Il bando della Regione per impegnare i richiedenti asilo in lavori di pubblica utilità a Livorno è caduto nel vuoto. Da allora più nulla si è mosso
07settembre 2016 di Laura Banchetti #Rifondazione Comunista, Livorno
Solo in città sono quasi 400 i ragazzi, 380 per la precisione: aspettano una risposta sul loro futuro, ma nel frattempo nessuno di loro risulta impiegato in lavori socialmente utili, anche se in molti avrebbero la volontà di partecipare, anche solo per ricambiare l’ospitalità che ricevono nel nostro Paese.
Comuni e Regione non sono soggetti titolati sulla materia dell’accoglienza ma possono essere richiedenti alla Prefettura, di divenirlo come successo da Torino a Napoli, da Bari a Pistoia, da Firenze a Bolzano dove i migranti sono impiegati come volontari in servizi come il decoro urbano e la manutenzione del verde.
Queste le testimonianze derivanti dalla stampa, di come in alcuni comuni, si provi ad arrestare e far diminuire il clima di diffidenza e paura verso i profughi.
Poiché anche nella ns città, nata proprio da un intreccio di razze religioni lingue diverse, questo clima si fa sempre più diffuso, Rifondazione Comunista richiede all’amministrazione di coinvolgere necessariamente Prefettura, e le associazioni che gestiscono i profughi, come Arci, Cesdi e Caritas per poter riaprire questo bando. Da parte di alcune di queste associazioni ci sono state sollecitazioni in merito, con l’auspicio che l’occasione persa comunque si possa in qualche modo riprendere e finalmente arrivare a una soluzione positiva. Un bando regionale che a Livorno è caduto nel nulla, un protocollo molto chiaro che si fonda sul concetto di restituire un qualcosa alla città che li ospita e che prevede l’impiego di una quota di persone per pulizie, lavori di giardinaggio e piccole manutenzioni.