Il 4 Novembre e la retorica militarista

romboli-1Anche quest’anno per il 4novembre dovremo sopportare tutta la retorica militarista della Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate.

4novembre 2016 da Stefano Romboli, Buongiorno Livorno

Istituita nel 1919 è l’unica “festa nazionale che abbia attraversato le età dell’Italia liberale, fascista e repubblicana”: come se niente fosse cambiato nel frattempo. I quattro anni della Prima Guerra Mondiale videro la repentina applicazione delle nuove tecnologie a fini bellici, finalizzati al terrore di massa. Il sistema economico investì tutto a sostegno dell’industria di guerra.

guerra.

guerraLe nuove fabbriche fordiste (chimiche, meccaniche, aeronautiche e navali) iniziarono a produrre armi chimiche, carri armati, aerei e natanti da combattimento, moltiplicando la produzione in tutti i settori. 60 milioni di combattenti e 16 milioni di morti, di cui 7 milioni civili: la guerra diventò totale e di massa. Un salto di qualità distruttiva acquisito definitivamente dagli eserciti, che da allora in poi sono stati protagonisti di un’escalation senza fine di armamenti, di guerre, e quindi di morte e distruzione.

art11 costituzione guerraDai campi di sterminio, ad Hiroshima e Nagasaki, e poi all’equilibrio del terrore, al napalm, all’uranio impoverito, alle armi battereologiche, agli F-35, ai droni. In un vortice di violenza diretta, quando le armi iper-tecnologiche vengono impiegate nei vari conflitti del pianeta; di violenza strutturale nella loro continua accumulazione e sviluppo, in preparazione di nuove guerre, sottraendo ingenti risorse alle spese civili e sociali; di violenza culturale nella colonizzazione dell’immaginario pubblico dominante che non prevede nel suo orizzonte, e quindi non rende possibili, le alternative alla guerra, pur considerata un flagello dalla Carta dell’ONU e ripudiata dalla Costituzione italiana.

Come si può dunque continuare a festeggiare proprio quelle forze che preparano le guerre? Com’è possibile festeggiare coloro che armandosi ci disarmano di fronte alle vere e concrete minacce che assediano la nostra vita civile: la povertà (raddoppiata negli ultimi 5 anni), la disoccupazione (oltre il 40% dei giovani italiani), la precarietà sociale, le mafie, le devastazioni ambientali, l’analfabetismo dilagante.

Se le feste civili servono a formare la coscienza dei cittadini, il 4novembre è proprio una cattiva maestra. Ed è anzi vergognoso che in molte parti d’Italia le scuole siano state sollecitate a far partecipare i bambini alle parate militari o a visitare le caserme. Se il ricordo della fine della Grande Guerra deve proprio essere una festa, che sia la Festa del Disarmo, monito permanente contro tutte le guerre.

guerra 1ma mondiale..Una Giornata nella quale si ricordino, e si onorino, le renitenze e le diserzioni dei molti giovani che si rifiutarono di andare a morire ed uccidere nelle trincee d’Europa, gli ammutinamenti e le insubordinazioni di massa dei soldati stanchi di essere mandati al macello dai propri superiori, le tregue spontanee dal basso, azioni di disarmo personale, di disubbidienza diffusa e obiezione popolare alla logica della guerra. Per le quali, orrore nell’orrore, nella Grande Guerra si applicò per la prima volta su amplissima scala anche la decimazione di coloro che esitavano a diventare cieche e sorde macchine di morte.

Il 4 novembre sarebbero loro da festeggiare: i moltissimi che si opposero nei modi che poterono, spesso pagando con la propria vita, ed il cui sacrificio, insieme al sacrificio delle vittime di tutte le guerre, ci obbliga a cercare finalmente, dopo un secolo di massacri, un’altra strada che lasci definitivamente la guerra fuori dalla storia.

La strada del disarmo, della riconversione dell’industria bellica e della costruzione di un altro paradigma di difesa. Così il 4novembre sarebbe davvero una festa. Sarebbe il modo più saggio per avviare celebrazioni non retoriche, ma di buon senso: come sta facendo da qualche anno il Sindaco di Messina, Renato Accorinti.

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