Dopo 18 mesi di strombazzanti promesse, condite dalle rassicuranti garanzie del governo regionale e nazionale, tramonta già il piano industriale di Cevital – Aferpi. Ci vuole uno scatto di dignità: No acciaio? No porto.
7dicembre 2016 di Paolo Gianardi, la replica a nome di “Coordinamento Art. 1 – Camping CIG, Lavoro salute dignità, Restiamo umani” nel corso della riunione del Consiglio Comunale aperto di ieri
Avevamo capito male.
- Noi pensavamo che gli imprenditori, i capitalisti come Cevital-Aferpi, procurassero loro i capitali.
- Pensavamo che Cevital, uno dei più potenti gruppi economici del bacino del Mediterraneo, certo non nuovo neppure al mondo della finanza, avesse studiato e preparato il ricorso ai finanziamenti bancari necessari per le acciaierie di Piombino.
E invece, l’amministratore delegato Aferpi ci ha ripetuto instancabilmente che le banche, addirittura l’intero sistema creditizio italiano non è accogliente nei confronti di Aferpi, le banche sono chiuse, se non ostili, alla richiesta di finanziamenti da parte di Aferpi: da parte sua, contro il sistema bancario, che peraltro ben conosce, abbiamo ascoltato parole degne del pensiero critico no global più radicale!… Ma passiamo ad argomenti più seri.
Noi poniamo alcune questioni: innanzi tutto se, come viene detto dall’amministratore delegato Aferpi, la scadenza del 1°luglio 2017 non è un problema, perché dunque non mettere nero su bianco che essa non esiste più e gli impegni di Cevital Aferpi circa produzione e occupazione proseguiranno senza scadenze?
No acciaio? No porto: visto che l’azienda non rispetta i propri impegni, le concessioni delle aree portuali per mezzo secolo – il vero motivo dell’interesse di Cevital per Piombino – devono essere disattivate e subordinate alla ripresa della produzione di acciaio.
Saremmo ben lieti di essere smentiti ma, stando le cose come stanno, bisogna invece prendere atto che oggi si chiude l’era Cevital-Aferpi a Piombino.
Bisogna che il Governo, pienamente in carica per gli affari correnti, garantisca la continuità produttiva delle acciaierie e quindi l’applicazione dei contratti di solidarietà. La Repubblica italiana deve riprendere in mano il progetto Piombino, coinvolgendo soggetti privati per:
- costruire innanzi tutto il treno rotaie, nella prospettiva di tornare a colare acciaio;
- procedere con le indispensabili bonifiche, fondamentali per dare posti di lavoro alle tante persone dell’indotto che lo hanno perso o lo stanno perdendo, nonché per mettere finalmente riparo a decenni di tolleranza delle istituzioni nei confronti degli imprenditori che hanno gestito le acciaierie e inquinato una vasta porzione del territorio, con gravissimo danno per l’ambiente e la salute degli addetti e delle popolazioni: per le bonifiche proponiamo che sia nominato un commissario ad hoc, una personalità locale, giacché condividiamo la diffidenza già espressa in questa sede nei confronti di Invitalia.