La Corte dei Conti non le manda a dire al Governo e usa aggettivi quali “irrazionale”, “incompleto” e “contraddittorio” per definire il piano di riordino delle amministrazioni dello Stato partito con la riforma Brunetta e passato dalla spending review di Monti fino agli ultimi atti del Ministro Madia .
13gennaio 2014 da Cobas
La Corte spiega che ci sono state eccessive e indiscriminate “riduzioni indifferenziate”, tagli che non hanno preso in esame il rapporto tra costi e benefici e per spiegarlo pubblica un corposo dossier scaricabile sul sito internet.
http://www.corteconti.it/export/sites/portalecdc/_documenti/controllo/sez_centrale_controllo_amm_stato/2014/delibera_23_2014_g.pdf
Lo scontro in atto, con la Corte dei Conti che riprende e sostiene la tesi dei tagli lineari tanto cara alla spending review di Cottarelli, non è da sottovalutare , infatti è sempre più diffusa la pratica di autorizzare spese a copertura delle quali saranno necessari provvedimenti per la revisione della spesa, insomma si impegnano soldi che in cassa non ci sono e per trovare i quali saranno necessari ulteriori tagli.
Le manovre in atto sono tali da pregiudicare la funzione di molti servizi pubblici, i tagli alle società partecipate possono, in prospettiva, creare più danni che benefici. Il fatto è che essendo motivate, principalmente, da esigenze di riconvertirsi in Società di grosse dimensioni potrebbe determinarsi una condizione di regime di monopolio.
Quello che emerge, ancora una volta, è la politica di saccheggio della cosa pubblica, di contrasto attorno alle funzioni, ai ruoli dirigenziali al limite del collasso, come sta accadendo nella sanità pubblica martoriata, non solo i tagli del Governo, ma anche dalle regioni, in un Paese dove ormai curarsi non è più un diritto/dovere, ma un lusso.