere di altri…
Il tutto a fronte del grande inganno mediatico dove non è più rappresentata la realtà ma, una percezione eterodeterminata imposta all’immaginario collettivo.
Questa l’informazione in tempi di antipolitica e Kaste (più o meno potenti), di cui siamo (chi più ci meno) in qualche misura corresponsabili. L’abbiamo alimentata ogni volta che abbiamo preferito postare su Facebook o cinguettare su Twitter, piuttosto che scendere in strada o decidere di contrastare l’abuso/l’ingiustizia lottando in prima persona, magari perché convinti che nessun’altro avrebbe sposato la nostra lotta. L’abbiamo anche accettata quando abbiamo ceduto alla scorciatoia abulica “dell’uno vale uno” con un Laptop, piuttosto che l’impegno attivo e militante della Sezione/Circolo del Partito.
In sostanza con l’inganno mediatico di questo ultimo ventennio, sono riusciti a creare le basi culturali e a convincerci o che la realtà esistente è immutabile e/o comunque il male minore, ma siamo ancora in tempo per riprenderci la nostra Democrazia e dare un senso al nostro stare insieme, ma poiché il tempo non gioca mai a favore dei soggetti deboli occorre fare presto, o davvero potrebbe essere troppo tardi. Perché volenti o nolenti saremo comunque governati, a prescindere.