La sala di palazzo Appiani non è riuscita a contenere tutti i cittadini e i lavoratori che hanno partecipato, alcuni anche dall’atrio, a testimonianza dell’attenzione sui temi dell’occupazione, della salute, della sicurezza e dell’ambiente legati alla nascita di Aferpi.
Piombimo, 27luglio 2015 da Restiamo Umani, Ruggero Toffolutti contro le morti sul lavoro, Lavoro Salute Dignità, Legambiente
Sono intervenuti numerosi lavoratori e lavoratrici, in cassa integrazione o mobilità esprimendo tutto il loro disagio per una situazione di difficoltà e incertezza del futuro. Le quattro associazioni hanno letto un documento congiunto che sintetizziamo:
«Con l’acquisizione dello stabilimento, non è superata la necessità di una politica industriale e lo Stato deve comunque dotarsi di strumenti, come fanno altri Paesi europei, per governare i territori indirizzando le aziende private.
Se vogliamo che riprenda la produzione di acciaio a Piombino occorre che si creino le condizioni. Una politica industriale che leghi le varie parti della siderurgia italiana, almeno le filiere dei vari settori, in cui si individuano degli interessi comuni, con investimenti in ricerca e innovazione, il mercato delle materie prime, l’energia, i servizi agli utilizzatori, la sicurezza della qualità, l’allargamento dei mercati.
Preoccupazione per l’ipotesi aziendale di “efficientamento” che può significare maggiore sfruttamento del personale e minore sicurezza sul lavoro, per questo la richiesta dell’istituzione di un protocollo tra Azienda, Consorzio delle imprese che interverranno, istituzioni (Regione, Comune, Asl, Arpat, Ispettorato del lavoro, Inail ), Rls, sindacati e un soggetto in rappresentanza delle quattro associazioni promotrici di questo incontro, per il monitoraggio costante dei lavori di bonifica ambientale e di attivazione dei tre blocchi economici annunciati nel piano Cevital (acciaio, agroalimentare e porto). Una specifica azione di vigilanza dovrà riguardare i tentativi di camuffamento di eventuali infortuni con la malattia.
Del settore agro – industriale non sappiamo praticamente niente; il piano industriale non dice quali impianti saranno costruiti ma da relazioni del Commissario Nardi leggiamo di un’ipotesi di industria della distillazione di prodotti vegetali per fare biodiesel e bioalcool. Occorrerà approfondire anche questo aspetto per un’industria impattante sul territorio e con scarse prospettive occupazionali.
Il nostro territorio conta anche altre aziende dal futuro incerto; oggi, si “sopravvive” solo grazie agli ammortizzatori sociali, che non possono essere visti come una soluzione, ma solo come un modo per tamponare e rinviare il problema.
Vogliamo pertanto chiedere un piano straordinario a sostegno di tutti i lavoratori in difficoltà tra cui:
– la riduzione delle tasse e delle tariffe, in modo sostanziale e non simbolico (TARI, IMU, TASI, Consorzio Toscana Costa, ecc..);
– l’ applicazione di pagamenti rateizzati a lungo termine per utenze e servizi;
– l’erogazione sollecita di agevolazioni e contributi (contributi per affitto, canoni di locazione ecc..);
– lo studio di nuove modalità per rinegoziare scadenze e tassi di interesse per mutui e prestiti, nonché per sospenderne il pagamento delle rate;
– la riduzione delle tasse scolastiche, dei costi di trasporto per i ragazzi e dei costi per l’acquisto dei libri scolastici;
– la possibilità di poter disporre del proprio TFR.
Chiediamo infine alle Istituzioni presenti la convocazione di un Consiglio Comunale aperto in forma congiunta con gli altri Consigli comunali della Val di Cornia nel quale venga illustrato alla cittadinanza il presente documento con le indicazioni/proposte sopra indicate, affinché venga discusso e votato».
Sono intervenuti anche il commissario portuale Luciano Guerrieri, gli assessori Marco Chiarei e Claudio Capuano in rappresentanza dell’Amministrazione Comunale. Non erano presenti rappresentanti delle organizzazioni sindacali Fim, Fiom e Uilm che avevano preannunciato la loro assenza giudicando l’iniziativa prematura. Era presente, il segretario terziario regionale Ugl.