Come candidato consigliere regionale autonomo, sorretto da nessuna struttura politica, ma dalla sola associazione nata con questa avventura, la Repubblica dei Villani, non posso che essere ampiamente soddisfatto dei ben duemila voti ottenuti. Voti che debbono essere ricondotti proprio a questa nuova esperienza politica, la quale ha avvicinato alle elezioni chi probabilmente non vi avrebbe mai partecipato.
3maggio 2015 da Lenny Bottai e RdV
La RdV è stata apprezzata per le iniziative fatte nei quartieri e non nelle stanze, con 200 associati che, in meno di un mese, hanno rilevato la necessità di una politica diversa.
All’indomani delle elezioni è abitudine che tutti siano soddisfatti, ma in realtà, quando gli astenuti superano coloro che si esprimono, a mio e nostro avviso si tratta di un messaggio chiaro, e -ahimè- molto grave, a meno che non si voglia continuare a governare con minoranze assolute e leggi apposite.
- I voti del PD sono calati, ma le promesse e le sponde mediatiche hanno funzionato per l’elettorato della terza età, che evidentemente non ha posto troppa attenzione al futuro incerto ai quali i giovani sono condannati da parte di Renzi e del suo governo.
- Quelli della Lega hanno semplicemente radunato i voti di una destra sfaldata, ma non hanno radicamento sul territorio, così si vede dalle poche preferenze ottenute. Si è votato un simbolo e non delle facce, il bombardamento mediatico e gli show di Salvini hanno fatto il lavoro che i candidati non hanno mai fatto.
- Quelli del M5S si sono consolidati come voti di opposizione al PD e forse il colpo di coda di premiare Mujica, gesto apprezzabile e riuscito, si è ben contrapposto alla bandiera del PCI riesumata dal PD come effetto simbolico di una continuazione tradizionale che nei fatti ovviamente non esiste, benché l’idea di questa continuità sia purtroppo dura a morire, nonostante il PD le tenti tutte. Tuttavia Pepe Mujica, come me, noi, ha un radicamento ideologico ben chiaro, e anche se a livello nazionale Grillo si spende per il “né di destra né di sinistra”, la confusione ideologica e la capacità camaleontica del movimento di adattarsi diversamente nei territori ha fruttato.
Ma per noi il fondamento ideologico, necessariamente al passo coi tempi, è comunque imprescindibile.
L’esperienza di SI onestamente non ha raccolto il risultato sperato, rivelando che a sinistra, in generale, dentro e fuori questo progetto, forse rimane ancora difficile rinnovare un’area nella quale le parrocchie interne hanno ancora il loro perché.
La mia candidatura ha avuto all’interno e all’esterno un’evidente funzione di spartiacque e allo stesso tempo di riunificazione anti-corpo estraneo, di cui non sono assolutamente meravigliato.
Detto questo, è proprio perché il mio percorso non era individuale ma collettivo (e le nostre adesioni sono spesso state accompagnate da parole di fiducia di persone che senza quel nostro modo di fare politica diversamente non si sarebbero mai avvicinate) che sentiamo la necessità di coltivare duemila voti che non sono frutto del caso o dell’opportunismo.