“No guerra” 12marzo giornata di mobilitazione nazionale. Anche Piombino si organizza e, sarà presente al presidio Camp Darby

no guerra no natoNel quadro della giornata nazionale di mobilitazione per la pace e contro la nuova guerra in Libia, anche un gruppo di piombinesi sarà presente al presidio previsto per sabato prossimo 12marzo, dalle ore 11:00, davanti all’ingresso principale della base militare Usa di Camp Darby

9marzo 2016 da Associazioni: “Lavoro salute dignità”, “Restiamo Umani” Piombino

Per quanti intendano partecipare, l’appuntamento è fissato, quindi,  per la mattina del  12marzo alle 8.30, al parcheggio antistante la portineria centrale delle acciaierie di Piombino, Ci organizzeremo per andare insieme con le auto, riducendo al minimo consumo di carburante e inquinamento

camp derby

Nella preparazione dell’incombente, nuovo intervento in Libia (come già in Afghanistan, Irak, Siria… e Libia 2011), colossali interessi economici (v. Eni in Libia) si intrecciano con quelli geopolitici degli Usa e della Nato, per giunta pericolosamente aggressiva nei confronti della Russia, la quale pure non rappresenta affatto un qualche modello di riferimento. Questa volta il governo italiano si propone nel ruolo di protagonista, probabilmente anche per rafforzare la propria ambizione di ottenere un turno quale membro non permanente del consiglio di sicurezza Onu. Invece, dilatare lo scenario bellico libico significa vedere aumentare il peso del califfato terrorista, il suo ruolo e la sua presa su settori del mondo islamico, che pure ne è il primo bersaglio per numero di vittime. Significa inoltre far crescere il numero di chi bussa disperato alle porte delle fortezza Europa, anche a seguito dei disastri ambientali che la guerra aggrava, violentando la madre terra e gli esseri umani che la abitano.

Accanto all’opposizione sistematica, politica ed etica, alla guerra e all’economia di guerra, indichiamo alcune piste di intervento pacifico per sconfiggere il terrorismo, l’insensato orrore  della guerra e tutti i guerrafondai che la fomentano:

  • Insieme all’iniziativa diplomatica, italiana ed europea, sistematico e costante sostegno concreto alle organizzazioni sociali democratiche di base presenti nei teatri di guerra (es. l’associazione delle donne rivoluzionarie Rawa, in Afghanistan).
  • Attivazione di corridoi umanitari immediati (v. Siria).
  • Rilancio deciso della cooperazione internazionale – nella trasparenza e dal basso, da comunità locale a comunità locale – a sostegno dello sviluppo autocentrato dei popoli poveri.
  • Controllo e progressiva riduzione del commercio e della produzione stessa di armamenti: v. transito delle bombe destinate all’Arabia saudita attraverso il porto di Piombino.
  • Misure di accoglienza dei migranti in Europa, quali l’abbattimento dei nuovi muri; in Italia, in particolare, l’abolizione del reato di clandestinità e del criterio del contratto di soggiorno (archetipo della precarietà del lavoro e della vita), introducendo invece il permesso di soggiorno per ricerca di lavoro.
  • Sviluppo del dialogo interculturale e interreligioso a tutti i livelli, affermando la laicità della Repubblica nei confronti di tutte le confessioni, di antico o recente insediamento nel Paese.

Queste proposte di azione alternativa all’intervento militare chiamano in causa la indispensabile coerenza fra il diverso ruolo richiesto alla politica e alle istituzioni, da una parte; e, dall’altra, i comportamenti personali: a titolo di esempio, acquistare prodotti del commercio equo e solidale; fare piccoli gesti come quello di qualche piombinese che, pur non potendone acquistare continuamente la merce, porta in dono un po’ di frutta e verdura del proprio orto ai venditori immigrati che sostano davanti ai supermercati.

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