Il dibattito sulla riorganizzazione del sistema camerale e i maggiori punti di criticità

camera protestaSono ormai circa tre anni che la discussione su un nuovo assetto del sistema camerale esplode e scompare in modo carsico, seguendo ora le vicende del calendario politico e parlamentare, ora le sorti dei (tre) governi che si sono succeduti da quel momento fino ad oggi.

25novembre 2015 di Alessandro Trotta

camera di commerciioCerto in questa discussione a strappi non è mancata una responsabilità delle stesse Camere, incapaci per la molteplicità di interessi contrapposti al loro interno, di offrire una proposta di riorganizzazione più attenta alla salvaguardia ed al rilancio di un patrimonio di professionalità e di servizi che agli equilibri di potere interni al sistema: le Camere più grandi contro quelle più piccole, intrecciato con il controverso rapporto tra le Unioni regionali e nazionale ed il fitto tessuto delle Camere territoriali.

Tutto questo è stato ed in parte continua ad essere, ma di certo gli interventi normativi che hanno investito le Camere di Commercio per l’intero 2014, più che riportare il dibattito sulle questioni aperte, hanno, sic et simpliciter, introdotto una bomba ad orologeria dentro i meccanismi del sistema camerale che preoccupa per gli esiti letali che può avere.

Dal D.L. 90/2014 fino al DDL di riordino della PA., sono state infatti avanzate proposte che, è inutile girarci intorno, producevano la sostanziale cancellazione delle Camere di Commercio e con loro dell’intero sistema (dalle Aziende Speciali alle Unioni). Che cos’è, se non questo,- la proposta di abolizione del diritto annuo, poi ridotta al suo dimezzamento, o quella di trasferimento del Registro delle Imprese al MISE? Per il modo in cui sono state lanciate e poi in parte ridimensionate e in parte ritirate, non sappiamo se tali proposte fossero un obiettivo vero o una semplice pistola alla tempia dell’interlocutore per forzare una scelta.

alessandro trottaQuel che più ha preoccupato, in special modo chi tutti i giorni lavora ai servizi e si misura in concreto sia con il rispetto delle norme (leggi, decreti e circolari) che regolano ed imbrigliano la nostra attività sia con il sostegno alle imprese ed alle economie territoriali, quel che più ha preoccupato chi lavora è che non si è avuto alcuna percezione di essere di fronte a proposte vere e ben ponderate di riforma ma, pure a misure di ridimensionamento e di taglio. Sarebbe stato viceversa senz’altro più utile per un’autentica riforma, individuare con chiarezza:

1. cosa non funziona nel sistema camerale, perché non funziona e come correggerlo;

2. cosa al contrario funziona;

3. cosa è possibile fare di nuovo e di migliorare.

Ma questo non è stato fatto. Invece abbiamo percepito solo una volontà guerriera del Governo di ridurre con la leva finanziaria lo spazio di azione di un ente pubblico che può svolgere un ruolo molto importante e rinnovato per il sostegno all’impresa ed all’economia territoriale.

Perché di riforme, di cambiamenti progressivi, abbiamo bisogno. Di adeguare ed innovare gli strumenti delle Camere al servizio del rilancio economico abbiamo bisogno.  Cambia il mondo, cambiano le domande dei nostri utenti, cambiano le esigenze dei territori e quindi le riforme quelle vere non spaventano quando si è chiari sul significato delle parole e sulla camune valutazione delle necessità.

Riformare il sistema camerale, significa quindi per noi: costruire, in modo concordato con le rappresentanze del lavoro, un piano di riorganizzazione dei servizi che punti ad ammodernarli, a renderli più vicini alle esigenze degli utenti. Che punti ad una loro maggiore prossimità ed accessibilità e ad una migliore valorizzazione delle risorse investite e delle conoscenze e del saper-fare del personale dipendente e pure del loro riconoscimento economico.

Sono temi questi su cui le Organizzazioni Sindacali e la CGIL in particolare si sono impegnate in questi anni con elaborazioni e proposte e su cui sarebbe utile poter incrociare le valutazioni (cosa estremamente difficile per l’impermeabilità del Governo). Perché i sindacati sono i custodi della pietra angolare dell’Edificio P.A: infatti, in questo sforzo di rinnovamento e di ricerca, strategico è il fattore umano.

Il personale è una risorsa indispensabile per ogni riforma. Ma non può certo esserlo se sotto stress, demoralizzato e lasciato nell’incertezza completa del proprio destino occupazionale e salariale. Ma può esserlo solo se: dentro un quadro condiviso di garanzie, se è reso compartecipe di una missione. E’ interprete e protagonista di quello sforzo di ricerca. Questo fattore umano e di grande qualità’ nel sistema camerale c’è ed è vivo: ed è la leva di Archimede di ogni possibile cambiamento. Come dimostrano tante esperienze di avanguardia anche nella Pubblica Amministrazione italiana.

pagliai giorgioTutto questo, occorre prendere atto, è stato escluso o messo ai margini  come confermano drammaticamente gli elementi di discussione pubblica: nella dichiarazione giornalistica, nel tweet, quando addirittura in alcuni documenti ufficiali. Contro questi oggetti molto più concreti del dibattito, il fuoco di sbarramento delle dichiarazioni di rappresentanti del governo, di politici ed opinionisti si è concentrato principalmente su due aspetti:

– la presunta distanza del sistema camerale dal mondo delle Imprese;

– il presunto peso economico/finanziario del sistema camerale sulla struttura imprenditoriale nazionale.

Senza, tuttavia, portare ne elementi convincenti a sostegno di tali valutazioni  (che sono apparse talvolta strumentali), ne proposte pertinenti. Insieme ad un terzo aspetto che è rimasto più opaco, ma assai concreto ed insidioso: quello della cessione di nuovo terreno da parte delle amministrazioni pubbliche alla gestione di servizi da parte dei privati.

La strumentalità di un’operazione:

Si può perfino arrivare a comprendere che quando il parto di un nuovo assetto del sistema, non è un parto naturale di un processo di autoriforma per i ritardi che lo stesso sistema camerale ha accumulato in questi almeno ultimi due anni e mezzo, si possa utilizzare, passatemi l’immagine, il “forcipe” o si possa arrivare a pensare addirittura ad un “taglio cesareo”. A parte che vorremmo, dentro la metafora, che ci fosse anche qui come sui tavoli operatori ogni sforzo per evitare sofferenza sociale, ma l’obiettivo deve essere quello di far nascere una cosa viva, senza menomazioni e danni irreversibili a quel bene pubblico che non è antagonista con il bene di chi vi lavora. Anche perché non stiamo parlando di un’Amministrazione borbonica.

camera di commercio delegazione-a-romaLe Camere di Commercio rappresentano un prezioso patrimonio di questo nostro paese, uno degli enti all’avanguardia dentro la Pubblica Amministrazione nazionale per innovazione tecnologica, efficienza dei servizi, qualità del lavoro. Sulla gestione del Registro Imprese, addirittura di livello europeo. Un ente che, indubbiamente, si può aiutare a fare meglio e di più, per nuovi e più precisi obiettivi di crescita economica del paese, ma di cui sarebbe un errore madornale pensare di poter fare a meno.  Il rischio invece che possa ripetersi il film delle Province è purtroppo reale ed è per chi lavora nelle Camere di Commercio un film drammatico.

Siamo qualche fotogramma più indietro rispetto a quello che hanno vissuto e stanno ancora vivendo i nostri colleghi delle Province, ma noi in questo buio di progetto e di prospettive non riusciamo che ad intravedere quel tipo di fantasmi.

Pur a fronte di queste preoccupazioni, noi riteniamo che sia ancora possibile ragionare su un’ipotesi di vera riforma, se si introduce un maggior equilibrio negli obiettivi. E noi continueremo ad incalzare con ogni energia il Parlamento ed il Governo per raggiungere questo risultato. Alcune proposte quindi!

Stop ai tagli.

Alle Camere è già stato chiesto un grande sforzo finanziario con il taglio del 35% del diritto annuo, uno sforzo che ha messo sotto stress molti bilanci sani ed aggravato situazioni già difficili. E’ necessario intanto bloccare ulteriori emorragie di risorse finanziarie. Già quelle prodotte sono ferite gravi, ogni ulteriore taglio sarebbe fatale per i servizi ed il lavoro.

Nuova missione strategica per le camere.

Occorre anzi offrire spazi ed opportunità all’interno di una NUOVA MISSIONE STRATEGICA DELLE CAMERE: 1. che permettano di utilizzare al meglio le risorse finanziarie disponibili, 2. che le mettano in condizione di attirarne delle nuove; e 3. che evitino che unità lavorative possano finire in soprannumero quando – opportunamente formate – potrebbero tornare utili per questa nuova missione. Vorremmo conoscere l’orientamento su questo del Governo e del Parlamento.

Quali accorpamenti.

camera di commercioLe Camere – tra mille difficoltà di comporre un quadro molto complicato – stanno tentando la strada di anticipare la riforma attraverso gli accorpamenti con soluzioni che le categorie economiche di ogni territorio cercano di costruire sulla propria misura. Non mi pare di aver letto nella proposta di riforma criteri generali, linee guida che permettano di dare un indirizzo alle fusioni in corso e che ne definiscano gli obiettivi ed il significato. Esiste solo questo riferimento numerico, le 80.000 imprese, che non è peraltro un criterio che abbia una qualche fondata oggettività e non è chiaro neanche quanto questo limite abbia un valore perentorio per gli accorpamenti in corso.

Il criterio fondamentale deve comunque essere – a nostro avviso –  quello di mantenere forti presidi di servizi sul territorio, migliorare appunto l’accessibilità e la capacità di penetrazione dei servizi, la loro prossimità agli utenti, investire sul superamento delle barriere esistenti all’accesso telematico che rendono indisponibili a moltissimi utenti un autonomo e libero accesso ai servizi.

Le garanzie per i dipendenti.

Queste scelte non possono andare a detrimento dei dipendenti delle Camere di Commercio che anzi proprio perché si interfacciano quotidianamente con le imprese in carne ed ossa tutti i santi giorni, sanno meglio di chiunque altro quello che la massa delle imprese, soprattutto medio-piccole, richiedono e quello di cui avrebbero bisogno in termini di servizi aggiuntivi e di servizi migliori: abbiamo energie, proposte ed entusiasmo per cimentarci in quest’azione di migliore penetrazione della nostra attività nel tessuto economico locale.

Ma per mettere in moto questo fattore umano decisivo occorrono certezze e garanzie:

– certezze sul mantenimento dei livelli occupazionali;

– garanzie su eventuali trasferimenti di sedi di lavoro.

Camere di Commercio.I nuovi Enti che nasceranno dagli accorpamenti potranno creare gravi situazioni di disagio per i dipendenti, se non si scrivono nero su bianco delle garanzie, il personale del nuovo ente proviene da enti distinti e il trasferimento ad una sede diversa del nuovo ente deve essere equiparato, almeno per il personale in servizio al momento dell’accorpamento, alla mobilità tra Enti distinti. Per la stessa ragione servono garanzie circa il trasferimento dentro i nuovi Enti del trattamento economico fondamentale ed accessorio acquisito, per evitare il rischio che l’accorpamento finisca per danneggiare i dipendenti provenienti da un ente piuttosto che quelli provenienti da un altro.

Ecco vorremmo che su questo ed altro ancora ci fosse ancora lo spazio per provare ad individuare obiettivi condivisi con le rappresentanze sindacali, od almeno, vista l’assenza ancora di punti di approdo chiari, condividere una sorta di “road map” che consenta a tutti di portare a casa una vera riforma.

In video l’intervento di giorgio Pagliai tenuto all’incontro pubblico c/o Camera di Commercio di Livorno del 23febbraio 2015 su riorganizzazione-del-sistema-camerale:

 

Recommended For You

About the Author: Pisorno