Dalla Stazione Centrale alla ex Stazione San Marco
10agosto 2016 da Associazione “Oltre per Livorno” e gli amici intervenuti
Luoghi bellissimi e dimenticati. Luoghi di grandi progetti, mai realizzati. Luoghi dove si ha paura a vivere e da dove si deve ripartire per progettare una città a misura di tutti.
Abbiamo deciso di accendere l’attenzione su questa struttura, letteralmente, abbiamo quindi acceso delle candele Lunedi 1 e 9 Agosto, alle 21 di sera. Dopo un po’, l’interesse per la curiosa iniziativa ha attirato diverse persone.
Buffo che i primi a chiedere più sicurezza, nonostante la paura di certa sinistra ad affrontare l’argomento (per il timore ipocrita di incentivare politiche “anti”, di favorire il razzismo), siano stati proprio gli extracomunitari che alla stazione trovano sempre un tetto dove dormire, ma che proprio alla stazione hanno più paura a rimanere.
Si ferma un signore con il forte accento del sud, ci racconta che i veri emarginati sono i pendolari nelle stazioni. Trova molto plausi di passanti e curiosi. Da come parla, capiamo che e ‘probabilmente anche un poliziotto. Il discorso cade sulla Polfer, ed il fatto che i poliziotti alla stazione siano poco visibili.
E’ in quel momento che riceviamo la doccia fredda, il progetto, ci dicono, è ridurre ancora il presidio della polizia alla stazione.
Mentre ci chiediamo come sia possibile, arriva un agente privato di sicurezza. Poi, un altro, con un cane, lungo i binari. Le Ferrovie dello Stato pagano la sicurezza privata mentre lo Stato taglia la sicurezza pubblica? …Ormai siamo abituati a simili smantellamenti a favore della speculazione, ma che tutto passi sotto silenzio non ci va proprio giù, non dopo i tagli già subiti dalla città e dal porto per i Vigili del Fuoco. Intanto passa il furgoncino della Croce Rossa.
Esce uno sciame di persone prima invisibili che si dirada nel buio non appena consegnate le buste di cibo. Abdul ci dice che manca un posto dove farsi almeno una doccia, a Pisa c’è, ma costa 6 euro. E chi ce li ha. Rajesh, che abita li ‘vicino, intanto ci racconta di come vivono i residenti intorno alla stazione. Entriamo. Sono le 22 passate da poco. Chiediamo ad un addetto dove si trovi il bagno. Questo, imbarazzato, ci dice che forse i bagni sono chiusi, di sentire al bar. Peccato che il bar chiuda alle otto, la domenica anche prima, alle sei del pomeriggio. Nessun bar sulla piazza. Attraversare la zona del parco poco illuminato per cercare un bar oltre la rotatoria decisamente sconsigliabile.
Decoro urbano, politiche di assistenza adeguate, servizi pubblici H24, potenziamento del sistema di vigilanza alla stazione, in una città così critica per povertà e crisi economica, questi aspetti non possono essere lasciati al caso.. Accenderemo di nuovo le luci. Abbiamo dato quindi appuntamento ad alcuni nuovi amici per la settimana successiva e siamo tornati.
Con noi Rajesh Barbieri e Angelo De Devittis, il marciatore che ha raggiunto Roma per chiedere aiuto per chi oggi è senza lavoro e senza certezze. Dalla settimana scorsa, nessuna risposta, nessun interesse.
Passiamo, chiamati da alcune famiglie che non hanno voluto rilasciare dichiarazioni, ad un’altra stazione storica, oggi abbandonata, la Stazione San Marco.
Accanto alle aree abbandonate, oltre 20famiglie vivono oggi nella struttura.
Insieme a Simonetta Pampaloni, memoria storica, ricostruiamo i progetti che nelle precedenti amministrazioni erano stati presentati: ripristino ed estensione della linea ferroviaria che, dall’attracco in porto, portasse i turisti alla Stazione San Marco ristrutturata come museo delle ferrovie. Da lì, dalla Piazza, davanti alla magnifica porta del leone, si era progettata la partenza di autobus turistici. Un sogno che nel frattempo, non realizzato, ha comunque portato alla chiusura del distributore nella piazza in previsione dei grandi progetti che si dovevano concretizzare. Ci spostiamo in piazza san Marco. Alle 10 di sera tutti i bar sono chiusi, nessun passante si azzarda ad aggirarsi nella piazza poco illuminata e piena di muri ed anfratti creati ad arte (si fa per dire) per ghettizzare il retrostante quartiere popolare di fiorentina.
Saliamo sui giardinetti, la vista della porta è meravigliosa, ma nessuno ne può usufruire.
Perché non permettere di utilizzare gli spazi ad una famiglia che faccia anche da custode della struttura? I giardini sono pieni di sacchi e cartoni, dopo un po’ nell’ombra vediamo muovere quelli che sembravano sacchi appoggiati a terra, persone, degrado, silenzio, oscurità.
I cuori di Livorno devono essere fruibili e valorizzati perché i cittadini se ne riapproprino e ne facciano luoghi per tutti, anche per gli ultimi.
Intanto chiediamo informazioni, a Sindaco e Prefetto: quali politiche pensano di intraprendere per tutelare i cittadini, anche i più deboli e disperati, in questi centralissimi angoli di città così esposti al degrado? L’associazione Oltre, con tutti gli amici che vorranno, si è data nuovi appuntamenti per accendere l’attenzione su un degrado che richiede talvolta solo cura ed interesse per essere risolto.
Martedi’ 16 saremo alle 21 in piazza della Repubblica