Siamo seri: il fatto, che appare probabile, di votare a luglio non è certo un problema di ombrellone o di ferie.
9maggio 2018 da BuongiornoLivorno
Nei momenti di crisi qualsiasi data, in qualsiasi periodo, può essere quella giusta. Il punto è che stiamo andando, di nuovo, verso le elezioni politiche perché i partiti romani hanno fallito. Incapaci di trovare uno straccio di accordo dignitoso per il paese, e per loro stessi, una situazione economico-finanziaria che presenta seri rischi. Certo, romani per modo di dire: il Movimento 5 Stelle ha il proprio nucleo di comando a Milano, via Morone, la Lega sempre a Milano, via Bellerio. Forza Italia a Arcore, praticamente a Milano. Il centrosinistra sopravvive in una ridotta tra Toscana ed Emilia a cavallo dell’antica linea gotica. Sempre in aggregazioni dove la parola democrazia significa solo ed esclusivamente la conta di chi ha più potere rispetto ad altri.
In poche parole i partiti nazionali, che altro non sono che aggregazioni macroregionali senza esprimere un reale visione della società, esistono per essere a Montecitorio, o a palazzo Madama, non di più. Non a caso, quindi, in questi mesi dopo il voto del 4 marzo, il tema delle autonomie locali e delle economie territoriali non è stato mai affrontato. Il motivo è semplice: nessuno dei partiti nazionali è in grado di affrontare i nodi dell’economia globale, della presenza invasiva della dimensione finanziaria, sviluppando un nuovo welfare e una nuova economia. Nodi che passano da una solida economia dei distretti e delle municipalità, da un investimento diffuso sull’innovazione e sulla tutela ambientale.
Infatti, questi incapaci sopravvivono, o prosperano, grazie al marketing di provvedimenti che purtroppo non verranno mai approvati (reddito cittadinanza, abolizione della Fornero etc.). Sui nodi reali di produzione della ricchezza non sanno risolvere crisi ma solo andare al voto rinviando il problema. E questo vale a maggior ragione per chi non riesce che a proporci le solite ricette sull’austerità, sui conti in ordine. Quelle che fanno si che il Pil sia inferiore, nel 2018, ancora a quello del 2007, anno dello scoppio della grande crisi.
I nostri territori sono ormai presidiati da personaggi che con la dimensione locale e municipale non hanno niente a che fare. Basta vedere Livorno, assessori che vengono da fuori, che vanno via, senza una reale responsabilità verso il territorio.
Gli investimenti condizionati da soggetti come Invitalia che conoscono Livorno solo quando vengono, per una giornata, col Frecciabianca da Roma. La governance portuale difettosa a causa di una riforma centralistica. Per non parlare degli oltre 30.000 disoccupati locali verso i quali nessuno, né a Roma né a Firenze, sembra mostrare una soluzione.
L’innovazione e la protezione del territorio oggi sono frammentate, e deboli, perché si sono tolti strumenti alle autonomie locali. Dal 2008, anno di inizio della crisi, al 2015 sono stati fatti 40 miliardi di tagli alle autonomie locali. Dopo la mattanza è proseguita. I territori hanno pagato ma i partiti romani non hanno risolto la loro crisi. Non riescono, dopo anni di svuotamento dei territori, neanche a fare un governo.
Siamo convinti, purtroppo, che la crisi continuerà e non perché manchi una adeguata legge elettorale.
La crisi è di un modo di fare economia, fare stato sociale, che subisce la finanza globale senza far crescere le municipalità i territori. Di una politica che usa il marketing per conquistare posti di potere che, ironia della sorte, neanche riesce a mantenere. Solo un municipalismo innovativo, civico e di sinistra che si conquista i propri strumenti di governo, è in grado di fare gli interessi della nostra città. Invitiamo i livornesi a non fidarsi di queste forze politiche che hanno dimostrato il peggio. E, se la città vorrà, le cacceremo dal governo di Livorno fin dalle prossime amministrative. Basta vedere Livorno governata da Facebook, è l’ora di una svolta vera, originale, viva, pulita.
Un messaggio leghista il nostro? Noi siamo municipalisti. Al contrario, la Lega, in 25 anni e diversi governi di esistenza, non solo ha sempre cercato di mettere le regioni una contro l’altra, ma non ha mai fatto approvare una reale riforma delle autonomie locali, in senso municipalista, col protagonismo dei territori. Salvini oggi è come Bossi prima: chiacchiere e distintivo. Infatti i territori del nord non sono più ricchi da quando hanno adottato la Lega negli anni ’90. Sono solo più ricchi i leghisti. D’ora in avanti vota sempre Livorno, ti conviene!