9febbraio 2016 da Gruppo di minoranza sindacale-Camping CIG, Piombino
Per quanto emerge dall’inchiesta giornalistica (non rassicurante per i lavoratori ma proficua per altri) sul “Modello Piombino” e la sua realizzazione, apparsa sul il Sole 24ore, viene richiesto rispetto e, risulterebbe necessaria una circostanziata smentita ufficiale direttamente da Aferpi, se nella fattispecie i fatti riportati non corrispondono a verità.
Se l’inchiesta evidenzia aspetti che andranno approfonditi, ci sono altri fatti che comunque non sono rassicuranti:
- Mancano pochi giorni all’11 e tutto tace, cosa vuol dire che è saltato l’incontro per l’ennesima volta? Se è così, cosa si aspetta a dirlo?
- Sarebbe assurdo che l’incontro si svolgesse addirittura a fine mese, o giù di lì, significherebbe che non c’è niente di definitivo e che si continua a lanciare la palla in calcio d’angolo perché non si sa più che cosa fare o cosa dire.
- Se l’incontro va abbondantemente oltre l’11, alla luce, anche, di ciò che ha scritto il Sole 24 ore (“se succede il miracolo i soldi ci sono solo per la gestione quotidiana, non certo per gli investimenti”), è indispensabile che sia promossa la manifestazione di tutto il territorio di Piombino lo stesso giorno dell’incontro, o addirittura anche prima. La manifestazione presso le istituzioni ( locali e nazionali) deve servire, finalmente, a scoprire la verità sul progetto Piombino: si tratta di una cosa seria o di una vera e propria truffa, come ipotizzò Landini nell’ultima manifestazione a Piombino, e come, oramai, verrebbe spontaneo pensare? A questo punto, se i sindacati e le istituzioni faranno ancora “melina”, saranno, insieme a Cevital/Aferpi, i veri responsabili della sorte dei lavoratori dell’intera comunità. Ciò significherebbe che sarebbero chiamati a trarne le conseguenze anche in termini di cessazione del loro mandato politico e sindacale.
Infine denunciamo che, in questa vicenda infinita, gli unici che hanno già pagato e stanno tuttora pagando sono i lavoratori che sono stati costretti a cedere, con il famoso accordo capestro, una parte consistente del loro già misero salario e dei loro diritti (oltre che, ad oggi, migliaia di posti di lavoro, quelli dell’indotto diretto e non). In compenso hanno ricevuto solo promesse e illusioni.