Inaugurata a Pisa la mostra sugli Studios Pisorno

Inaugurata ieri a Palazzo Blu, a Pisa, la mostra “Tirrenia città del Cinema, Pisorno / Cosmopolitan 1934-1969” che resterà aperta fino al 3luglio prossimo

24marzo 2016 di Beatrice Bardelli

Image and video hosting by TinyPicSi tratta di una mostra che intende essere insieme testimonianza storica ed omaggio appassionato a quella Settima Arte che si chiama “cinema” e che a Tirrenia trovò la sua prima sede naturale, nel 1934, tre anni prima dell’apertura degli Studi di Cinecittà inaugurati da Mussolini il 28 aprile 1937. Sede “naturale” perché l’area destinata ad accogliere quella che doveva essere, nei desiderata del duce, la “Perla del Mediterraneo”, era stata ritagliata dentro la macchia mediterranea del litorale pisano-livornese, una distesa di sabbia e dune popolata da cinghiali che scorrazzavano tra i pini, i lecci e le tamerici immortalate da Gabriele D’Annunzio nella “Pioggia del pineto”.

Image and video hosting by TinyPicTirrenia, eletta a capitale cinematografica dell’Italia fascista da Costanzo Ciano, livornese e consuocero di Mussolini, e da Guido Buffarini Guidi, podestà di Pisa, fu fondata il 3 novembre del 1932 (anno XI dell’era fascista), la prima delle città di nuova fondazione volute dal regime come Littoria, fondata il 18 dicembre 1932, Sabaudia, fondata il 5 agosto 1933, e Carbonia, fondata il 18 dicembre 1938. Ma Tirrenia, che fu lanciata come città del cinema e che passerà alla storia come la Hollywood del Tirreno, ebbe anche l’onore di essere dotata di autonomia, rispetto all’amministrazione comunale pisana, con l’istituzione dell’Ente autonomo Tirrenia.

Serviva al regime un luogo dove fare propaganda politica e quale mezzo migliore per affascinare le masse poteva essere il cinema? Furono costruiti, quindi, i primi studi cinematografici su larga scala e fu fondata la relativa casa di produzione, gli stabilimenti “Tirrenia Film Studios”, inaugurati nel ’33 e rilevati nel ’34 da Giovacchino Forzano con il nome di Pisorno.

Image and video hosting by TinyPicLa mostra, realizzata dalla Fondazione Palazzo Blu di Pisa con la collaborazione del Museo Nazionale del Cinema di Torino e curata dalla professoressa Giulia Carluccio, ordinario di Storia del Cinema all’Università di Torino, è il primo e approfondito tentativo di riscrivere la storia degli Studios di Tirrenia, i primi stabilimenti cinematografici a ciclo completo, dove poté sbizzarrirsi e realizzarsi la genialità di due uomini che hanno marcato la storia del cinema italiano: Giovacchino Forzano e Antonio Valente.

Forzano, nato a Borgo San Lorenzo (Firenze) nel 1883, avvocato, giornalista (era stato direttore de Il giornale apuano, periodico politico liberale, con sede a Carrara per i tipi di Sangunetti tra il 1907 e il 1913 e collaboratore de “La Nazione”) poté dare libero sfogo alle sue doti di drammaturgo e regista così come Antonio Valente, nato a Sora (Frosinone) nel 1894, architetto e scenografo, poté rivelare le sue splendide capacità di disegnatore creativo nei bozzetti per le scene di moltissimi film girati a Tirrenia. Una storia lunga, durata fino alla fine degli anni Sessanta grazie all’impegno finanziario del produttore Carlo Ponti che la rilevò ribattezzando la città del cinema “Cosmopolitan”.

L’inaugurazione della mostra è stata preceduta da una conferenza stampa in cui hanno preso la parola Marco Filippeschi, sindaco di Pisa, il Comune che ha sempre dato il proprio patrocinio a tutte le mostre presentate a Palazzo Blu, Cosimo Bracci Torsi, presidente della Fondazione Palazzo Blu, Alberto Barbera, direttore del Museo Nazionale del Cinema di Torino che ha portato i saluti del sindaco Piero Fassino, e Giulia Carluccio, curatrice della mostra.Image and video hosting by TinyPic
“Il cinema a Tirrenia, fra gli anni Trenta ed i Sessanta del secolo scorso, è un fenomeno nel quale confluiscono molti elementi della nostra storia di quegli anni – ha detto Bracci Torsi – non solo di storia del cinema, ma di quella che si usa che amare la grande storia e di storia del costume.

Tutto questo, con la collaborazione di Giulia Carluccio e del Museo del Cinema di Torino, l’abbiamo voluto raccontare per ricordare agli storici ed agli appassionati di cinema di tutta Italia un pezzo non disprezzabile della sua storia, ed ai nostri concittadini di questa costa toscana, specialmente ai più giovani, che Tirrenia non è stata soltanto la spiaggia di Pisani e Livornesi, ma un bel sogno, del quale rimangono purtroppo poche e dimenticate macerie”.

Su questo punto è intervenuto Barbera che ha aggiunto: “Il caso degli studi di produzione Pisorno di Tirrenia, poi ribattezzati Cosmopolitan con l’arrivo di Carlo Ponti all’inizio degli anni Sessanta, è tra le esperienze storicamente più rilevanti di decentramento della produzione cinematografica italiana. La mostra, curata dalla professoressa Carluccio con passione e competenza, si propone come un’occasione importante per riaccendere i riflettori su un’esperienza che soltanto una colpevole disattenzione aveva sinora incomprensibilmente relegato tra le pagine minori scritte dall’avventurosa storia del cinema italiano”.

La mostra pisana ha avuto il contributo operativo e competente di molte persone, a cominciare dalle collaboratrici della professoressa Carluccio, Stella Dagna e Simonetta della Croce, da Cesare Mari che ha curato l’allestimento, da Federica Marcheselli che ha curato la grafica, e di prestigiosi enti prestatori come gli Archivi Guttuso, la Casa d’arte Peruzzi, l’Archivio Centrale dello Stato di Roma, il Museo del Risorgimento di Torino, la Fondazione del Teatro Stabile di Torino, la Fondazione Sergio Poggianella per non parlare delle case cinematografiche Surf Film e Titanus per i contributi video e del quotidiano “Il Tirreno” che, oltre ad essere media partner ufficiale della mostra, ha permesso di reperire alcuni interessanti articoli dell’epoca riguardanti la nascita di Pisorno.

Tra gli oltre 600 “pezzi” presenti in mostra dobbiamo citare gli strumenti di lavoro (macchine da presa, da proiezione come la famosa “Prevost”, riflettori ecc.), l’attrezzatura personale (come il prezioso bauletto di Emilio Gneme, il famoso fotografo di scena, donato dalla figlia alla studiosa pisana Simonetta della Croce, una delle colonne storiche del cineclub Arsenale di Pisa), manifesti di film girati a Tirrenia, dal primo “Campo di maggio” del 1935 all’ultima testimonianza della presenza del cinema a Tirrenia, “Good morning Babilonia” dei fratelli Taviani, le lettere di Giovacchino Forzano a Mussolini, spezzoni di film, gigantografie di foto di scena e di “fuori scena” (dove molti pisani e livornesi potrebbero riconoscere nei volti dei generici propri parenti o conoscenti), costumi originali come quelli usati nel film “Madame Sans Gene” del 1961 con Sophia Loren e Robert Hossein, 15 disegni a china del maestro Guttuso per il film di Vittorio De Sica “I sequestrati di Altona” del 1962.

Il fascino del cinema “che fu” accompagna il visitatore lungo le 14 sezioni che scandiscono le tappe più significative dell’evoluzione cronologica della storia degli Studios. Nell’ordine:

Image and video hosting by TinyPicTirrenia, dalle paludi alla città del cinema. Nella pineta selvaggia di Tombolo, popolata dai cacciatori di cinghiali e cantata da D’Annunzio, negli anni Trenta sorse Tirrenia. I migliori architetti dell’epoca furono chiamati ad inventare la nuova città voluta dal regime, quasi come scenografi sul set. Attraverso immagini d’epoca e grazie alle tavole originali di Federigo Severini e di Adolfo Coppedè, il percorso inizia alla scoperta di come la città avrebbe potuto diventare e di cosa di fatto diventò: una città del cinema.

Gli studi di Antonio Valente. Fotografie, disegni e progetti dell’architetto e scenografo Antonio Valente accompagnano il visitatore alla scoperta degli studi Pisorno, concepiti per essere tra i più moderni d’Italia e ispirati a un modello “autarchico”: garantivano infatti tutte le fasi della produzione, dalla pellicola vergine alla copia da proiezione. Il progetto di Giovacchino Forzano. Una sezione dedicata a Giovacchino Forzano, intellettuale eclettico, regista, fondatore della Pisorno e figura chiave dei primi venti anni dell’attività cinematografica a Tirrenia. Sua la direzione e la gestione economica degli studi. Tra i suoi film Campo di maggio (1935), primo titolo prodotto alla Pisorno.

Si gira a Tirrenia. Si entra nel vivo della produzione in una delle sezioni più ricche della mostra. I film sono sempre frutto di un lavoro collettivo che non coinvolge solo registi e attori ma anche costumisti, scenografi, operatori e maestranze. Dai bozzetti di grandi artisti quali Virgilio Marchi e Italo Cremona alle immagini inedite dei set, il percorso apre una finestra sull’affascinante “dietro le quinte” delle produzioni Pisorno.

L’arma più forte: l’ideologia, il cinema del fascismo, il cinema di guerra. Il clima politico e l’ideologia del ventennio fascista influenzarono profondamente il cinema dell’epoca, anche quello non esplicitamente propagandistico. La sezione racconta come alcuni film importanti girati a Tirrenia affrontino due temi “scottanti”: le politiche coloniali e la propaganda anti inglese.

Image and video hosting by TinyPicTirrenia come Hollywood: divi e attori negli anni ’30/’40. Tra questi la fatale Doris Duranti, la giovane Alida Valli, Amedeo Nazzari, Gino Cervi, Luisa Ferida e Osvaldo Valente, ma anche i fratelli De Filippo e Macario. Negli anni ’30/’40 passavano da Tirrenia tutti i volti amati dal pubblico di allora. Gli spettatori potevano ritrovarli anche nei cineromanzi: un modo allora assai in voga di rivivere i film preferiti.

Guerra e primo dopoguerra: nazisti, americani e l’inferno di Tombolo. Mentre i teatri di posa inizialmente requisiti dai tedeschi e trasformati in depositi passavano nelle mani degli americani, nasceva la leggenda nera della Tombolo del primo dopoguerra. In pineta infatti si rifugiavano contrabbandieri, disertori e prostitute. Una storia di disperazione che non mancò di ispirare il cinema.

Il rilancio: “Imbarco a mezzanotte”. Luci puntate su Imbarco a mezzanotte (1952), il titolo che tentò il rilancio della Pisorno nel dopoguerra. Sceneggiatura, piano di lavorazione, bozzetti, foto di scena e materiali pubblicitari: tanti modi di guardare un solo film che racconta l’Italia di quegli anni con l’occhio di un regista americano destinato a diventare uno dei grandi “autori” del cinema.

Ripresa in musica.  Colore e musica: lasciata la guerra alle spalle, gli anni Cinquanta alla Pisorno furono segnati anche dalla voglia di leggerezza, sulle note dei film musicali interpretati da idoli della canzone quali Claudio Villa e Luciano Tajoli. Un mondo raccontato in mostra dai toni vivaci di manifesti e materiali pubblicitari.

Sophia Loren e Carlo Ponti: l’era Cosmopolitan. Sophia Loren protagonista della nuova “era” Cosmopolitan. Diva e signora degli studi acquistati dal marito Carlo Ponti, interpreta a Tirrenia La riffa, episodio di Boccaccio 70 (1962) e Madame Sans Gene (1961).

I registi e gli autori. Da Tirrenia passarono anche i grossi nomi della regia del cinema italiano. Tra questi Mario Monicelli e Vittorio De Sica, che alla Pisorno avevano fatto la gavetta, tornarono alla Cosmopolitan da registi affermati. In quegli stessi anni si poteva incontrare per le strade o in pineta anche Marco Ferreri.

I Sequestrati di Altona. I sequestrati di Altona (1962) è un film diretto da De Sica, tratto da un dramma di Sartre e interpretato, tra gli altri, da Sophia Loren. Ma soprattutto è un film per cui Renato Guttuso creò magnifici e inquietanti disegni. La serie originale di queste opere è eccezionalmente esposta in mostra, in una sezione di grande suggestione.

Aria di rivoluzione. Gli anni Sessanta segnano una cesura nel modo di vivere e di pensare delle persone. Un cambiamento che il cinema registrò e rielaborò immediatamente.

Nuovi generi, nuovi divi. Un caleidoscopio di immagini ci trasporta nel mondo del cinema popolare, attraverso nuovi volti, nuovi generi, nuovi codici. A Tirrenia arrivano Edwige Fenech, Sandra Milo, Dean Reed. Si girano western all’italiana, polizieschi e film erotici. Poi negli studi le luci si spengono ma la memoria rimane. Se ne ricorderanno, per esempio, i fratelli Taviani girando in quei luoghi Good Morning Babilonia nel 1987.

Il Cineclub Arsenale di Pisa presenterà tra aprile e maggio cinque film girati a Tirrenia: una deliziosa commedia del 1937 “Sono stato io!” con i fratelli De Filippo, “Il pirata sono io!” di Mario Mattoli (1940), “Imbarco a mezzanotte” di Joseph Losey con Paul Muni (1952), “Napoli piange e ride” di Flavio Calzavara con Luciano Tajoli (1954) e “La donna scimmia” del grande Marco Ferreri (1964). Da aprile a giugno saranno organizzati presso Palazzo Blu incontri e dibattiti pubblici su alcuni aspetti della storia cinematografica della nostra Hollywood del Tirreno.

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