Osservatorio trasformazioni urbane: “Gli eventi tragici del 10 settembre hanno evidenziato l’estrema fragilità del territorio livornese”

02ottobre 2017 da Osservatorio trasformazioni urbane, Livorno

Credevamo di vivere in un’isola felice dal punto di vista ambientale, soggetta a sporadici disagi che avremmo potuto evitare con una adeguata manutenzione e pulizia dei rii, e questo spavaldo ottimismo ha fatto dimenticare il carattere paludoso della zona nord (Stagno, ENI, e Villaggio Emilio), la presenza di  falde acquifere e sorgenti, e torrenti rii e botri che percorrono la città dalle colline fino al mare, e i siti a grave e medio rischio idrogeologico indicati sulle carte urbanistiche comunali. Così si è scelto di fare il centro intermodale in una zona soggetta ad allagamenti, e molto si è dovuto spendere per consolidare e rialzare il terreno, e ancor prima si è costruito Villaggio Emilio, in una zona vicina a una fabbrica a forte inquinamento, in una piana a rischio esondazioni dell’Ugione.

In seguito, con  il vigente PRG Gregotti-Cagnardi, in fase di proposte per l’area di trasformazione urbana,  denominata Nuovo Centro, si è passati dall’ipotesi di un grande parco con un lago di acqua dolce, servizi tecnologici e un centro interculturale, una casa dei popoli, alla realizzazione di un quartiere di saturazione tra la città e le nuove espansioni urbane a sud est ; e infine,per colmo di ironia, dopo la scelta assurda di costruire a Montenero l’aula Mariana, ovvero una sala ipogea in un sito  inzuppato di acqua come una spugna, si proponeva di costruire il nuovo nosocomio  in zona  pedecollinare a rischio di allagamento e smottamenti.

Già da qualche anno la tropicalizzazione dei fenomeni atmosferici ha lanciato chiari avvisi di ciò che avremmo potuto subire e che abbiamo subito “inaspettatamente” e i  luttuosi eventi del 10 settembre scorso legati, sì, ai profondi mutamenti climatici, ma anche alle criticità di zone a rischio, alla insufficienza o agli errori negli interventi di messa in sicurezza dei botri e torrenti intubati e con scarse casse di espansione,  a discutibili scelte urbanistiche, impongono di cominciare seriamente a rivedere il progetto di pianificazione. Questo dovrebbe essere evidente a tutti, maggioranza e opposizione: quello di cui la città ha bisogno è la  cura ed il rispetto del territorio naturale, quindi di interventi riparatori di una urbanizzazione gestita con superficialità ed incoscienza e non di sterili scambi di accuse da campagna elettorale.

Facciamo il punto della situazione attuale.

Per più di due anni in incontri col sindaco e l’assessore all’urbanistica Aurigi, l’Osservatorio Trasformazioni Urbane ha insistito su tre questioni 1) la necessità di sostituire gli indirizzi di piano dati dalla giunta precedente insieme al nuovo incarico a Gregotti-Cagnardi[1] con nuovi indirizzi di piano coerenti con la piattaforma programmatica presentata alla cittadinanza per le elezioni comunali 2) la necessità di aprire un capitolo nuovo nella pianificazione ,sostituendo l’urbanistica partecipata, cioè discussa con la cittadinanza , alla urbanistica contrattata con i principali portatori di interessi privati 3) individuare un luogo di incontro confronto pubblico, un’interfaccia tra il governo e la cittadinanza, e avevamo individuato nell’ex casa della cultura la sede centrale, da integrare con le sedi delle ex circoscrizioni. Oggi sappiamo che non sono mai stati dati a Cagnardi[2] nuovi indirizzi per il nuovo strumento urbanistico, salvo la generica raccomandazione di non aggiungere ulteriori espansioni di aree fabbricabili, in linea col programma elettorale,  L’arch Cagnardi dunque ha lavorato sui  vecchi indirizzi  e dobbiamo prendere atto che il progetto urbanistico è quasi finito, in assenza della benché minima reale informazione e di un autentico coinvolgimento, da parte della A:C della cittadinanza. A oggi, ad esempio,  non sappiamo se l’area ospedaliera individuata in variante è stata cancellata e se si propongono variazioni sul fronte del porto, che restituiscano al Comune aree impropriamente consegnate all’Autorità Portuale e se le previsioni di nuove edificazioni ancora inattuate, verranno classificate in altro modo, rinunciando a ulteriore  cementificazione [3]

Dopo il 10 settembre non può essere più tollerato lo stallo ed il silenzio sul piano strutturale.

Questo dovrebbe essere lo strumento fondamentale della gestione del territorio, vitale e capace di indicare il percorso con cui la città risponde   alle necessità che le vicende quotidiane esprimono, sia per un continuo mutamento sociale ed economico, sia per le esperienze di disastri ambientali, che reclamano l’’approfondimento della conoscenza dal territorio naturale (elemento invariante) con cui deve convivere e da cui deve trarre valore ambientale.  Chiediamo pertanto che con la apertura del Cisternino, si dia inizio a un confronto per far conoscere lo stato di realizzazione del vecchio piano e le parti incompiute di edificazione, per  discutere dei nuovi indirizzi di pianificazione, perché la crescita zero diventi una realtà e non solo uno slogan,e perché le nuove scelte urbanistiche tengano conto della carta delle zone a rischio per verificare, alla luce dei drammatici eventi, se in alcune aree il rischio si sia aggravato o esteso a territori limitrofi.  Continuare a procedere ignorando ciò che gli eventi alluvionali dovrebbero aver insegnato a tutti indicherebbe una arroganza preoccupante da parte degli eletti in Consiglio  comunale e una irresponsabile sottovalutazione dei rischi futuri.

[1] Il “Documento di avvio del procedimento di Revisione del Piano Strutturale” risale al 2009 e contiene, tra gli altri, dai seguenti elaborati: Lineamenti Guida per il Nuovo Piano Strutturale; Definizione degli obiettivi del Piano, delle azioni conseguenti e degli effetti ambientali e territoriali attesi; Quadro conoscitivo di riferimento, comprensivo dell’accertamento dello stato delle risorse interessate e delle ulteriori ricerche da svolgere;

[2] Cagnardi è l’interlocutore dell’A.C. dal momento che la Gregotti Associati risulta in amministrazione controllata –  (in liquidazione volontaria come precisa lo stesso architetto in un articolo del sole 24 ore del  26 nov 2012) – a partire dal giugno 2012, giusto in tempo limite per l’affidamento dell’incarico; riduce l’organico a poche unità, cambiando i connotati e la potenzialità dello studio di fama internazionale.

[4] Il “Documento di avvio del procedimento di Revisione del Piano Strutturale” risale al 2009 e contiene, tra gli altri, dai seguenti elaborati: Lineamenti Guida per il Nuovo Piano Strutturale; Definizione degli obiettivi del Piano, delle azioni conseguenti e degli effetti ambientali e territoriali attesi; Quadro conoscitivo di riferimento, comprensivo dell’accertamento dello stato delle risorse interessate e delle ulteriori ricerche da svolgere;

[5] Cagnardi è l’interlocutore dell’A.C. dal momento che la Gregotti Associati risulta in amministrazione controllata –  (in liquidazione volontaria come precisa lo stesso architetto in un articolo del sole 24 ore del  26 nov 2012) – a partire dal giugno 2012, giusto in tempo limite per l’affidamento dell’incarico; riduce l’organico a poche unità, cambiando i connotati e la potenzialità dello studio di fama internazionale.

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