Il ruolo dei porti nell’economia nazionale e territoriale, dopo la riforma alla L.84

07settembre 2016 di Roberto Catelani e Giovanna Pagani Foto e video di G.B.

Il confronto si è tenuto nello spazio dibattiti dell’Arena Astra, nell’ambito della Festa di Rifondazione Comunista giovedì 01Settembre. Presenti alcune importanti personalità del settore intervistate dal giornalista Zucchelli de “Il Tirreno”.

Image and video hosting by TinyPicQuestione di fondo: lo stato dell’arte dello Shipping mondiale ed il rapporto fra le economie che si sono fatte trovare preparate rispetto alle nuove linee di tendenza in atto -segnatamente Germania e Olanda-, e ciò che si è saputo fare (o meglio, non fare) in Italia.

porto livorno bacino

Certo, finalmente ci siamo resi conto che non possiamo affrontare le sfide del futuro con un ordinamento dei porti che, nelle linee fondamentali, risale al 1861 e che, da parte governativa, non si può fare da arbitro, con occhio distaccato, con le 24 Autorità Portuali che si fanno concorrenza, tutte a cercare quei finanziamenti per adeguamenti delle strutture che non possono essere concessi a pioggia ai richiedenti.

Inoltre, si possono adeguare le banchine, dotarle di moderne attrezzature e poi accorgersi che le merci non arrivano egualmente, perché le strutture fuori delle aree portuali (strade, raccordi ferroviari), provocano colli di bottiglia e ritardi nella consegna delle merci? No, perché alle industrie padane, svizzere, austriache poco importa che le merci entrino od escano da porti italiani e queste continueranno a servirsi dei porti nord europei che riducono i tempi di transito, grazie a treni-block e rapidissimi servizi doganali. Ecco che, il Governo deve operare scelte strategiche, deve avere una visione chiara su quali potranno essere le tendenze di sviluppo delle linee di traffico per acquisire competitività sul mercato globale dello Shipping, tenendo presente che la Germania ha prodotto l’anno passato 180milioni di bolle doganali, l’Olanda 150milioni e l’Italia 18milioni. Dunque una riforma era necessaria, ma siamo solo alla prima parte. Queste le cose udite da Giuliano Gallanti (Commissario del porto di Livorno), Nereo Marcucci (imprenditore), Mario Sommariva (Segretario generale dell’Autorità portuale di Trieste), sulle quali non possiamo che convenire.

Sulla questione del lavoro, abbiamo colto una certa prudenza, da parte di Maurizio Colombai della Filt Cgil, sulle norme giudicate buone, ma che si stanno applicando malamente e le nuove che si stanno introducendo con la riforma alla legge 84, considerate da Colombai assai parziali ed incomplete.
Mugugni da parte di alcuni lavoratori presenti al dibattito che opponevano, a numeri e percentuali positive sciorinate dagli Amministratori ed Imprenditori relativi ai traffici del porto di Livorno, banchine vuote e traffici che si attestano al 60% delle potenzialità ricettive.

Anche Francesco Renda (Segretario di Rifondazione Comunista) nel suo intervento aveva sottolineato il problema della precarizzazione e la necessità di una economia marittima pianificata e capace di far fronte al gigantismo degli armatori.

Da segnalare il siparietto offerto dall’intervento di un imprenditore, Cristiano Lucarelli, in polemica con Gallanti e Marcucci ed anche con il sindacalista Colombai, visto che i 42dipendenti della sua “Lucarelli Terminal”, tutti tesserati Cgil, rischiano il licenziamento per la mancata concessione di banchine più lunghe da parte dell’Autorità Portuale di Livorno per l’accosto delle navi della sua rappresentata. Risponde a Lucarelli, Nereo Marcucci che ricorda all’imprenditore livornese che una legge non scritta dei porti, salva il lavoro ed i lavoratori, non l’imprenditore in difficoltà. Chiosa Gallanti, assicurando tutto il suo impegno, anche con un incontro l’indomani con la Prefettura, senza peraltro poter concedere spazi e banchine attualmente in concessione ad altri.

Ma questo è appunto il tema conduttore dell’incontro: l’adeguamento dei porti alle aumentate necessità poste dal crescere dei traffici.

Un’occasione mancata della serata, forse per l’assenza del sindaco Nogarin, pur essendone prevista la presenza fra i relatori, è stato il confronto fra gli Amministratori della Città e l’Autorità Portuale in merito alle problematiche aperte dall’approvazione del Piano Regolatore del Porto (firmato dal Sindaco ma respinto dalla sua maggioranza pentastellata), segnatamente a quali sono le prerogative degli Amministratori locali rispetto ai punti controversi del nuovo PRP sulla cerniera città-fronte acqua: va bene cercare lo sviluppo del porto sul mare ma, si devono concedere 10.000mq di spazi commerciali all’interno del porto passeggeri?

Che incidenza avrà sul commercio cittadino un nuovo mega spazio commerciale in città? Ancora, la questione delle Riparazioni Navali e del grande bacino in muratura affidato a Benetti Azimut ed abbandonato da anni, doveva essere sollevata dal dibattito di giovedì. E che dire del progetto in atto, di trasformare il molo mediceo in area residenziale all’interno del porto e sotto la giurisdizione dell’Autorità portuale?

Ecco, queste cose sono mancate e ci saremmo augurati di sentirne parlare. Peccato. Ci saranno altre occasioni.
Abbiamo appreso con piacere delle banchine elettrificate e delle disposizioni anti smog, adesso attendiamo navi commerciali che possano “attaccarsi alla spina”.
Per concludere, ci ha sbalordito che la maggioranza dei partecipanti al tavolo avesse mai sentito parlare di “Livorno Porto Nucleare”.

 

 

 

Image and video hosting by TinyPic

Image and video hosting by TinyPic Image and video hosting by TinyPic

Image and video hosting by TinyPic Image and video hosting by TinyPic

Image and video hosting by TinyPic Image and video hosting by TinyPic

Recommended For You

About the Author: Pisorno