Il 30 luglio 2013 arrivava al largo delle coste livornesi il rigassificatore della OLT. Lo avevamo fortemente contestato perché pericoloso, dannoso per l’ambiente e inutile. Avevamo ragione.

OLT 30Luglio Dal Comitato contro il rigassificatore  V.L.

Avevamo contestato le promesse che venivano fatte:  salvezza del Cantiere, nuova  occupazione, bollette  meno care, metanizzazione della centrale ENEL. Tutte bufale  avevamo detto, tutte bufale si sono  dimostrate.

Ad un anno di distanza è possibile fare un primo bilancio. Avevamo detto che il terminale  OLT era inutile  perché di gas in Italia ne arrivava fin troppo ed infatti in un anno il  rigassificatore non ha lavorato  neppure una nave, se si escludono i tre allibi di prova fatti  dalla LNG Leo, noleggiata da uno dei soci della  OLT, la tedesca E.On. Il rigassificatore  giace in attesa di non si sa cosa. Alla OLT dicono che nel 2016  cominceranno a lavorare.  Forse. La vera speranza della OLT e dei suoi soci è che una improvvisa crisi  internazionale provochi una crollo energetico talmente grave da spingere qualche società importatrice  a trovare conveniente l’utilizzo del  terminale di Livorno. Solo la guerra, in Ucraina o in Libia o chi sa  dove altro, può salvare questo fallimentare progetto. E si deve trattare di una guerra lunga e disastrosa, perché di profitti la OLT ne dovrà fare tanti per rientrare dei 900 milioni, ma forse sono anche di più, spesi per realizzare l’impianto e la conduttura sottomarina. Senza contare i soldi necessari alla manutenzione di un aggeggio che da un anno non funziona ma che va tenuto in efficienza in attesa di un cliente che, forse, arriverà.

Dal nostro punto di vista il fallimento della OLT non può che farci piacere: se non altro abbiamo evitato il rischio di qualche disastro al momento dell’allibo fra gasiera e terminale; abbiamo evitato che il cloro necessario a tenere in efficienza le serpentine del rigassificatore durante la lavorazione del gas formasse grandi quantità di composti organici clorati che, una volta immessi in mare, avrebbero prodotto gravissimi danni per la fauna e la flora acquatica e messo a rischio la salute della popolazione costiera.

Il problema è che da mesi esiste il rischio concreto che il governo dichiari l’impianto di Livorno, “strategico” per l’interesse nazionale e quindi lo faccia ricadere fra quelli il cui mancato utilizzo provochi l’innesco di quel “fattore di garanzia” che non è altro che un intervento delle finanze pubbliche a sostegno di impianti non utilizzati. Superfluo dire che il sostegno pubblico ricadrebbe sulle bollette del gas pagate dai cittadini. Sarebbe paradossale che il governo sostenesse finanziariamente un impianto pericoloso, dannoso e inutile come quello di Livorno: come si può definire strategicamente rilevante un terminale che in un anno non è stato capace di importare una goccia di gas?

Per questo invitiamo tutta la popolazione a sostenere la lotta del Comitato contro il rigassificatore: sarebbe una beffa se l’impianto fosse fatto pagare ai cittadini dopo che a questi ultimi è stato imposto in barba ad ogni convenzione internazionale sulla partecipazione (Aarhus) e dopo che si arrivò a negare addirittura la possibilità di un referendum sia pur consultivo sull’argomento.

Sarebbe una beffa anche considerato che Livorno ha recentemente sottoscritto l’accordo sul Santuario dei cetacei: che senso avrebbe finanziare con i soldi pubblici un impianto killer dir quel mare e di quella fauna ittica che si dice di voler preservare?

 

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