La storia riguarda l’ufficio stampa del Consiglio regionale ed è così curiosa e paradossale, per non pensare male, che a raccontarla non sembra vera
7gennaio 2016 di L.S.
Tutto è cominciato lo scorso 19 novembre quando il capo ufficio, Sandro Bartoli, empolese, già addetto stampa del Comune di Empoli all’epoca in cui l’attuale assessore regionale Vittorio Bugli era sindaco di quella città, si è dimesso da responsabile rimanendo redattore dell’ufficio.
La rinuncia all’incarico, secondo quanto si apprende dal blog di Mario Lancisi, giornalista ex Tirreno che dopo il pensionamento ha dato vita al sito Altratoscana.info, non è stata presa bene dal presidente del Consiglio regionale, Eugenio Giani, che voleva confermare Bartoli fino a gennaio. E di riflesso, come spesso accade in questi casi, non deve esser stata presa bene neanche dalla segretaria generale del Consiglio, Patrizia Tattini, che ha convocato Bartoli a un contraddittorio il 9 dicembre.
Bartoli, pur iscritto all’Assostampa Toscana, si è rivolto alla Cgil aziendale per avere assistenza. Il sindacato ha chiesto a Marco Ceccarini, livornese, iscritto sia all’Assostampa che alla Cgil, di intervenire in qualità di delegato sindacale.
Ceccarini, già al centro di un doppio procedimento disciplinare nel 2014 con “l’accusa” di svolgere attività non compatibili con lo status di dipendente regionale, perché si è dilettato a creare i siti internet Amaranta.it e Costaovest.info (addebito poi doppiamente archiviato senza conseguenze), è un buon conoscitore dell’applicazione del contratto giornalistico nella pubblica amministrazione e per questo la Cgil ha pensato che fosse l’uomo giusto per difendere le ragioni del collega Bartoli.
Ceccarini, quel 9 dicembre, ha difeso la correttezza dell’operato del collega, ma due giorni dopo Bartoli è stato ugualmente rinviato all’ufficio di disciplina con l’accusa di esser venuto meno ad alcuni doveri d’ufficio a seguito delle dimissioni dall’incarico di capo ufficio.
Ed in virtù di una strana coincidenza, anche Ceccarini il 28 dicembre si è visto recapitare una richiesta di rinvio all’ufficio di disciplina. I fatti segnalati al consiglio di disciplina sono gli stessi del 2014, così per Ceccarini sarà il terzo procedimento in un anno e mezzo con la stessa motivazione. Un vero record.
Se del caso Bartoli ha parlato Lancisi nel suo blog, quello di Ceccarini è stato appreso da fonti sindacali. In quest’ultimo caso potrebbe ravvisarsi anche il fumus del comportamento antisindacale. Ad ogni modo, poiché uno più uno fa sempre due, questi casi, assieme, descrivono uno scenario a tinte fosche, per non dire inaccettabile, dell’ambiente di lavoro che c’è a contorno dell’Assemblea toscana.
In ogni caso, per dirla con Lancisi, Giani punta adesso a un nuovo capo dell’ufficio. Ma punta, evidentemente, anche a un riassetto complessivo della struttura giornalistica. Perché l’obiettivo di ridisegnare il quadro dell’informazione istituzionale, dopo i casi di Bartoli e Ceccarini, risulta evidente.