Il libro di Massimo Bianchi, già Vicesindaco di Livorno, “C’eravamo anche noi.” L’intervista di Ruggero Morelli

massimo bianchi c'eravamo anche noiIl libro è stato presentato nella sala di villa Henderson alla presenza di molti livornesi

Massimo Bianchi è intervenuto ed ha parlato del porto e della città. Infine, e quasi in contemporanea, c’è stata la polemica del M5s per la partecipazione dell’assessore alla cultura Fasulo ad una iniziativa pubblica della Massoneria.

3gennaio 2016 di Ruggero Morelli

Da qui la mia richiesta di una intervista per parlare del suo libro e della situazione livornese.

Situazione che per le vicende dell’azienda pubblica per la raccolta dei rifiuti, Amps, ha veduto varie dimissioni di amministratori  e consiglieri, e una battaglia politica che ha risvolti nazionali di rilievo:

D:  Nel titolo del tuo recente  libro – C’eravamo anche noi. editore Bonanno –   sulla storia dei socialisti a Livorno c’è un ”anche”. Vuoi forse dire che avete partecipato attivamente a tutte le fasi del dopo guerra   ma che altri ne hanno preso tutto il merito?

R: I socialisti hanno dato un contributo non secondo ad alcuno nella ricostruzione della Città, nella elaborazione di programmi e proposte, molte delle quali rivestono tutt’ora una loro validità. Ho scritto il libro perché  è calato il silenzio su questa presenza. Ad esempio in questi anni la scomparsa di un esponente del mondo comunista o cattolico ha dato luogo spesso ad una sorta di beatificazione. La stessa misura non ha riguardato i socialisti.

D: Lo scopo del  lavoro contenuto nel libro – hai detto – è quello, più che storico,  di raccogliere note, ricordi e documenti  che altrimenti andavamo perduti. Ricordo che Eric Hobsbawm ha sottolineato la ‘‘…incredibile brevità della memoria sia dei teorici che degli operatori dell’economia. Questo offre una chiara dimostrazione di come la società abbia bisogno degli storici i quali assolvono il compito di ricordare ai loro concittadini ciò che questi desiderano dimenticare.” 

R: Si questa città ha una memoria corta. Di personaggi che pure l’hanno onorata con la loro attività non c’è ricordo. Ho cercato nel mio libro di fissare nomi, date e avvenimenti che potranno servire agli storici in futuro. Me lo auguro.

D: Perché a Livorno, ma anche in Italia mi pare, il PSI non ha mai raggiunto percentuali importanti?

R: Dopo la Liberazione fummo il primo Partito della sinistra. L’errore del fronte popolare, la faticosa e contrastata conquista dell’autonomia, la coesistenza di più anime e riferimenti ideologici e culturali, un approccio con l’area del Governo stretto tra la Dc e la feroce opposizione del PCI, sono alcune delle cause del non decollo di un grande partito socialdemocratico di tipo europeo in Italia. Una cosa che pesa anche oggi.

D: Come vivi oggi la attuale sopravvivenza del Psi che anche alle recenti tornate amministrative e’ stato partecipe?

R: Il Psi si scioglie nel 1994. Il gruppo dirigente residuo dalla bufera di tangentopoli non si è dimostrato all’altezza. Una diaspora nella ricerca di una salvezza  personale o di  alleanze improvvisate nel tentativo di sopravvivere. Mi sembra che i dati elettorali di questi anni ahimè siano irrilevanti. Nel mio libro nell’ultima pagina ho messo la tomba di Bettino ad Hammamet. Comunque credo che la socialdemocrazia europea debba riflettere sulle molte sconfitte di questi anni, non ultime  quelle francese e greca.

D: Mi pare di ricordare che anche il Pd, nato per la fusione dei Ds e dei Popolari, non vide la partecipazione dei socialisti.

R: No qualcuno c’era. Ma l’apporto socialista non ha avuto alcun rilievo. D’Alema ha parlato di amalgama non riuscito. A Livorno sappiamo come è andata l’8 giugno del 2014.

D: Che cosa prevedi per i prossimi anni per i partiti in Italia?

R: Difficile da prevedere. Il progetto di Renzi ricorda la centralità della DC e spesso anche la politica dei “due forni”. Comunque la crisi dei partiti, nonostante i tanti riti e gli errori, ha ristretto la partecipazione alla vita democratica. Ad ogni livello vi è una verticalizzazione e un restringimento  della possibilità di influire sulle scelte del vertice.

D: Tu hai criticato spesso  il fatto che la città ha chiamato da fuori molti tra commissari, liquidatori e amministratori – Gallanti, Grassi, Rosi ecc. – mentre la classe dirigente aveva persone all’altezza che sono state tenute in angolo. Perchè è accaduto e pochi hanno  sollevato eccezioni? Oggi poi che il nuovo sindaco chiama collaboratori da ogni parte….

R: La colonizzazione è frutto della crisi del PCI livornese. Da anni aveva rinunciato ad essere elemento propositivo e ad avere un’idea di progetto  per il governo della città, che non fosse la conservazione del potere. Nel triangolo Federazione ,Compagnia Portuale e Comune si svolgeva quasi tutto. Poi si è affidata la più grande azienda , il porto, ad uno di Genova; nella sanità  mai un Direttore generale livornese; si è importato di tutto di più , ma senza grandi tenori.

D: A proposito che mi dici della polemica nata dalla partecipazione di Serafino Fasulo, assessore alla cultura, ad una pubblica iniziativa della Massoneria?

R: Una brutta pagina. L’assessore ha risposto correttamente ad un invito per una manifestazione pubblica. La polemica contro di Lui e contro di noi ha ripescato temi come: “la congiura demoplutogiudaicomassonica”, propri dei nazifascisti. Ancor più grave che un esponente del PD, il responsabile della cultura(sic), abbia  avallato le posizioni contro l’Assessore, forse non sapendo  che a Livorno non c’è stata iniziativa della Massoneria in cui non vi fosse il rappresentante degli enti Locali.

D: Sei intervenuto alla iniziativa del Tirreno sul Porto. Hai ancora voglia di partecipare alle vicende delle nostra città?

R: Direttamente no. Faccio l’osservatore e se me lo chiedono qualche commento.

D: La nostra città non attraversa un periodo di buona amministrazione e mostra un degrado che aumenta. Quali cause indicheresti?

R: Non vedo una classe dirigente, intesa complessivamente, all’altezza del compito di ridare smalto a Livorno.

D: Gli accordi di Piombino e Livorno dovrebbero portare una quantità ”mastodontica”  – parola del vice ministro Nencini – di finanziamenti; saremo capaci di governarli e realizzare quanto prospettato?.  Infatti nei giorni scorsi alcuni hanno posto l’accento su interventi anche modesti che vari fattori locali oltre la burocrazia hanno frenato per anni.

R: Bisogna prendere l’esempio da quanto il Sindaco  di Piombino Anselmi  ha fatto per garantire una prospettiva all’economia del suo Comune. Un continuo dialogo e una pressione con Roma e Firenze, che ha aperto una nuova pagina nella storia industriale e delle infrastrutture di quel territorio. Da noi ogni idea pur buona ha scontato tempi biblici, senza alcun rapporto con la dinamica dei fattori economici. 

D: C’è un problema di selezione della classe dirigente di una comunità; come possiamo fare per avere i migliori alle varie responsabilità?

R: Ritengo che in città vi siano professionalità e potenzialità inesplorate.  Si tratterebbe di individuarle e valorizzarle, senza chiedere atteggiamenti conformisti che invece hanno caratterizzato tante  nomine del passato.

D: Qual è oggi il ruolo della Massoneria?

R: La Massoneria e’ una società iniziatica, che sta per compiere 300 anni, e  che ha due compiti: migliorare noi stessi (e Dio sa quanto è difficile) e fornire alla società uomini migliori. Un metodo di vita in sostanza.

D: Quanti sono gli iscritti/fratelli a Livorno?

R: Nelle sei Logge livornesi vi sono circa 160 iscritti.

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