25maggio 2015 di Ruggero Morelli
D:Il dr. Provinciali ha precisato che l’AP oltre alla DE ha molto altro in cantiere. Che cosa c’è di realizzabile a breve?
R: Durante il recente incontro organizzato da Propeller e Asamar Massimo Provinciali ha illustrato molti progetti già cantierati o cantierabili a breve: per citarne alcuni, la digitalizzazione delle procedure (con Agenzia delle Dogane e Capitaneria di Porto) per semplificare e accelerare i controlli (compreso lo sdoganamento in mare) e per integrare porto e Interporto di Guasticce o il raccordo ferroviario che unirà le banchine all’Interporto. Si tratta di progetti finalizzati a rendere competitivo il porto di Livorno, come da tempo chiedono tutti gli operatori.
D: Quale ruolo può svolgere la Regione?
R: Promozione, supporto e controllo (per le materie di competenza). Credo che la Regione debba sostenere una forte integrazione tra porto e interporto, giocando al meglio le proprie competenze in materia di trasporti e viabilità. Il ruolo della Regione è stato peraltro centrale nella firma dell’accordo di programma. Ora da Firenze occorrerà un monitoraggio costante per verificare il rispetto dei tempi e degli impegni dell’Accordo.
D: Nel corso della tua attività di spedizioniere, e nella gestione dell’impresa, hai visto punti critici nell’attività della Regione e degli enti locali?
R: Le criticità che un’impresa incontra nel rapporto con la pubblica Amministrazione si riassumono in poche parole: eccessiva pesantezza delle procedure e della burocrazia. Poi si può discutere nel merito di una norma, ma anche una buona legge o una buona delibera troppo spesso perdono efficacia a causa delle procedure farraginose.
D: Tu hai partecipato ad alcune associazioni dedicate all’organizzazione di eventi per le donne e per le imprese al femminile. Come intendi la partecipazione?
R: Per me partecipazione è condividere, sentirsi responsabili. Oggi prevale, nella nostra società, una sorta di stanchezza, quasi una disillusione verso i risultati raggiungibili dall’agire insieme in forma associata. Tra le donne continuo ad incontrare intelligenze vivaci, il gusto di fare rete e la determinazione ad investire, anche se stesse, per un obiettivo ritenuto importante. Credo che le donne oggi rappresentino un autentico motore di cambiamento, nelle imprese come nella buona politica.
D: Hai fatto riferimento in più occasioni alle scelte urbanistiche. Quali sono le direttrici che la Regione dovrebbe seguire.
R: Come ho ripetuto più volte, non mi piace mostrare competenze specifiche che non fanno parte del mio bagaglio. Ma sono convinta che si debba investire, in Toscana, sul nostro brand, che è sinonimo di bellezza e tutela dell’ambiente. L’ambiente che amiamo è il meraviglioso intreccio di due fattori, la natura ed il lavoro delle generazioni che ci hanno preceduto. Investire sulla bellezza – come dice il “costituto senese” del 1330 – significa oggi come nel 1300 che chi governa deve avere a cuore “massimamente la bellezza della città, per cagione di diletto e allegrezza ai forestieri, per onore, prosperità e accrescimento della città e dei cittadini”. In parole nostre: riqualificare, riqualificare, riqualificare, utilizzando tecniche e materiali che riducano il consumo e lo spreco di risorse energetiche, favoriscano una mobilità sostenibile e non inquinante (car sharing o auto elettriche, ma anche potenziamento e non riduzione del traffico su rotaia).
D: Finora i comuni di Pisa e Livorno, dopo gli anni ’70-’80 dell’Interporto, hanno lavorato come monadi. Oggi avverti qualcosa di nuovo e la Regione quali scelte dovrebbe fare?
R: Oggi mi sembra più diffusa la consapevolezza che l’integrazione possa fare la differenza. Che si parli di porto&aeroporto, di logistica, di infrastrutture, ma anche di centri di ricerca&università, di sanità, la soluzione più efficiente e razionale, che consente di usare al meglio le scarse risorse di questi anni, è “fare insieme”.
Oggi si ricomincia a parlare di Area Vasta e ciò che avviene sul territorio e nell’economia tra Livorno – Pisa – Pontedera – Collesalvetti sta anticipando il ritardo delle scelte amministrative e politiche. La Regione può – anzi ritengo che debba – favorire questo processo di integrazione. E’ interesse della Toscana, e non soltanto di Pisa e Livorno.