Sono passati quasi 20 giorni dall’infuocato comunicato sindacale relativo al rinnovo degli appalti meccanici ed elettrici all’interno dello stabilimento ENI di Stagno
25luglio 2015 di Antonio Stefanini
Poi è calato un afoso silenzio su quelli che sono stati i risultati della gara e sui pericoli reali per circa 150 lavoratori e lavoratrici livornesi.
E così assistiamo ad un susseguirsi di indiscrezioni che parlano dell’assenza nel bando di gara della “clausola sociale” e di conseguenza del fatto che le aziende vincitrici della gara (differenti dalle attuali, provenienti da Gela e Matera) non avrebbero alcun obbligo contrattuale rispetto all’assunzione degli attuali dipendenti livornesi.
Se così fosse si pongono impellenti alcune domande: ma il sindacato dov’era? E’ mai possibile che non sia stato informato o che non abbia vigilato? Con ribassi del 30-35% la sicurezza potrà così essere garantita?
Si parla anche di utilizzazione di lavoratori e lavoratrici provenienti da altre realtà produttive. Se tutte queste notizie venissero confermate appare evidente che assisteremmo ad un ennesimo attacco alle condizioni di lavoro e salariali dei lavoratori e delle lavoratrici.
Per questo la questione della garanzia occupazionale non può in nessun modo essere gestita in maniera disgiunta da quella salariale e da quella dei diritti. Non basta quindi richiedere che debbano essere riassunti tutti i lavoratori e le lavoratrici, attualmente presenti in produzione nello stabilimento ENI, dalle aziende vincitrici dell’appalto. Si devono avere immediate assicurazioni anche sulla tipologia dei contratti, e quindi dei diritti, e soprattutto sul livello salariale che deve essere mantenuto, se non migliorato.
Se riduciamo fin da subito la contrattazione alla pur centrale questione occupazionale è evidente che poi si dovrà non contrattare, ma cedere, su tutti gli altri terreni. Arriveremmo ad una ennesima sconfitta, presentata come una vittoria dalle burocrazie sindacali, per cui avremo la perdita di alcuni posti di lavoro e una pesantissima contrazione di salari, di condizioni di lavoro e sicurezza per tutti/e gli/le altri/e lavoratori/trici, con crescenti rischi ambientali per i/le cittadini/e del territorio.
Bisogna tenere conto inoltre che per le imprese escluse dall’appalto, eventuali riduzioni di fatturato potrebbero creare crisi finanziarie e quindi una ricaduta anche sui lavoratori e le lavoratrici di queste aziende occupate in altri stabilimenti.
Speriamo di sbagliarci, ma riteniamo preoccupante il silenzio e la mancanza di informazioni che caratterizza questa vertenza e l’attuale passività da parte delle Organizzazioni Sindacali. Al contrario crediamo che si debba andare a trattare con le mobilitazioni in piedi, con i presidi ai cancelli, anche solo per chiedere informazioni precise e veritiere e far capire alla controparte la volontà di lotta dei lavoratori/trici.
L’esperienza vissuta alla TRW ed alla People Care, di estenuanti quanto inutili trattative in vari “tavoli istituzionali” in una logica di costante rinvio, non deve essere ripetuta, in quanto ha dimostrato che l’unica funzione di queste pratiche è stata quella di sfiancare la volontà di resistenza dei lavoratori e delle lavoratrici.