Il taglio ai sussidi è una misura inaccettabile, ma la modalità di erogazione va modificata.
26gennaio2015 da Daria Faggi, Unione Inquilini Livorno
Che la situazione sia difficile è del tutto evidente, e il vecchio sistema di esternalizzare i servizi sociali, anche dove si potrebbe senza problemi utilizzare gli sportelli comunali, è uno spreco di risorse inaccettabile. Questo metodo surrettizio di inventare qualche posto di lavoro precario, non può più giustificare un aumento dei costi, che grava sulle magre risorse pubbliche. Da anni chiediamo una verifica a conferma di quanto sosteniamo, che tutte le funzioni pubbliche date in gestione privata, aumentano notevolmente i costi e qualche volta peggiorano assai il servizio. Occorre dunque ripristinare velocemente la ripubblicizzazione del servizio di erogazione delle borse lavoro e dei sussidi per i poveri, restituendolo al settore sociale comunale.
Certamente per fare un’operazione di risparmio bisognerà agire gradualmente, perché la gran parte dei servizi sociali appaltati all’esterno sono dati al terzo settore. E’ però del tutto condivisibile la scelta di non rinnovare le concessioni e convenzioni scadute per utilizzare meglio i fondi pubblici, perché l’esternalizzazione provoca un aumento di costi non più giustificabili. Comunque la protesta riportata in cronaca conferma la nostra impressione che la crisi stia aumentando il numero degli assegnatari con redditi azzerati, che hanno problemi a pagare le utenze. Se per il canone non ci dovrebbero essere problemi (12.50 € il mese), e inoltre non è previsto lo sfratto se l’inadempienza è legata a problemi gravi economici o di salute, opportunamente segnalati a CASALP, altra questione è il pagamento di spese condominiali e utenze, insostenibili per la nuova povertà.
Nella L.R.T. 96/96 è previsto un accantonamento dal monte affitti di un fondo di solidarietà, oggi usato male per i limiti della legge in vigore, proponiamo di usarlo per gli assegnatari in difficoltà per le spese condominiali e le utenze domestiche, senza creare disavanzi in CASALP e ovviamente non gravando sui coabitanti che pagano regolarmente e potrebbero avere disagi per morosità accumulate di altre famiglie.
Sarà possibile ottenere questa modifica se Rossi, non taglia i tempi della discussione tra Regione, sindacati e comuni, sulla revisione della L.R.T. 96 , con un atto di forza assurdo e ingiustificato.
Piuttosto che una nuova pessima legge, come quella presentata a fine anno, senza alcun confronto preventivo e senza tener conto dei risultati degli studi sull’ERP condotti dagli uffici sotto la regia del precedente assessore, meglio tenersi la legge in vigore. Stanno tra l’altro arrivando al pettine i nodi irrisolti dei piani di recupero, che come abbiamo più volte detto devono, per non essere cancellati, tener conto della gravissima tragedia economico sociale degli sfratti per morosità incolpevole.
A parole nessuno è contrario a un utilizzo temporaneo, nelle more dei tempi fisiologici tra la localizzazione degli interventi e l’apertura dei cantieri, degli alloggi da concedere nello stato di fatto, come soccorso immediato e di breve durata, per evitare che invalidi e soprattutto minori finiscano per strada, a causa delle esiguità delle risorse pubbliche a disposizione degli uffici casa e le poche decine di case private a prezzi sostenibili, in dotazione all’Agenzia per la casa, gestita da CASALP non sono sufficienti. Tuttavia le resistenze ci devono pur essere se ogni volta che viene affrontato il tema, e nonostante l’impegno dell’Unione Inquilini, del comitato sfrattati e del movimento di lotta per la casa, e il sostegno dell’assessore, non si riesce a concludere positivamente la partita.
Se le circoscrizioni e i politici preoccupati oggi per l’evidente stallo dei piani di recupero, avessero ascoltato e appoggiato le nostre preoccupazioni e le nostre proposte di utilizzare la possibilità di un uso solidale per le famiglie colpite dalla crisi, dei vecchi edifici vuotati dei piani di recupero, oggi avremmo già risolto il problema. È anche troppo ovvio che bisognava già nel 2010 tener conto della nuova situazione per poter continuare operazioni utili e necessarie di recupero dei quartieri nord , che però assorbono il 90% delle risorse disponibili, e non creano alloggi in più, ma meno case (benché più confortevoli per i vecchi assegnatari).