Liberalizzazione porti: effetti devastanti per Livorno, 57 famiglie dell’Alp senza stipendio. Interrogazione parlamentare dalla deputata toscana Nicchi

portoLiberalizzazione dei porti, il caso viene sollevato in Parlamento dalla deputata toscana di Sel Marisa Nicchi attraverso un’interrogazione parlamentare al ministro dello sviluppo economico Federica Guidi e al ministro dei trasporti Maurizio Lupi.

22gennaio 2015 da SEL Livorno

porto2L’interrogazione chiede di far luce, in particolare, sull’abrogazione dell’articolo 17 della Legge 84/94, su cui si fonda la disciplina del lavoro sulle banchine. A preoccupare la deputata toscana è principalmente l’occupazione di “migliaia di lavoratori portuali in tutta Italia e tra questi anche i  57 occupati nell’Agenzia di Lavori in Porto di Livorno e 20 a somministrazione”.

porto“Nel porto di Livorno sarebbero cancellati in un colpo solo tutti i lavoratori dell’Alp,  si tratta di 57 famiglie che si troverebbero improvvisamente senza stipendio. La deregolamentazione selvaggia del lavoro portuale non è certo un elemento di crescita e competitività di uno scalo: in molti porti europei il pool di manodopera rappresenta il fulcro dell’organizzazione del lavoro portale ed ha avuto importanti crescite di traffici commerciali”.

“Il disegno di legge del Governo – aggiunge l’Onorevole Nicchi – fa entrare a gamba tesa il Jobs Act nei porti italiani, producendo effetti devastanti sulla professione e sulla vita di tanti lavoratori negli scali. E’ il preludio dell’avvento di un monopolio che rischia di sopprimere le numerose realtà che lavorano nel settore portuale e nell’ambito dei traffici marittimi”.

porto autoritàNell’interrogazione parlamentare si chiede “se il Governo non convenga sull’opportunità di astenersi dall’adozione di misure di natura legislativa e non che invece di contrastare l’abbattimento dei diritti e la precarizzazione del lavoro nel nostro Paese, si rivelino negli effetti particolarmente pericolosi anche per la tenuta sociale del nostro sistema economico e, in ogni caso, del tutto inutili per la ripresa occupazionale delle vecchie e nuove generazioni che operano nel comparto portuale e nella crescita dei nostri porti”.

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Questo il testo integrale dell’interrogazione urgente presentata in parlamento:

Ai Ministri dello sviluppo economico, delle infrastrutture e dei trasporti e del lavoro e delle politiche sociali.
Ai Ministri dello sviluppo economico, delle infrastrutture e dei trasporti e del lavoro e delle politiche sociali.

Premesso che:

secondo quanto si evince da alcuni articoli di stampa, il Governo starebbe in procinto di presentare un disegno di legge sulla concorrenza con il quale, tra e altre cose, si interviene pesantemente in materia di portualità attraverso la liberalizzazione degli ormeggi, dei rimorchiatori e dei piloti, ma anche abrogando un intero articolo, e segnatamente l’articolo 17 della Legge 84/94, su cui si fonda come noto la disciplina del lavoro sulle banchine, con la conseguenza della immediata cancellazione dei Camalli di Genova e di altri lavoratori portuali degli scali italiani (Livorno, Ravenna, Savona Civitavecchia solo per citare i principali) che agiscono sotto il regime dell’articolo 17 della Legge 84/94. Risulterebbe così cancellata la Culmv con i suoi 1000 soci,, ma anche l’Alp di Livorno che, appena un mese fa, dopo mesi di incertezza economica, aveva potuto sperare nella nascita di una nuova compagine societaria più forte, sotto la guida temporanea della Port Authority ;

– per quanto risulta agli interroganti, le nuove disposizioni normative risulterebbero contenute in una bozza del disegno di legge sulla concorrenza a cui sta lavorando il Ministero dello Sviluppo Economico da alcuni mesi;
se i contenuti della bozza dovessero risultare confermati, il Governo eliminerebbe il fondamento giuridico di rilevanti ambiti lavorativi nel settore portuale, entrando peraltro a gamba tesa su un tema delicato che è al centro di un acceso dibattito, soprattutto a Genova che da sola rappresenta la metà dei 2000 lavoratori portuali in Italia operanti in base al regime di cui all’articolo 17 della Legge 84/94;
– la bozza in questione, per quanto si apprende, interviene   perentoriamente anche sulle società partecipate dalle Autorità portuali e intima entro l’anno di disfarsi delle quote ancora in possesso. Un altro articolo della bozza modifica la parte delle concessioni: “in modo proporzionale agli investimenti effettuati”, incidendo su un punto che veniva ritenuto fondante: l’impossibilità per un terminalista di ottenere due concessioni per la stessa attività nel medesimo porto. La bozza “sopprime” questo paletto e dà il via libera a scenari che per assurdo, pur partendo con l’intento di liberalizzare in modo sano e finiscono con creare i presupposti dell’avvento di un monopolio che sarà gestito ad uso esclusivo dell’operatore più forte;
– detta bozza, per quanto risulta agli interroganti, avrebbe subito, almeno nelle intenzioni di Palazzo Chigi, una pausa di riflessione di circa sei mesi, ma in questi ultimi giorni sembrerebbe aver avuto un’improvvisa accelerazione, tanto che nei giorni scorsi il disegno di legge ha cominciato ad essere commentato da alcuni organi di stampa, destando particolare scalpore non solo per la parte tecnica, ma anche per quella politica;

il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, infatti, a quanto risulta al Secolo XIX in particolare, non sembrerebbe  essere stato informato della questione e quando gli uffici del Responsabile del Dicastero hanno appreso delle notizie relative alla liberalizzazione sui porti, sono salti letteralmente tutti sulla sedia per il contenuto e per la modalità con cui stava procedendo il Ministero dello sviluppo economico;

si segnala, infatti, che il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, l’On. Maurizio Lupi, sta lavorando ormai da diversi mesi ad una delicata e complessa riforma della legislazione in materia portuale attualmente in esame presso il Senato della Repubblica e la succitata ingerenza da parte del Ministero dello sviluppo economico sembrerebbe essere stata vissuta come una vera e propria un’ingiustificabile sovrapposizione di competenze:-

se corrisponda al verso quando descritto dalla presente interrogazione e se il Governo non convenga sull’opportunità di astenersi dall’adozione di misure di natura legislativa e non che invece di contrastare l’abbattimento dei diritti e la precarizzazione del lavoro nel nostro Paese si rivelino negli effetti particolarmente pericolosi anche per la tenuta sociale del nostro sistema economico e, in ogni caso, del tutto inutili per la ripresa occupazionale delle vecchie e nuove generazioni che operano nel comparto portuale.

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