Operazione Condor. Il volo di Laura. La tournée teatrale, che si è aperta a Roma, farà tappa a Vitorchiano (Viterbo) dal 12 al 14 Ottobre 2017, per poi proseguire in America Latina

Nell’ultimo weekend di Settembre è andata in scena a Roma, nella suggestiva cornice del teatro di Marcello, la rappresentazione teatrale “Operazione Condor. Il volo di Laura”, idea originale di Liliana Garcìa Sosa, che ne è anche co-regista assieme ad Ugo Bentivegna ed eccellente protagonista nei panni di Laura, una donna forte e combattiva.

11ottobre 2017 di Serena Campani

La drammatica storia di Laura viene narrata parallelamente a quella di Tamara, impersonata dall’attrice italiana Maria Cristina Moglia. Due donne coraggiose, forti, ribelli. Due storie, che si intersecano, si intrecciano. Due voci, due gridi di dolore al contempo sommessi e irrefrenabili. Così lo spettatore conosce Laura, e si appassiona alla sua vicenda intima ma anche simbolica e universale. E conosce Tamara, anzi, Paloma. Una donna irrisolta, inquieta, ma determinata. Piano piano, con un crescendo dilaniante, i complessi pezzi di un puzzle dell’orrore si ricompongono e attraverso un percorso nella storia e nella memoria i vissuti delle due donne emergono come indissolubilmente intrecciati. Sono madre e figlia. Ma non si sono mai potute conoscere, mai abbracciare.

Le due donne si alternano sulla scena, in un impossibile dialogo che permetterà loro di avvicinarsi senza potersi toccare. Al loro fianco due uomini: il giudice, impersonato da Ugo Bentivegna e il padre (…) di Tamara, portato in scena da Roberto Burgio. Una scenografia essenziale, bianca, vuota, ha esaltato le doti dei bravissimi attori e la levatura dei personaggi rappresentati. Le musiche originali di Inti Illimani Històtico-Camilo Salinas hanno accompagnato con le loro note delicate e struggenti i racconti delle protagoniste.

Sullo sfondo il piano di sterminio conosciuto come “Operazione Condor”che portò in alcuni paesi dell’America Latina (Argentina, Brasile, Bolivia, Chile, Paraguay, Uruguay e Perù) all’assassinio sistematico di 50.000 persone, di oltre 30.000 prigionieri desaparecidos in Argentina e 38.000 in Cile, anche con i “voli della morte” -i prigionieri, per lo più oppositori politici ai regimi dittatoriali, durante i trasferimenti in aereo o elicottero venivano fatti sparire gettandoli nell’Oceano o addirittura nelle bocche dei vulcani- e a 400.000 detenuti, tutto ciò ad opera dei corpi militari e dei servizi segreti delle dittature. Secondo le denunce delle Madri e delle nonne di Plaza de Mayo molti sarebbero i bambini sottratti a genitori assassinati che si troverebbero in Italia e in altre parti del mondo sotto falso nome.

Il pathos della tragedia, dramma politico ed umano, ammutolisce lo spettatore, lo commuove e lo scuote. Come rimanere impassibili di fronte al crudo racconto delle violenze subite da donne, violentate nel corpo e nello spirito, con disumana ferocia? Eppure nel lutto, nella morte, nell’atroce sofferenza paralizzante si ha modo di gioire e sperare insieme a Tamara, “seme coraggioso”, che alla fine del dramma ha vinto finalmente la schiavitù del mondo di bugie in cui era cresciuta e si proclama “libera di sapere chi sono”.

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